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TARTARE D'ACCIUGHE E BARBABIETOLA CON BAGNA CAODA

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Finalmente mi sono decisa a cimentarmi nella preparazione della bagna caoda! L'occasione mi viene offerta dal nostro Calendario del Cibo Italiano Aifb, proprio oggi si celebra la Giornata Nazionale della Bagna Caoda Ho chiesto lumi dunque all'esperta, cioè alla sua ambasciatrice, la piemontese Veronica Geraci di Home Sweet Home Food e attinto ad una fonte istituzionale, l'archivio della Regione Piemonte  :


La storia
Molte località piemontesi si contendono la paternità di questo emblema della gastronomia regionale, ma in realtà nasce nella notte dei tempi sulle coste della Provenza, con il nome di "Anchoiade". Furono senza dubbio i mercanti astigiani medievali, durante le loro spedizioni per rifornirsi di sale e acciughe, a conoscerla e a introdurne l'uso in patria, diffondendolo poi in tutta la vasta area dei loro commerci (tutto il Piemonte meridionale e nord-occidentale).

L'antica ricetta provenzale, fatta propria dai contadini astigiani, fu poi adattata agli usi ed alle risorse del territorio, in particolare con l'impiego degli ortaggi che erano alla base dell'alimentazione povera.
Cibo rurale e popolare, a lungo aborrito dalle classi superiori per l'invadente presenza dell'aglio, ha lasciato pochissime tracce di sè nei testi gastronomici piemontesi, e solo nel 1875 il romanziere Roberto Sacchetti descrive a Montechiaro d'Asti la “Bagna Caoda” (salsa calda in dialetto piemontese) come la conosciamo ancora oggi.
Nel mondo contadino questo non è considerato un piatto povero della quotidianità: è quello della fraternità e dell'allegria, preparato per celebrare momenti di vita collettiva gioiosi, come ad esempio il termine della vendemmia.
 
Ingredienti per 4 persone
 
- 12 acciughe “rosse di Spagna”
- 12 spicchi d’aglio
- 1/2 litro d’olio extravergine d’oliva
- 200 grammi di burro
- vasto assortimento di verdure tipiche del Piemonte (sia crude che lesse)
- uova e fette di polenta
 
La preparazione
La preparazione di questo intingolo a base di aglio, olio e acciughe ha regole precise, per non
travisare la ricetta degli antichi vignaioli.
Innanzitutto le acciughe devono essere “rosse di Spagna”, stagionate almeno un anno, appena
tolte dalla salatura, pulite, lavate in acqua e vino, ben asciugate e diliscate (almeno 2 o 3
acciughe a testa).
L'aglio – vera “anima” del piatto – deve essere presente in misura di 2-3 spicchi a persona, non bolliti né nell'acqua né nel latte, soltanto liberati dal germoglio, tagliati a fettine sottili, lasciati qualche ora in una zuppiera di acqua fredda.
L'olio deve essere extravergine di oliva e ne occorre non meno di mezzo bicchiere per persona; Le verdure da intingere nella salsa devono essere tutte quelle dell'habitat degli orti piemontesi, con l'esclusione di alcune inadatte perché troppo aromatiche (ad esempio il sedano, il finocchio, i rapanelli); tra queste cardi gobbi di Nizza o cardi spadoni di Chieri, peperoni crudi, peperoni arrostiti e spellati, peperoni conservati sotto aceto e raspe, topinambour, cavoli  verdi, bianchi e rossi, cuori bianchi di scarola e di indivia, porri freschi, cipollotti lunghi, rape bianche, barbabietole rosse al forno, cavolfiori lessi, cuori di cavoli lessi, cipolle al forno, piatti di patate bianche bollite nella loro buccia, mele, fette di zucca arrostite o fritte, fette di polenta calda, arrostita o fritta, cestini di uova fresche da strapazza r nell'ultimo cucchiaio di bagna caoda che rimane nel tegamino di coccio.
 
La cottura– e questo è il punto decisivo per una bagna caoda buona, sana e digeribile – deve
essere breve e tenuta sempre a calore basso: in un tegame grande di terraglia bisogna mettere
tutto l’aglio affettato e asciugato, con un mestolino soltanto di olio e un bel pezzo di burro.
Bisogna cuocerlo a fuoco lento per almeno mezz'ora, sempre rimescolando l'aglio con un
cucchiaio di legno, badando bene che non scurisca; le fettine d'aglio devono ammorbidirsi e
sciogliersi formando una crema omogenea bianca e soffice. A questo punto bisogna aggiungere tutto l'olio e le acciughe, e far cuocere l'intingolo a basso calore solo quel tanto che basta a far liquefare le acciughe, per creare con l’aglio un’odorosa crema marrone chiaro.
La bagna caoda è pronta e deve essere tassativamente consumata molto calda, appena preparata.
Si può portare in tavola la pirofila di cottura con sotto l’apposito fornello a spirito, oppure –
preferibilmente – usare le “sciunfiette” (ciotole di terracotta) singole con un cero acceso sotto,
per ogni commensale.
Si prendono direttamente in mano le verdure e si intingono, cercando di raccogliere la bagna
caòda a mo’ di cucchiaio.
Il piatto va accompagnato con del vino rosso “robusto”, meglio il Barbera “nuovo”.
 
Mi sono attenuta dunque fedelmente alla ricetta sopra descritta, ho solo pensato di abbinare la salsa, anziché alle verdure crude classiche,  ad una tartare di acciughe, giocando con ingredienti che sposano le acciughe salate e l'aglio come la barbabietola rossa che, a casa mia (dove sono nata, in Lombardia al confine col Piemonte), si condiva con una salsetta composta da olio evo, acciughe salate, aglio, capperi e prezzemolo.
Per la tartare ho utilizzato una dadolata di barbabietole appena scottate in modo che rimangano un po' croccanti,  ho unito  capperi e  cipolle rosse.  Ho preferito frullare la salsa  per avere un effetto più vellutato e fluido perché avevo in mente di fare un impiattamento figo, mettendola, una volta intiepidita,  in un biberon da cucina e facendo dei ghirigori nel piatto. Forse non è venuto, esteticamente,  proprio come volevo ma questo è, più o meno, quello che avevo in mente! Il gusto invece ha rispettato in pieno le aspettative.  
 
 
Per la bagna caoda, vedi sopra
 
Per la tartare di acciughe (dosi per  6 mini tartare, coppa pasta da 2,5-3 cm di diametro, 2-3 a porzione) :
10-12 acciughe sfilettate, preventivamente abbattute o congelate come da prassi per il consumo domestico del pesce crudo
1 barbabietola piccola
1/2 cipolla rossa piccola tipo Tropea
1 cucchiaio di capperi sotto sale
olio evo
qualche stelo di erba cipollina

Decongelare le acciughe, asciugarle bene con carta assorbente, tagliuzzarle al coltello.
Pelare la barbabietola, tagliarla a fette spesse circa 0,5 cm, scottarla 7-8 minuti  al vapore o 2-3 minuti a potenza massima nel microonde, in modo che rimanga al dente. Lasciarla raffreddare e infine tagliarla a dadini.
Affettare e tagliare a dadini anche la cipolla (eventualmente per far perdere un po' il gusto forte, metterla a bagno mezz'ora con acqua e aceto).
Dissalare i capperi mettendoli a bagno e poi sciacquandoli ripetutamente in abbondante acqua. Scolarli, asciugarli e tritarli grossolanamente.
In una ciotola condire le acciughe con i dadini di barbabietola, le cipolle e i capperi e con poco olio evo di buona intensità e piccantezza ma poco amaro. Non salare.
Frullare la bagna caoda, portata a temperatura ambiente, metterla in un biberon da cucina, disporla nel piatto di portata a piacere, disporre le tartarine sopra alla salsa, pressando il composto di acciughe in piccoli coppa pasta.
Decorare con dadini di barbabietola, qualche cappero e steli di erba cipollina.
 

 
 
 

ALLE VETTOVAGLIE!! NOVITA' AL MERCATO CENTRALE DI LIVORNO

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Forse non tutti sanno che  il Mercato Centrale di Livorno in realtà si chiama Mercato delle Vettovaglie.  E' ubicato sugli scali Saffi, lungo il Fosso Reale di Livorno.
È una delle più interessanti costruzioni livornesi della seconda metà del XIX secolo, caratterizzata da grandi architetture di ferro e vetro, tipiche dell'epoca ottocentesca, con elementi neoclassici e liberty.
Lungo 95 m, largo 26 e alto 35 m, è il mercato coperto più grande d'Europa!
Vi si vendono per lo più derrate alimentari di vario genere,   in un'atmosfera vivace e chiassosa popolata da avventori e mercanti singolari e veraci, che rappresentano veri miti cittadini!
 
 
 

Venerdì  12 febbraio, nella meravigliosa cornice del Mercato Centrale, inaugura una nuova sezione dedicata al cibo da strada, denominata "Alle Vettovaglie" che riprende il nome originario della struttura.
Creato da una squadra di appassionati amici Osti e Sommelier Fisar, attenti cultori del gusto, Alle Vettovaglie propone un'ampia offerta di cibi, bevande, servizi ed eventi nell'ottica di un progetto  di filiera corta che accomuna produttori, chef, osti, sommelier e appassionati gourmet, amici di Slow Food e dell'Associazione Cuochi Livornesi.
 
 
L'inaugurazione è aperta a tutti, dalle h 10 alle h 19, per scoprire tutte le novità e i progetti che i nostri amici livornesi hanno in serbo per la loro città e per tutti coloro che vorranno scoprirla!
 
 
 
 
 
 
 
 
 

QUATTRO MANI SUL PESCE, FUBI'S VIAREGGIO, 8 FEBBRAIO 2016

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Le quattro mani sono quelle di Andrea Madonia, giovanissimo e talentuoso chef del Ristorante Fubi's di Viareggio, e del suo valente collega, ospite per la serata, Simone Cipriani, proclamato  Chef italiano emergente 2014, attualmente  in stand by, dopo la recente conclusione della sua  brillante esperienza presso il   Santo Graal di Firenze.
 
foto Giovanni Rasoti www.simonecipriani.com
 
Una jam session d'eccezione, orchestrata da Stefano Fubiani, patron e anima del delizioso ristorante viareggino che con abilità, sensibilità ed intelligenza ha portato il suo Fubi's ad essere considerato uno dei punti di riferimento della cucina contemporanea del panorama versiliese.
Evento realizzato anche con lo zampino dell'amico Marco Bellentani, giornalista enogastronomo e autore de La Fonderia, uno studio di comunicazione artistico-enogastronomico che si avvale della collaborazione della moglie, la brava fotografa Simona Palumbo.

Avevo appreso di questa serata da un'anticipazione  su Facebook, mi sono prenotata immediatamente, a scatola chiusa, conoscendo e apprezzando gli artefici. In seguito  è stato svelato il menu, se mai avessi avuto ripensamenti; comparivano delle acciughe che promettevano faville e le aspettative sono state ampiamente rispettate per la gioia di Poverimabelliebuoni.
 
Come mia consuetudine, varco la soglia del ristorante con largo anticipo, così, penso, posso infilarmi in cucina e fare due foto nel backstage e intervistarli un po' prima che inizino le danze e saranno concentratissimi nel loro lavoro che non si potranno, giustamente, disturbare.
Immortalo subito al volo col tablet una parte del gruppo, incluso Mr Fubi's!

da sinistra a destra: Simone, Andrea, Stefano, Alessio Ninci, aiuto di Simone e, alle spalle di Andrea, fa capolino il suo sous chef Matteo La Marra

 
"Dove mi piazzi?" chiedo a Stefano
"Mah...dove preferisci o se vuoi stare nelle retrovie insieme a noi, Marco non si siede, fra poco si assenta per una commissione, Simona si dedica alle foto..."
"Per me non è un problema, dimmi tu"
"Beh ecco, effettivamente, se sei sportiva come penso, mi sa che ho preso un paio di prenotazioni in più ehm...."
"Hahahahaha, ok, vada per il bancone, così mi muovo liberamente, esco ed entro in cucina, faccio foto con una buona luce, perfetto!" 
Come fare felice una food blogger! Non potevano riservarmi una postazione migliore, cucina a mezzo metro  e ampia visuale frontale sulla sala.
 
 
 
Senza tanti salamelecchi, mentre gli avventori iniziano ad arrivare, io mi apparecchio la mia console, con tablet, cellulare,  reflex, carta e penna per prendere appunti, facendomi spazio fra apri bottiglie, blocchetti per le comande, computer e articoli vari. Approfitto dell'attesa del via e mi infilo subito in cucina insieme a Simona. Fortunatamente siamo entrambe snelle, lei anche molto più sottile della sottoscritta, riusciamo ad appiattirci letteralmente contro le pareti e ci infiliamo in ogni buco libero per strappare qualche bello scatto senza intralciare il lavoro dei ragazzi.
 
 
 
 

Un vero privilegio assistere alle preparazioni dei piatti ed osservare questi giovani così composti, concentrati ed abili e ascoltare   le loro spiegazioni tecniche in risposta alle mie curiosità mentre mi fanno anche assaggiare in diretta un boccone.
Simone mi porge, infatti,  uno stecchino con un sensazionale gambero, dal corpo crudo e testa fritta, con l'entusiasmo negli occhi, che io contraccambio al primo morso, contenta come se mi avesse offerto una rosa (forse di più, della serie "quali fiori preferisci? quelli di zucca, fritti, grazie!")


Mentre Stefano raccatta le sue cose per cedermi il posto dietro il bancone, Lorenzo Pangallo, il sommelier, parte con il suo mitico Gin Tonic, che sarà accompagnato dai fritti di Simone per una scoppiettante entrée: ariose e croccanti seppie soffiate, bianche e nere, con salsa al prezzemolo e confettura di peperoncini, gli spiedini di gambero crudo con testa fritta a creare una doppia consistenza che ti spiazza piacevolmente e infine Il Pesciolino d'oro, trasposizione culinaria di una favola che veniva raccontata a Simone dal nonno. Le mie adorate acciughe, che mi sorprendono più dei gamberi, farcite con una delicata crema di gorgonzola, panate con mix di farina bianca, farina di mais e polvere d'oro, fritte e ingegnosamente servite su sottilissima toile metallica a mimare le reti da pesca che non vedo l'ora di replicare! 
Foto di Simona Palumbo
 
 
 
Seguono il 5&5 di triglia e carciofi, omaggio di Cipriani a due classici della sua città natale: il popolare cibo da strada livornese, cioè il panino con la torta di ceci, chiamato 5&5 (per chi non lo conoscesse, gli ho dedicato un articolo su Insalata Mista) e le triglie alla livornese dove abbonda il pomodoro come in molti dei must labronici. Una fusione interpretata dallo chef con uno strato di pan brioche su cui poggiava una fetta di torta di ceci e infine dei filettini di triglie e carciofi, il tutto coperto da un "lenzuolino" di pomodoro e accompagnato da una riduzione di triglia intensa e di carattere, degna zaffata livornese. Ricordo che mi catturò, in una delle mie esperienze al Santo Graal, questa pellicola di pomodoro con la quale Simone sigillava una cocotte e invitava i commensali ad inciderla e tagliarla con un temperino per poter accedere al contenuto, riproducendo non solo visivamente ma anche nel gesto, gli squarci delle tele di Lucio Fontana! Idea affascinante a cui sono seguite altre citazioni artistiche molto interessanti che contraddistinguono il suo stile sperimentale e concettuale.
 
 
 
E' ora la volta del "delirio di acciughe della Madonia", come le ha definite il Bellentani! Espressione inequivocabilmente evocativa e viscerale dell'emozione suscitata all'assaggio durante l'anteprima del menu a cui lui aveva assistito. Come dargli torto!
 
 
Acciughe affumicate con legno di melo, gratinate con panure al rosmarino, mousse di mela verde, mela verde croccante, julienne quasi trasparente di finocchi all'aceto di vino bianco, burrata di Andria, salsa di zenzero candito e limone.
Un piatto veramente interessante e ben calibrato in cui danzano armoniosamente e senza sbavature tutti i  suoi elementi: morbido, croccante, grasso, fresco, dolce, salato, acido, speziato, aromatico, affumicato e che affascina per il suo elegante equilibrio.  Dopo il Pesciolino d'oro e queste acciughe affumicate, Poverimabelliebuoni era in deliquio!
 
 
Ma le emozioni continuano, nel frattempo assaggio anche qualche buona bolla. La mia postazione accanto al frigo dei vini, era strategica anche per questo! Stefano mi vizia con un poderoso blanc de noirs maremmano, Montauto Brut, sangiovese spumantizzato  in bianco con metodo classico, croccante e intenso.
Anche il pane è degno di nota!
 
Il servizio procede celere,  in cucina c'è grande lavoro di squadra e si percepisce una bella energia; il regista coordina ogni fase e i ragazzi volteggiano fra i tavoli di una sala gremita e visibilmente soddisfatta.
 
Un'espressione buffa di Mr Fubi's
 
Il timido Enea Mancassola. Un nome impegnativo portato con leggerezza
 
L'impeccabile Lorenzo Pangallo
 
E' in arrivo una pasta  che è un vero inno alla memoria dell'ingegno culinario dettato dalla fame di un passato neanche lontanissimo: gli spaghetti al brodo di sassi. E qui, è d'uopo una piccola premessa. Di nuovo Cipriani attinge con reverenza alle sue origini livornesi e precisamente ad un volume che anch'io custodisco gelosamente nella mia libreria: Il Codice della Cucina Livornese, dove si evince che il brodo di sassi era il piatto più povero che ci potesse essere, più  dell'acqua cotta terragna. I pescatori ingegnosi, in mancanza d'altro, raccoglievano dei sassi spugnosi o coperti d'alghe ed erbette, ai quali aggiungendo magari una cipolla e qualche ortaggio occasionale,  ci facevano un brodo,  pura essenza marina, e, una volta filtrato,  vi cuocevano la poca pasta disponibile.
Ed ecco lo spaghetto artigianale reidratato e mantecato nel brodo di sassi, ricreato con brodo di piccoli pesci, alghe e sassi di pane al carbone vegetale e spugna di cavolo nero. Completano il piatto pezzetti di alga kombu, salsa al prezzemolo e polvere di cavolo nero. Un piatto poetico, squisitamente cremoso e fortemente "salmastroso" che ti porta alla deriva,  cullata dalle onde del mare.
 
 
Simone spadella
 
Andrea impiatta
 
 
Madonia si esprime, poi,  in una mirabile fusione di seppia e pollo "tra sushi e zimino", per dirla alla Cedroni, in cui gli ingredienti dei singoli piatti a cui si fa riferimento, vengono scorporati, reinterpretati e  ricongiunti, seppur percepibili separatamente e nettamente in modo da valorizzare ognuno di essi. Ecco che la bietola dello zimino toscano sostituisce l'alga nori del sushi, a racchiudere la polpa di seppia cruda, che con la sua collosità ricorda il riso giapponese, con un cuore di delicato paté di fegatini di pollo, suggerimento della fidanzata Denise, come mi ha rivelato lo stesso Andrea. I rotolini di sushi/zimino vengono proposti a temperatura ambiente, al momento del servizio, direttamente a tavola, viene versato del brodo di pollo bollente che intiepidisce i bocconcini e scioglie una  gelatina di pomodoro con note piccanti, per completare l'evocazione del ricordo dello zimino classico, che altro non è che una zuppa di seppie, bietole e pomodoro.
 
 
Un piatto squisito e coraggioso che impone una riflessione circa la sequenza delle portate. In una lettura più tradizionale e scettica, forse si collocherebbe più in zona antipasti ma, come mi ha spiegato Andrea, fugando le mie perplessità, nella sua filosofia di cucina non c'è antipasto, primo, secondo. La stessa carta da Fubi's divide i piatti solo secondo il tema, carne, pesce e vegetariano ma lascia estrema libertà di sequenza. Giusto! Mi convince! E secondo le nuove tendenze, anche l'ordine del crescendo gustativo può essere sovvertito. Lo dimostrerà il gran finale dolce non dolce di Simone Cipriani.  
 
 
Dessert che purtroppo non ho potuto assaggiare perché sono dovuta scappare prima a causa di una riunione prevista per l'indomani che mi avrebbe costretto ad alzarmi presto. Ringrazio Simona per la foto dell'uovo al castagnaccio con patate, pinoli, uvetta e crema al rosmarino. Ardita interpretazione di un altro grande classico toscano  per l'eclettico Cipriani che spiega così il suo piatto "L'uovo al castagnaccio è un dolce provocatorio che ha tutto il sapore del castagnaccio, ma grazie alla consistenza del tuorlo cotto in camicia diventa più cremoso e piacevole. Provocatorio perché potrebbe quasi essere un antipasto, potresti quasi iniziare un altro menù. È un dolce non dolce, come il castagnaccio che può essere visto come dolce ma anche come salato"
Che altro aggiungere? f.......o le riunioni mattutine!
 
Una meravigliosa serata, applausi a tutti, anche agli avventori (e si potrebbe aprire un bel capitolo) fra cui il grande Angelo Torcigliani, godereccio chef de Il Merlo di Camaiore.
Un'esperienza vissuta intensamente dalla mia postazione privilegiata che, come ho già detto a Stefano, rivoglio per il prossimo evento a quattro mani, già in programma per il 29 febbraio con Damiano Donati!!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

IL MIO INNO ALLA SICILIA : PESCE SPADA IN AGRODOLCE AL MIELE DI FIORI D'ARANCIO

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"....la verde isola Trinacria dove pasce il gregge del sole" Omero, Odissea XI 140-XII 165
 
La Sicilia da sempre ispira versi e parole che ne esaltano fascino e  bellezza;  innumerevoli sono i nomi illustri che sono stati catturati dalla sua magia, da Omero ai poeti latini come Lucrezio, fino a Federico II di Svevia, Dante Alighieri, Goethe,  Maupassant, Sciascia e Quasimodo.
 
La mia umile ode alla Sicilia si esprime nei colori, nei profumi e nei sapori di un piatto che vuole celebrare solo alcuni aspetti di una terra ricca e complessa, impossibile da racchiudere in pochi tratti.
Penso alla Sicilia del mare, del sole, della luce violenta, dei forti contrasti e dei suoi agrumi dal colore infuocato. 
 
Non mi addentrerò nella spiegazione delle macchinose elaborazioni mentali che mi hanno portato al concepimento di questo piatto, dirò solo che è un mix fra due  ricette siciliane apprese durante i miei vari viaggi in quella meravigliosa terra, con alcune aggiunte e rielaborazioni personali.
Una è un' antica ricetta siciliana di pesce spada con menta e miele d'arancio e l'altra è un tonno in agrodolce, ricordo di Favignana.
Adoro il gusto agrodolce sia per il pesce che per le carni, in particolar modo quelle bianche, e da tempo uso il miele nei piatti agrodolci, soprattutto per le marinate. Due miei cavalli di battaglia sono gli straccetti di tacchino al sesamo e il tataki di palamita.
 
Per le ragioni che ho premesso, ho optato ovviamente per il pesce appena ho appreso il tema della sfida di questo mese, l'MTC n. 54, IL MIELE, lanciato in tandem dai due bravissimi vincitori della sfida precedente sulle zuppe e minestre: Eleonora e Michael, blog Burro e Miele . Nel loro splendido post il dr Michael Ilan Meyers, nuovo acquisto Mtc, compagno di avventura di Eleonora, ci erudisce sugli aspetti nutrizionali e salutari di questo prezioso nettare naturale; Eleonora ci offre ben tre esempi di come utilizzare il miele in cucina, sia a crudo che in cottura in piatti salati e dolci.
 
Sempre come ho premesso, le elucubrazioni mentali sul concepimento del piatto le risparmio a chi legge ma l'amarcord delle Egadi  è inevitabile! Ci siamo stati lo scorso mese di marzo; è un po' da temerari andare alle isole di marzo, non tanto per il meteo che può riservare piacevolissime temperature laggiù ma per via che è quasi tutto chiuso. I pro e i contro del mare fuori stagione, ma anche il suo fascino,  ne so qualcosa, ci abito.
La nostra scelta è stata ampiamente ripagata. La gente, pur dal carattere chiuso, fortemente isolano,  era gentile e disponibile, anche se ci guardava in modo un po' strano, si leggeva  nei loro sguardi "che ci fanno questi due a marzo a Favignana?"
Quando siamo andati a Levanzo con la nave, mentre sbarcavamo abbiamo sentito il comandante  dall'altoparlante : "i due turisti sono scesi?" Eravamo mio marito ed io!
Avevamo prenotato in uno dei pochi posti disponibili a Favignana, un residence molto carino, non c'erano hotel aperti. Ci avevano riservato un bell'appartamento ma non avevamo nessuna intenzione di farci da mangiare!!
Appena scesi dal traghetto, era venuto a prenderci il proprietario del nostro residence Sant'Orsola, che, nel tragitto dal porto alla struttura, ci faceva da cicerone e soprattutto ci indicava i pochi ristoranti aperti, descrivendoci, con eloquenti espressioni di godimento, un piatto di spaghetti al nero di seppia che aveva appena consumato in attesa del nostro arrivo, consigliandoci dunque anche cosa prendere e rassicurandoci che comunque  non avremmo avuto problemi perché  nei ristoranti, fuori stagione, servono solo roba locale perché sono frequentati dai locali e con loro non si scherza!
Inutile dire che abbiamo mangiato divinamente bene, cose semplici, tradizionali, ben cucinate e porzioni imbarazzanti, spendendo un'inezia.
Come mi capita spesso, attacco bottone con lo chef chiedendo lumi su un mitico tonno in agrodolce di cui ci aveva appunto parlato il tipo del residence. Pietro, questo il nome dello chef delle Due colonne, una trattoria semplice e tradizionale con cucina schietta e gustosa, dove siamo stati tre sere su tre, mi spiega che innanzitutto non è stagione per il tonno locale e poi, si tratta di un piatto molto elaborato e lungo, quando lo prepara, ne prepara in quantità ma se non riesce a smaltirlo perché ha pochi clienti, non è conveniente.
Mi spiega la ricetta per filo e per segno e io mi annoto tutto e gli rivelo la mia passione per la cucina e gli parlo ovviamente di Poverimabelliebuoni. Morale : "va bene, dai, se tornate domani sera ve lo faccio, anche se non è il nostro tonno"
Che felicità! E non è finita....l'ha fatto apposta per noi e ce l'ha pure offerto. La leggendaria ospitalità sicula! Pazzesco e adorabile, vero?
Fine amarcord,  anche se ci sarebbe molto altro da aggiungere, vedi l'atmosfera incredibile della festa di San Giuseppe e l'escursione all'Isola di Marettimo dove, fra tutte le isole dell'arcipelago, la Festa di San Giuseppe è ancora più sentita ed è un'occasione unica in cui i marettimini sparsi in tutto il mondo tornano all'ovile proprio per i festeggiamenti e trovarseli tutti sul traghetto è stata un'esperienza al pari della festa stessa!
 
PESCE SPADA IN AGRODOLCE AL MIELE DI FIORI D'ARANCIO 
 
 
 Ingredienti per 2 porzioni come secondo piatto o 4 come antipasto
 
400 g di pesce spada in tranci di cm 1-1,5 di spessore
100 g di cipolla rossa tipo Tropea o di Certaldo
1 arancia navel Igp Sicilia da spremuta, non trattata
1 arancia tarocco da tavola Igp Sicilia non trattata
50 ml aceto di mele bio
20g (per le cipolle) +10 g (per lo spada) di miele di fiori d'arancio di Sicilia
2 cucchiaini di colatura di alici di Cetara (o una valida alternativa siciliana se conosciuta)
2-3 foglio di alloro + 1 rametto di rosmarino di macchia
qualche ciuffo di finocchietto selvatico (anziché la menta che non è stagione e il finocchietto è un ingrediente molto siciliano)
una manciata di pistacchi di Bronte non salati
olio evo dop Monti Iblei qb (cultivar Tonda Iblea con sfumature agrumate e floreali, in particolare zagara)
farina 00, acqua, brodo di verdure o pesce, sale qb
 
Togliere la pelle ai tranci di spada, scartare la spina centrale, tagliare la polpa a tocchetti.
Scaldare pochi secondi nel microonde al minimo o a bagno maria il miele per la marinata, emulsionarlo con 2 cucchiai d'olio, 2 cucchiaini di colatura di alici e il succo di mezza arancia navel. Disporre i tocchetti di spada in una pirofila e coprire con la marinata, aggiungere le scorze di mezza arancia tarocco, qualche ciuffo di rosmarino e un paio di foglie di alloro spezzettate. Impregnare bene lo spada, coprire con pellicola e porre in frigorifero per almeno due ore.
 
 
Affettare la cipolla, rosolarla in padella con 2 cucchiai d'olio e una foglia d'alloro spezzata. Emulsionare l'aceto con il restante miele  sciolto, come sopra, il  succo di mezza arancia navel e due cucchiai d'acqua. Versare l'emulsione sulle cipolle, far stufare a fuoco dolce fino a che la salsa accennerà ad addensarsi senza asciugare. Le cipolle dovranno rimanere croccanti e bagnate, eventualmente allungare con altra acqua/succo d'arancia.  Basteranno 3-4 minuti in totale. Regolare di sale (la punta di un cucchiaino).
 
Prelevare i tocchetti di spada dalla marinata, eliminare le bucce d'arancia e le erbe, passarli nella farina. Rosolarli a fuoco vivace un paio di minuti per lato  in padella antiaderente con due cucchiai d'olio, bagnare con un po' di liquido della marinata.
 
Disporre i bocconcini di spada in un piatto da portata, deglassare il fondo di cottura con qualche cucchiaio di brodo di verdure o di pesce delicato (es. rombo), far addensare qualche minuto. Nappare il pesce con la salsa ottenuta, coprire con uno strato di cipolle e tutto il loro sughetto.
Se resistete a non papparvelo tutto subito, lasciatelo riposare  qualche ora;  dopo un giorno di riposo  sarà ancora meglio. 
Ideale a  temperatura ambiente o appena intiepidito. Al momento di servirlo, cospargere con scorza d'arancia grattugiata fresca, qualche spicchio d'arancia pelato al vivo, granella di pistacchi e ciuffetti di finocchietto selvatico.
 
NOTE: inutile sottolineare che il miele ai fiori d'arancio è l'ideale per questo piatto in abbinamento all'arancia, si esaltano a vicenda.
Anziché la menta, che non è stagione, ho usato il finocchietto selvatico (che ho in giardino)  che adoro, è un ingrediente sicilianissimo, che esalta i piatti di pesce, soprattutto pesce azzurro (basti pensare alla pasta con le sarde e finocchietto). Personalmente lo gradisco  maggiormente a crudo, qui  conferisce al piatto una nota erbacea fresca ed aromatica che contrasta e armonizza l'agrodolce che  gioca su un equilibrio molto delicato.
Inoltre la mia versione dell'agrodolce è molto semplificata rispetto a quella dello chef siciliano.
 
 
  
 
 
 
 
 
 
  
 
 
 

EXTRA LUCCA 2016

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Un' edizione sfavillante quella di Extra Lucca 2016, giunta al suo quarto anno di svolgimento nel weekend di San Valentino appena trascorso. Se fuori imperversava un meteo inclemente, all'interno riluceva uno splendore e si respirava una bellissima atmosfera frutto di  una coreografia sapiente, supportata  dalla magnificenza di Palazzo Ducale, con le eleganti ed ampie  sale affrescate.
Grande organizzazione, bella affluenza di pubblico nonostante il meteo avverso, tutto si è svolto secondo programma con grande soddisfazione dei quasi distrutti Fausto, Mela e tutto lo staff, evidentemente e comprensibilmente provati dalla preparazione dell'evento.

Eccoli al taglio del nastro

L'elegante loggia dedicata ad un'accurata ed eccellente selezione di artigiani del gusto


Alcuni amici: il mitico, simpaticissimo macellaio filosofo ed esperto gourmet Michelangelo Masoni (sottolineo che mitico è un aggettivo che doso notoriamente con parsimonia)


La Maestà della Formica, dove ho ritrovato una recente conoscenza, l'enologo Andrea Elmi e scoperto le loro  insolite delizie a base di frutti, bacche, erbe selvatiche, resine e addirittura fieni, provenienti dalla Garfagnana e dal Parco delle Apuane (hanno anche  impiantato dei vitigni di riesling che tutti quanti stiamo aspettando con grande curiosità!)


E ancora: la Cremeria Opera con i suoi squisiti gelati naturali all'olio extravergine d'oliva, dove ogni ingrediente viene abbinato ad una specifica cultivar come il pistacchio ad una tonda iblea, la nocciola ad una caninese, l'extravergine in purezza con una cultivar moraiolo.
I formaggi dell'affinatore-alchimista  De Magi e del Caseificio Marovelli, le specialità gastronomiche, sughi e confetture nonché un ottimo olio evo premiato con la Corona 2016, de La Dispensa di Caino, attiguo al celebre ristorante Da Caino, regno della grande chef Valeria Piccini.
Come non citare le birre tutte al femminile di Birroir e le dolcezze di Sandra del suo Angolo Dolce, i fichi e cioccolato di Santomiele, i taralli di Zio Pasquale e i grandi caffè di Lady Caffè


Una menzione speciale la devo riservare ai simpatici artefici di TOSCANAMADE (che si legge come è scritto e ci tengono!) e non perché mi hanno riempito di gadgets a forma di pesce quando gli ho rivelato il nome del mio blog ma perché sono davvero geniali e meritevoli con le loro bellissime creazioni, spiritose ed eleganti insieme, versatili e personalizzabili, realizzate con ottimi materiali. Il bancone dei cooking show era costituito da due tavoli Regolo ToscanaMade così come gli alberini d'olivo che reggevano i cartelli con i nomi dei produttori sui loro banchi.
Gianmaria Belcore mostra l'acciuga  dosa spaghetti, poi c'è quella con il righello e con l'occhio posa mestoli, la lisca sotto pentola, lo scorfano ferma coperchio e questi sono solo alcuni piccoli esempi di oggetti per il  food ma c'è tanto tanto altro....
 

Per quanto riguarda gli "Oliandoli", cioè i produttori di Oli extravergine d'oliva di qualità provenienti da tutta Italia, ben 55, è difficile selezionare, la lista completa è sul sito Extra lucca.


Il colpo di fulmine me l'ha assestato Polifemo, una splendida tonda iblea dal netto e caratteristico sentore di foglia di pomodoro, dell'azienda Viragi.
Notevole anche il Leccio del Corno, oltre agli altri mono varietali di cultivar classiche toscane quali frantoio e moraiolo, prodotti dalla Tenuta Eleonora di Toledo di Venturina (Li), condotta dall'energica Lara Landi. Una  recente e piacevole scoperta con le loro importanti bottiglie stile bordolese.


Elegante e singolare packaging anche per una new entry di Extra Lucca: Podere n. 8 di Magliano in Toscana (Gr) che propone un unico  blend tradizionale  anche in versione chic tra profumo e vero gioiello!

E ora veniamo ai cooking show. A me l'onore e l'onere di inaugurare la serie delle esibizioni culinarie, proprio il primo giorno, sabato 13 febbraio alle h 12.00, presentando  un nome di tutto rispetto: Cristina Bowerman. Fausto ha voluto giocare con la nostra omonimia. Io non mi sentivo all'altezza ma mi sono molto preparata e comunque, ho fatto ben poco perché la chef ha tenuto una incredibile, interessantissima e intensa lezione di cucina, più che un semplice cooking show, sostenendo il messaggio di Extra Lucca e quanto Fausto va dicendo da anni, che anche gli chef  "devono smettere di considerare l'olio evo come un condimento ma valorizzarlo come ingrediente e quindi dargli la giusta importanza, scegliendolo per le sue caratteristiche in sintonia con il piatto".  Chef Bowerman ci ha raccontato  anche una recente esperienza in India che, oltre ad ispirarle un piatto che ci ha proposto a sorpresa, l'ha molto colpita e letteralmente cambiata. Una grande professionista, molto preparata, tecnica e soprattutto forte, tenace e determinata, come tutte le donne che si devono imporre in un mondo dominato dagli uomini.
 

I saluti del simpatico Federico Quaranta, voce storica di Decanter di Radio Rai2 e noto volto televisivo,  mattatore della serata inaugurale della manifestazione al Teatro del Giglio, insieme a Fausto Borella, nella quale sono stati premiati 31 oli ed è stato presentato la bella guida Terred'olio 2016 di Maestrod'olio.

Ovviamente non ho potuto fare a meno di mostrarle Pesce Per Mini Gourmet che lei ha sfogliato con curiosità, divertita dai "piatti imbroglia pargoli". E poi si è pure prestata a farsi immortalare col pata pesce, e son soddisfazioni!!!
 

Gli straordinari piatti della chef:

Spuma all'olio Cru monocultivar da Leccio del Corno della Fattoria La Maliosa, sale nero di Cipro, pane tipo Lariano


Gnocchetti allo zafferano, salsa bagna cauda, pomodori semi secchi, ricci di mare, germogli di crescione e briciole di pane al mais nero

Risotto Acquerello 7 anni con ostriche e foglia d'ostrica, polvere di capperi, granita alla mela verde, olio evo varietà nocellara

Baccalà cotto sotto vuoto con crema di fagioli neri fermentati, mousse al tamarindo, cipolle bruciate e caviale

Grazie all'amica Sara Sguerri, Pixelicious per le foto del cooking show

Nel pomeriggio si è esibito Terry Giacomello del ristorante l'Inkiostro di Parma. Chef avanguardista e sperimentale, formatosi a El Bulli di Ferran Adrià, ha elaborato una divertente cialda croccante di caramello all'olio evo.
 
La domenica purtroppo non stavo bene e mi sono persa Leonardo di Carlo, pasticciere di fama mondiale,  noto al grande pubblico  grazie alla trasmissione tv "Il più grande pasticciere". Nel pomeriggio si sono svolti anche importanti incontri come quello con la nutrizionista Sara Farnetti,  verticali di vini e degustazioni guidate di oli. L'apoteosi è stata raggiunta con l'esibizione del   simpatico e vivace Giorgione, che ho conosciuto a luglio, ad Extra Lucca Summer Edition, che ha gremito all'inverosimile l'ampio salone.

 
Un'edizione veramente grandiosa di Extra Lucca che ha segnato una partecipazione record di quasi 3000 presenze, fornendo grande e meritata soddisfazione agli organizzatori! Complimenti a Fausto Borella e alla sua bravissima assistente Mela Fulciniti e a tutto lo staff di Extra Lucca che ringrazio  grazie anche per il loro sostegno a Pesce Per Mini Gourmet, in vendita presso il loro banco oli.
 
Arrivederci a Extra Lucca 2017. Si annunciano grossi nomi come Bottura e Knam!!!







 

PALAMITA AD ARTE, IL FOOD CONTEST DI UN MARE DI GUSTO SAN VINCENZO

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Poverimabelliebuoni è lieto di annunciare il concorso culinario per cuochi amatoriali e cuochi della rete non professionisti : PALAMITA AD ARTE,  in collaborazione con l'amministrazione di San Vincenzo e la chef Jre Deborah Corsi,  direttrice tecnico-artistica della manifestazione UN MARE DI GUSTO  che animerà la rinomata località turistica della costa toscana nel weekend 29-30 aprile e 1° maggio 2016. 
 
 
Deborah Corsi, foto Massimo Pisati
 
Aspettando Un Mare di Gusto, che sarà una vera  celebrazione della cultura del mare, nell'arte, in cucina, nel tempo libero,  divertiamoci in cucina con la protagonista storica della kermesse gastronomica san vincenzina  :
la palamita, emblema dei pesci del nostro mare, in particolare pesce azzurro e/o dimenticato o povero che dir si voglia, quindi il pesce di Poverimabelliebuoni!

 
 
Appartiene alla famiglia degli scombridi,  il suo nome scientifico è sarda sarda.
Erroneamente considerata un parente povero del tonno, ha carni sode e gustose con una punta di acidità, che possono essere cucinate in vari modi: alla griglia, in umido, in olio cottura, sottovuoto, possono essere conservate  sott'olio ma può anche essere apprezzata cruda o appena scottata in stile tataki giapponese.
A tale proposito è bene rammentare  che per il consumo  di pesce crudo, una circolare del  ministero della salute del 2013  invita all'abbattimento o congelamento preventivo al fine di neutralizzare parassiti come il temibile anisakis: nei freezer domestici  si consiglia 96 ore a -15° C; approfondimenti QUI
 
Fatta questa premessa veniamo al nostro contest:

REGOLAMENTO

. il contest è rivolto a cuochi  amatoriali e food blogger non professionisti

.  la palamita dovrà essere cucinata e presentata ad arte.
.  sono ammesse ricette di finger food, antipasti   primi piatti, secondi piatti e zuppe
 
. verranno  quindi valutati sia la tecnica e la descrizione della sua preparazione e cottura, sia la
   presentazione del piatto, l'originalità e la creatività nonché l'imprescindibile equilibrio gustativo
 
. non saranno accettate ricette che prevedano l'uso di crudo e semi-crudo, senza citazione della prassi
  di abbattimento/congelamento preventivo
 
.  le ricette, corredate da almeno una foto dovranno essere inviate a unmaredigusto2016@gmail.com
   entro la mezzanotte del 10 aprile 2016.

.  sono ammesse più ricette per ogni partecipante
  
 . per chi possiede un blog si prega di  inviare il link del proprio blog dove si  è  pubblicata la ricetta,
   corredata anche dal banner del contest, alla mail sopraelencata e lasciare il  link anche nei
   commenti a questo post


Banner Contest
 
 .  valgono anche vecchie ricette purchè ripubblicate con  riferimento al contest.
 .  vi invitiamo a condividere ricette e foto sui principali social networks utilizzando gli hashtags 
    ufficiali della manifestazione  #maredigusto #palamitaadarte  Pagina Fb Un Mare di Gusto


Valeria Piccini, foto Fiorenzo Calosso
 
 . una giuria tecnica composta dalla Chef Valeria Piccini, del ristorante  Da Caino,    , Deborah  Corsi,  direttore tecnico-artistico della manifestazione, chef del ristorante La Perla del Mare di San  Vincenzo, Roberta Restelli, architetto, autrice del blog Il Senso Gusto e insegnante di tecniche di  impiattamento, Francesca Bientinesi, assessore al Turismo del Comune di San Vincenzo e Poverimabellibuoni,  valuterà i piatti e decreterà il vincitore.
 
.il vincitore sarà invitato e ospitato alla manifestazione e il giorno 1° maggio, alle h 18 si terrà la
 premiazione con la partecipazione della chef Valeria Piccini, ospite d'onore della giornata,  che eseguirà la propria  interpretazione del piatto vincente e il suo autore le farà  da sous-chef durante il cooking show!


E ora scatenatevi e stupiteci con le vostre palamite ad arte!!!

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

GNUDI AL CAVOLO NERO IN GUAZZETTO ALL' ACCIUGATA

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Giornata nazionale dedicata agli GNUDI per il CALENDARIO DEL CIBO ITALIANO AIFB, Ambasciatrice Sabrina Fattorini del blog Architettando in Cucina




Contravvenendo ad una delle sette opere di misericordia corporale del cattolicesimo, i toscani non vestono gli gnudi!! E se li mangiano pure!
Scherzi a parte, gli gnudi sono una specialità toscana e vengono così definiti perché sono degli gnocchetti di ricotta e spinaci o bietole, preparati quindi con lo stesso  ripieno dei ravioli o tortelli ma svestiti della pasta e quindi nudi o ignudi, da cui deriva la contrazione toscana  'gnudi.
Non sono toscana ma ormai la Toscana è la mia casa da quasi trent'anni e la sua gastronomia mi appassiona molto. Adoro reinterpretare i grandi classici, a volte lanciandomi in preparazioni ardite.
Per il mio contributo alla Giornata Nazionale degli Gnudi Aifb, per cui rimando al post di Sabrina, toscana Docg, sono però rimasta fedele alla ricetta classica che normalmente contempla bietole o spinaci nell'impasto, ho semplicemente sostituito queste erbe con il toscanissimo cavolo nero.
Ho giocato anche sul condimento con una mia versione un po' brodosa di un' altrettanto tipica salsa  toscana che accompagna molti piatti, dalle carni alla pasta: l'acciugata, a base di acciughe salate che in passato costituivano il cosiddetto "pesce di terra" per molte zone interne delle regioni italiane.
 
Ed ecco la mia versione di  
 
GNUDI AL CAVOLO NERO IN GUAZZETTO ALL' ACCIUGATA



Ingredienti per ca 18 gnudi

250 g di cavolo nero cotto (un mazzo da ca 500-600 g a crudo/lordo)
125 g di ricotta di pecora freschissima
40 g di farina 00
1 albume d'uovo bio categoria A
1 cucchiaio di parmigiano reggiano grattugiato
sale, pepe, noce moscata qb

3 acciughe sotto sale
olio evo igp Toscano qb
brodo di verdure qb
1 spicchio d'aglio
erba salvia

Lavate, mondate il cavolo nero e lessatelo in acqua non salata. Strizzatelo bene e fatelo asciugare su un colino foderato da un telo.
Mettetelo in una ciotola e amalgamatelo con la ricotta, la farina, l'albume, il parmigiano, condite con sale, pepe e noce moscata. Nelle ricette classiche si trova l'uovo intero, io preferisco alleggerire le preparazioni, un amico chef mi insegnò anni fa a fare gli sformati di verdure con tanta verdura, poco formaggio e solo albume, è sufficiente a legare e si evita il colesterolo che è tutto concentrato nel tuorlo.
Fate riposare un'ora circa l'impasto in frigorifero così si compatta. In seguito formare delle palline grandi come una noce. Per evitare che si appiccichino alle mani, arrotolate le palline con le mani umide e lavatevele più volte durante l'operazione. Si evita di aggiungere farina che potrebbe indurire l'impasto.

Per il guazzetto acciugato, mondate e sfilettate le acciughe facendole dissalare sotto acqua corrente. Sbucciate l'aglio, togliete l'anima, schiacciatelo con un coltello e mettetelo a stufare con un poco d'olio e brodo di verdure  e qualche foglia di erba salvia, così l'aglio cuoce e insaporisce senza soffriggere. Aggiungete le acciughe salate tagliuzzate, allungate con un po' di brodo di verdure e lasciate andare per 5-10' fino a che si  scioglieranno, aggiungendo altro brodo se necessario in modo da ottenere una salsetta liquida.

Lessate gli gnudi come dei normali gnocchi, raccoglieteli con una schiumarola, lucidateli ripassandoli in padella con un paio di cucchiai del guazzetto e un filo d'olio. Serviteli nappati con il resto del guazzetto e  guarnite con foglioline di salvia.


 

TARTARE DI PALAMITA PER IL TARTUFO MARZUOLO DI CIGOLI

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Quando ho appreso del  contest Immagina....il tartufo marzuolo  dall'amica food blogger  Sara Sguerri, blog Pixelicious, vincitrice della prima edizione, lo scorso anno e ora in giuria,  temevo di non fare in tempo a partecipare e mi dispiaceva deluderla,  invece sabato  ho notato che la scadenza era il 16 marzo e ho pensato che ce l'avrei fatta. Ho letto distrattamente le regole e non avevo visto che il piatto non doveva contenere il tartufo e mi sono scapicollata per procurarmelo!
Mi rivolgo al mio pusher infallibile, l'amica Antonella Ciarlo di Mediterranea Belfiore, marito e suocero sono cacciatori e cercatori di funghi e tartufi. Infatti, domenica mattina la ricerca ha fruttato delle profumatissime pepite di marzuolo che  mi sono precipitata a recuperare dall'amica.


Non resisto a mostrare il mio ricco bottino a Sara che mi rammenta quanto imposto dal regolamento, cioè che non dovevo usare il tartufo. "Ma come? mi sono fatta in quattro per procurarmelo!! Uffa"  
Tra una lamentela e l'altra, impiatto e fotografo con e senza, ma per ora, rispetto le regole e pubblico la foto del piatto senza tartufo.


Tartare di palamita marinata alla birra (atta a ricevere una generosa quantità di tartufo marzuolo) con insalatina di cavolo viola, fiori d'aglietto selvatico e pimpinella (selvatica naturalmente, colta con le mie manine).

L'idea di questo piatto prende spunto dalla supertartara dello chef Marco Stabile de L'Ora d'Aria di Firenze, assaggiata e vista preparare nel suo ristorante e durante un recente cooking show a Terre di Toscana. E' realizzata con carne di Fassona marinata nella birra Pilsner Urquelle, servita con caviale di tartufo.
Come spesso mi capita, provo a sostituire la carne col pesce e opto per un pesce polposo dal gusto ben definito come la palamita. Gli annessi e connessi sono studiati per esaltare l'abbinamento col tartufo marzuolo. Avevo già azzardato il tartufo sul pesce, in una combinazione ricchi e poveri molto divertente e riuscita : Vellutata di verze con cefalo e tartufo bianco

Perfetti per un bouquet da sposa!

Decido dunque di contornare la tartare con pochi ingredienti, opto per un'insalatina molto aromatica con il cavolo viola crudo, la pimpinella che ha un gusto di sottobosco e noce che col tubero dovrebbe sposarsi a meraviglia e i bellissimi fiori d'aglietto selvatico (nella foto), dall'aroma delicato e dolce di aglio.  Solo olio evo, sale e pepe profumato per condimento. Commetto però un errore di valutazione: come mi insegna l'amico aromatiere Donato Creti, cavoli, verze, broccoli sprigionano in cottura molecole solforate, prima fra tutte il Methyl Disulfide che si trova anche nel profilo aromatico del tartufo (come pure l'aglio).
Dovevo cuocerlo il cavolo! Effettivamente, all'assaggio, a crudo, la nota di "cavolo" non è affatto quella cercata però ha una pungenza ed una freschezza che non mi dispiace. Inutile dire che mio marito ed io ci siamo pappati il piatto con una generosa grattugiata di tartufo. Senza saperlo, la nota che asseconda maggiormente il tartufo è la birra! Quindi alla fine ho ottenuto il mio scopo.



Ingredienti per ca 9 palline da 30 g cad

270 g di polpa di palamita pulita e spellata e preventivamente abbattuta o congelata 96 h a - 15° come da prassi per il consumo del pesce crudo
birra al farro  qb (gusto morbido, leggera tostatura, amaricante delicato)
200 g di cavolo viola
qualche fiore di aglietto selvatico (il mio è Allium Neapolitanum, il più profumato è il Triquetum)
pimpinella o salvastrella
olio extra vergine d'oliva futtato intenso, buon piccante, poco amaro
sale marino integrale
falso pepe del Perù e pepe nero di Sarawak, un mix molto raffinato e profumato, non agressivo 

Decongelata la palmita, mettere i filetti a marinare coperti di birra per ca 5 minuti. Scolarli, tamponarli un poco con carta scottex. Tagliarli al coltello in modo grossolano, condire  con olio evo, sale e pepe macinati al momento e formare delle palline da 30 g ca cad.
Lavare, mondare e tagliare a julienne finissima il cavolo, condirlo con olio evo e sale macinato al momento. Lavare e scolare fiori e pimpinella.
Comporre il piatto disponendo a piacere  le palline di palamita, contornate dall'insalatina di cavolo. Guarnire con i fiori e rametti e foglioline di pimpinella,.  Completare con una macinata di pepe e.....un'abbondante grattuggiata di tartufo marzuolo se c'è!!
















BRODETTO DI SASSI E ALGHE DULSE PER L'MTC N. 55

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Sì, avete letto bene : "brodetto di sassi".  E' una lunga storia.....mettetevi comodi e buona lettura!

Il brodettoè il  tema dell'Mtc n. 55 di questo mese di marzo, proposto dalla splendida e smisuratamente brava Anna Maria Pellegrino, blog La Cucina di Qb nonché presidente dell'Associazione Italiana Food Blogger di cui sono socia.


Come spiega Anna Maria nel suo splendido post, le origini del brodetto sono antiche e la ricetta, seppur, non codificata in uno schema fisso è connotata da alcuni punti fermi, con molteplici varianti da costa a costa e da nord a sud, dettati dall'ingegno del cuoco e dalla  necessità di utilizzare quello che offriva il mare ma soprattutto che fosse facile e veloce da cucinare, a bordo delle stesse barche da pesca per esempio.

Il mio brodetto di sassi e alghe dulse trae spunto da due storie leggendarie che hanno molto in comune fra loro: scaturiscono dall'ingegno dettato dalla fame come sosteneva il mio caro amico chef Umberto Creatini, il mio primo vero maestro di cultura gastronomica.*
La prima fonte a cui ho attinto per trovare idee da proporre per questo Mtc è stato proprio Il Codice della Cucina Livornese che ho più volte citato in questo blog, non ultimo proprio per l'Mtc n. 53 Zuppe e minestroni, con la mia acquacotta di erbe selvatiche. Un libro straordinario e unico, ormai introvabile,  scritto dallo stesso Creatini con Luciano Bezzini e Aldo Santini (mostri sacri in materia di cucina livornese e maremmana).
Escluso da subito il cacciucco per questa sfida, che non è proprio un brodetto e non è neanche la mia zuppa di pesce preferita (ebbene l'ho detto!), mi ricordavo del leggendario e fantomatico brodo di sassi contenuto nel Codice:
si tratta di una ricetta incredibile, probabilmente solo sentita raccontare, di una straordinaria creatività e fantasia. Una ricetta nata sulle sponde livornesi, forse su una barca che si dondolava sulle onde limpide del mare di una volta. Pare infatti che qualcuno si calasse in mare con un secchio e raccogliesse qualche sasso spugnoso o coperto di alghe ed erbette di fondo. I sassi venivano messi a bollire con una cipolla e naturalmente acqua di mare. Dopo una sommaria filtratura per evitare sabbia, ghiaiottoli e ospiti non graditi, ci veniva cotta un po' della pasta disponibile, integrata da qualche goccia d'olio e da una grattatina di pecorino.

Un po' pochino. Non contenta, infatti, cerco on line altri "brodi di sassi" e incappo in un racconto straordinario che sembra essere conosciuto un po' in tutto il mondo e di cui esistono molte varianti: la zuppa di sassi, dove a volte il protagonista è un bambino, a volte un mendicante o  un soldato di ritorno dal fronte e a volte addirittura un lupo ma il succo della storia e la morale è la stessa: l'ingegno dettato dalla fame e la complessità delle relazioni umane. Alcune versioni qui: da Il Paese dei bambini che sorridono e  Criticissimamente.
Infine la mia trasposizione della storia fra le banchine del porto di Livorno, in un tempo passato imprecisato, per ricollegarmi al brodo di sassi del Codice della Cucina Livornese:

Un orfanello  si aggirava per le banchine del porto in attesa del ritorno dei pescherecci. Aveva solo una grande latta con sè contente qualche sasso con delle alghe attaccate.
Aspettava che i pescatori avessero scaricato tutto il loro bottino, sperando che rimanesse dell'invenduto.
Quando tutti i clienti se ne furono andati, l'orfanello osò avvicinarsi alle barche e chiedere se avessero qualcosa da mangiare per lui.
Ma nessuno accolse le sue suppliche, sembravano non  accorgersi di lui o fingevano di non vederlo.
Ma l'orfanello non si perse d'animo; decise  di accendere un fuoco e metter su a cuocere i suoi sassi con le alghe e l'acqua di mare.
Finalmente attirò la loro attenzione: "oh bimbo, che combini?"
"faccio un piatto speciale, un brodetto di sassi e alghe"
Incuriositi, alcuni pescatori si avvicinarono a sbirciare nella latta.
"Certo, sarebbe più buona con un pescetto dentro" disse il ragazzo
Ed ecco che un pescatore accorse in suo aiuto: "vieni, mettici du' scorfanetti, vedrai come viene bòna"
"grazie, magari sarebbe ancora meglio con un po' di cipolla o qualche altra verdura"
"tieni io ci ho un gambo di sedano"
"io, una cipolla"
"io un po' di palombo e qualche guscio"
L'orfanello si preparò una zuppa succulenta che si mangiò con gusto a gran cucchiaiate e in fondo al secchio rimasero solo i sassi
"Allora? è bòna eh? e i sassi?" gli urlò qualcuno
"Quelli li serbo per la prossima volta, mi serviranno ancora se incontrerò gente così generosa come voi così  il pranzo sarà garantito"
E sorridendo li salutò e se ne andò con la sua latta di sassi.

* poi ci sarebbe un'altra storia da raccontare per rispondere all'appello di Anna Maria, lanciato insieme alla sfida sul brodetto, cioè di raccontare un momento della nostra vita in cui il cibo ha fatto la differenza. E quel momento è legato proprio all'incontro con Umberto Creatini, nel 2000,  a lui devo l'accrescimento del mio innato interesse e la mia profonda passione per la cultura enogastronomica ma è una lunga storia, il post diventerebbe lunghissimo, mi spiace Anna Maria. Mi riprometto però di dedicargli un post a sè! Ce l'ho in mente da tanto tempo, glielo devo!

E ora, via col:

BRODETTO DI SASSI E ALGHE DULSE


Ingredienti per 2-3 persone

Per i sassi
100 g di farina di grano saraceno
80 g di farina 00
60 ml di  olio extra vergine d'oliva
acqua qb
1/2 cucchiaino di sale fino e 1/2 di lievito istantaneo bio

Per il brodo
300 g di pesci da minestra o zuppa
(io: scorfani rossi, tracina, pesce prete)
1 l acqua + acqua di conserva del pomodoro (300 ml)
1/2 gambo di sedano, 1/2 carotina, 1/2 cipolla rossa
2 filetti di pomodoro conservati
qualche gambo di prezzemolo

Per il brodetto
2 trancetti di palombo (200-250 g ca in totale)
1 ala di razza (200-250 g ca)
1 gallinella da 150-200 g
300 g di lupini (vongoline)
300 g di cozze
5-6 cicale di mare
100 g di cipolla rossa
2 gambi di sedano non trattato
1 spicchio d'aglio grande
6 g di alghe dulse*
1/2 bicchiere di Martini dry
acqua di mare microbiologicamente pura qb
(si trova in commercio in negozi specializzati o on line)
Coriandolo fresco qb
1 peperoncino jalapeño fresco o secco
(io: secco, della raccolta del mio orticello dello scorso autunno)
olio evo e sale qb
(attenzione al sale, aggiungerlo alla fine dopo aver aggiunto
il liquido di cozze e vongole che innalza la sapidità)

* alga dulse dell'Atlantico, potente integratore naturale ricco di vitamine, oligoelementi, aminoacidi, sali minerali, betacarotene. L'ispirazione per l'utilizzo delle alghe dulse l'ho trovata sul libro Dal Mare - Pesci, alghe, molluschi e quinto quarto di Matteo Vigotti Mondadori Editore. Incluso il Martini dry, che quando l'ho letto mi sono detta "come mai il Martini dry sui molluschi?" (fa pure rima). Quando ho assaggiato il liquido delle cozze e delle vongole sfumate col martini ho capito: ne esalta la sapidità marina e la nota iodata e aggiunge una punta di acidità come richiesto dal brodetto.

Sembrano proprio sassi vero? Anzi ciottoli!

Invece sono dei croccantini con farina di grano saraceno. Li faccio spesso anche perché ho una confezione di grano saraceno da far fuori. Me li sono inventati una domenica di poco tempo fa che non avevo in casa niente da sgranocchiare per un aperitivo. Li avevo ideati e fatti e rifatti con del cumino all'interno e mio marito per la forma e il colore li aveva soprannominati "i sassi". Ecco che ho sfruttato l'idea,  li ho arrotondati ancora di più e ne ho fatti di varie misure ma senza cumino, li volevo neutri per accompagnare il brodetto, et voilà il risultato. Decisamente superiore alle aspettative  e perfettamente adatto allo scopo!

Impastare gli ingredienti aggiungendo poca acqua per arrivare ad ottenere un impasto come una frolla ma più morbido. Far riposare mezz'ora in frigorifero e poi arrotolare delle palline di varie misure, schiacciandone alcune per riprodurre i sassi piatti. Cuocere in forno a 180° C per 20 minuti ca quelli più piccoli e piatti -30 minuti, quelli più grossi.

Scorfani rossi, pesce prete, tracina

Nel frattempo squamare ed eviscerare i pesci per il brodo. Metterli in una pentola capiente con l'acqua e tutti gli odori, a freddo. Far prendere il bollore e lasciar consumare a fuoco dolce  per 40-45 minuti, fino a quando i pesci saranno quasi sfatti e il brodo ridotto della metà.

carino lo scorfano salva coperchio vero?

Filtrare, tenere da parte il brodo e passare al passaverdura a fori piccoli i pesci, Mettere da parte la purea di pesci ottenuta per un'altra preparazione (il giorno successivo: minestra di pesce con gli altri avanzi e mischiato gentile di Gragnano).

Mettere a bagno le alghe in acqua non salata per 5-10 minuti e poi scolarle.


Laviamo e prepariamo i pesci, i crostacei e i molluschi per il brodetto.
Mettere a bagno nell'acqua di mare le cozze e le vongole per almeno un'ora per farle spurgare. Poi raccoglierle dall'acqua e farle aprile in una grande padella a fuoco vivo con uno spicchio d'aglio e un filo d'olio, spruzzandole con il martini. Appena si schiudono, spegnere e lasciar raffreddare. Sgusciarne una buona parte, metterle in un piatto. Filtrare il liquido di cottura con un colino rivestito da una garza sottile. Tenere da parte il liquido.
Sfilettare la razza. Eviscerare la gallinella. Tagliare parte delle cicale, e, scavando bene con un cucchiaino e spremendole, far uscire tutta la polpa e il succo che si raccoglierà in una ciotola. Tenerne solo un paio intere.
Tagliare a tocchetti il sedano e la cipolla, farli rosolare in una casseruola capiente con un filo d'olio evo, aggiungere un cucchiaio di brodo di pesce caldo e  il peperoncino. Aggiungere le alghe, bagnare con altro brodo, mettere la gallinella intera nella casseruola e cuocere per 5-6 minuti  con il coperchio, unire i tranci di palombo e dopo 2-3 minuti anche la polpa delle cicale (un trucco da sfruttare anche quando si fa la pasta coi frutti di mare svelatomi dall'amico chef Maurizio Marsili, intensifica il gusto) i filettini di razza e le cicale intere. Lasciar andare altri 3-4 minuti, continuando a bagnare con il brodo,  infine aggiungere un po' di cozze e vongole, sia sgusciate che con i gusci e parte del loro liquido di cottura. Cospargere con coriandolo fresco tritato (adoro il coriandolo fresco, trovo che nelle zuppe di pesce, memore delle caldeirade portoghesi, stia d'incanto. Ho appena comperato una piantina che ho messo in giardino così ne ho fino a quest'autunno!)
Assaggiare e regolare di sapidità, se necessario,  aggiungendo un po' di acqua di mare anziché il sale.  
Servire il brodetto con i suoi sassi, finire con  un giro d'olio a crudo ed eventualmente aggiustare con peperoncino macinato o pepe a piacere.



E la minestra di recupero del giorno dopo (la foto non le rende giustizia, l'ho fatta dal cellulare sigh!))
















IN ATTESA DEL GRAN FINALE DI POMODORO E PASTA 2.0

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Il 20 marzo è scaduto il termine per partecipare al gioco culinario di  Mediterranea Belfiore, IN CUCINA CON IL CUORE,  giunto quest’anno alla sua quarta edizione e   organizzato, come sempre con la collaborazione di Poverimabelliebuoni, vedi  il mio post d'annuncio del 26 gennaio

Dopo il grande successo dello scorso anno, con PAPPA AL POMODORO REVOLUTION e uno scoppiettante testimonial quale l’istrionico chef toscano Cristiano Tomei, esuberante protagonista del gran finale,  la proposta per l’edizione 2016 vede  il pomodoro di Mediterranea Belfiore sposare il più classico dei piatti italiani: la pasta, all’insegna della creatività, dell’essenzialità e della contemporaneità, ovvero POMODORO E PASTA 2.0!

Testimonial di POMODORO E PASTA  2.0:  la giovane e talentuosa chef campana Marianna Vitale  del ristorante Sud , stella Michelin dal 2011, membro dei Jeunes Restaurateurs d'Europe, miglior cuoca d'Italia   2015 per  “L’Espresso” e  “Identità Golose” e ospite d'onore della recente finale di MasterChef Italia5



La chef è già all'opera per selezionare le ricette pervenute (lista qui sotto). Dopo Pasqua sveleremo i nomi dei 6 finalisti che saranno invitati a cucinare il proprio piatto personalmente presso la cucina di Mediterranea Belfiore il giorno  6 aprile . Una  giuria, presieduta dalla stessa  Marianna Vitale  e composta da noti giornalisti enogastronomi quali Irene Arquint, Divina Vitale, Claudio Mollo, da Natascia Santandrea, ristorante La Tenda Rossa di Cerbaia (www.latendarossa.it)  e dal giovane chef d’avanguardia Simone Cipriani (www.simonecipriani.com)  assaggerà e valuterà i piatti e decreterà i tre vincitori, 1°, 2°, 3° classificato.

Nella stessa giornata del 6 aprile, alle h 18, dopo la premiazione dei vincitori, Marianna Vitale si esibirà in un cooking show e il pubblico avrà l’esclusiva opportunità di assaggiare la sua interpretazione di POMODORO e PASTA 2.0, ideata espressamente per l’evento.
Partenopea doc, la chef ha risposto entusiasta all’appello di Mediterranea Belfiore per un simpatico gioco di confronto fra Toscana e Campania.
Il primo classificato  avrà l’onore di fare da assistente alla chef durante l’esibizione. L’evento è gratuito e aperto a tutti.

Le 3 ricette vincitrici saranno inserite nella sezione RICETTE del sito www.mediterraneabelfiore.it accanto a quelle già esistenti elaborate dagli amici chef e a quelle delle precedenti edizioni di  IN CUCINA CON IL CUORE.

GRAZIE A TUTTI PER LA PARTECIPAZIONE E VI ASPETTIAMO NUMEROSI IL 6 APRILE PER IL COOKING SHOW FINALE DI MARIANNA VITALE!!
Un saluto di cuore
Renza, Simonetta, Antonella, Emiliana e Cristina

INFO: Mediterranea Belfiore Srl
Loc. La Cinquantina, Cecina, Li
Tel. 0586 620555 – fax 0586 622363 info@mediterraneabelfiore.it - www.mediterraneabelfiore.it

Di seguito tutte le ricette pervenute :


















No blogger:
22. Spiedino di paccheri alla mia Norma - Francesco Emilio
23. Pasta mischiata alla puttanesca con devozione e fantasia  - Fabiola Quaranta
24. Sombreri al pomodoro di Brittny Alys Jenkins Stirewalt
25.26.27.28 GRATIN GUSTOSO, MINESTRA CALDA DI POMODORO,
LA CORONA DI RE POMODORO e FARFALLE TRA I POMODORI di Elena Ferri










































































































































































IL QUINTO QUARTO DI MARE

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Per la settimana del Quinto Quarto secondo il Calendario Nazionale del Cibo Italiano Aifb, di cui è ambasciatrice Cristiana di Paola, blog Beuf à la mode, contribuisco con un po' di ricette ripescate nel mio blog, relative al quinto quarto di mare.

Meno conosciuto del quinto quarto bovino/ovino e suino, il quinto quarto di mare ha i suoi estimatori per lo più territoriali ma, grazie a chef che ne sono validi interpreti, sta trovando spazio nella cucina contemporanea di mare.

La definizione è presa in prestito da quella utilizzata per gli animali terrestri di cui ci parla approfonditamente Cristiana, nel suo articolo, da grande estimatrice ed appassionata di questa materia.
Le frattaglie di mare più comuni, conservate e commercializzate ovunque sono quelle dei grandi pesci come il tonno.
Il Tonno è il maiale del mare e come il maiale non si butta via nulla!

I suoi tagli hanno precise definizioni : lo stallo o  dorsoè il filetto, la parte più commercializzata sia conservata che fresca,  la ventresca, la parte del ventre più  pregiata perchè tenera, venata di grasso e saporitissima con il bodano, la parte più interna e più grassa della ventresca,  il tarantello, tra coda e ventresca, la codilla bianca e nera, poco prima della coda e infine il calcagnolo, la parte finale attaccata alla pinna, quindi muscolosa e nervosa.
Per  quanto riguarda le frattaglie, si utilizzano le uova sia fresche che messe sotto sale, ovvero la ben nota bottarga, e ancora il cuore, il lattume (che sarebbero le gonadi), che si lessa principalmente e poi si taglia a fette e si frigge, le guance (di cui impazziscono i giapponesi perché tenerissime),  la trippa, che si cucina in umido come la trippa bovina, i polmoni, la buzzonaglia, la parte del filetto più attaccata alla spina dorsale e più irrorata di sangue, normalmente conservata sott'olio.  Tra i prodotti conservati troviamo anche  la ficazza, un insaccato stagionato,  tipico siciliano, più precisamente della provincia di Trapani e dell'isola di Favignana, prodotto con ritagli misti di tonno, sale e tanto pepe.
Anche il midolloè commestibile e ha un gusto molto sapido e iodato.

Per non parlare poi degli usi non alimentari dello scheletro osseo del grande pesce, da cui si ricavavano prodotti destinati all'edilizia e alla nautica, prima dell'industrializzazione moderna.

Bibl. A Tutto Tonno, Carmelo Chiaramonte, Bibliotheca Culinaria

Uova di muggine

Ottime le uova fresche di pesce spada, di sgombro, di muggine  ma anche di molti altri pesci per condire gli spaghetti. Con quelle di muggine, soprattutto in Sardegna, si confeziona un'ottima bottarga, più delicata di quella di tonno, rinomata è quella di Cabras. 

Trippe di stoccafisso dissalate

Per quanto riguarda le trippe di mare, prelibate sono quelle di rana pescatrice e quelle di stoccafisso, così come guance e lingue.

Fegati di razza

Non dimentichiamoci il fegato! Molto fine quello di razza e di pescatrice con il quale si possono preparare squisiti crostini o al naturale o con aglio, capperi e acciughe, come i fegatini di pollo toscani. Una curiosità storica: pare che i romani impazzissero per il fegato di triglia. Provate a spadellare i filetti di triglia e spalmarli con un paté del loro fegato. Una vera ghiottoneria!!

E ora,  un po' di ricette:

CROSTINI NERI CON QUINTO QUARTO DI MARE



Ingredienti per 6 persone (24 pezzi totali) 

Crostini di pane nero e uova di muggine
150 g di farina 0
50 g di lievito madre rinfrescato
1 cucchiaino di zucchero
1 pizzico di sale
6 g di nero di seppia fresco (se in busta o in vasetto assicurarsi che sia vero inchiostro di seppia,  non colorante alimentare!!)
1 cucchiaio di olio evo
100 ml ca di acqua

120 g di uova di muggine (o altro pesce)
1 scalogno
30 g di burro demi sel
50 ml di brodo di pesce
sale qb

qualche stelo di erba cipollina per guarnire

Come prima cosa dedichiamoci al pane: impastiamo la farina con il lievito sciolto in acqua tiepida con lo zucchero, aggiungiamo l'olio, il nero di seppia sciolto in poca acqua, uniamo il sale da ultimo perché non deve entrare in contatto con il lievito, e aggiungiamo la restante acqua a poco a poco,  quanto basta ad ottenere un impasto omogeneo e liscio. Formiamo un   bastoncino di ca cm 15-18 x 2 di diametro, disponiamolo su una teglia ricoperta di carta da forno e mettiamole a lievitare in luogo asciutto, lontano da correnti, coperto con un canovaccio finchè non raddoppia di volume. Cuociamolo a 180° per 20 min ca. Togliere dal forno e lasciar raffreddare.

Tritare finemente lo scalogno, rosolarlo nel burro a fuoco dolce, aggiungere un paio di cucchiai di brodo, infine stemperare le uova di pesce raccolte dalla sacca ovarica scavandole con un cucchiaino e scartando la pellicina che le avvolge. Cuocere un minuto appena, diluendo con altro brodo, se necessario, per ottenere un effetto cremoso.
Affettare il pane, tostarlo leggermente e napparlo con la salsa di uova. Guarnire con erba cipollina.

Crostini di pane casalingo toscano semi-integrale e fegato di razza al finocchietto selvatico  

200 g di pane casalingo toscano bianco o semi-integrale a piacere
100 g di fegato di razza/pescatrice
30 g di burro bianco
un ciuffetto di finocchietto selvatico  (facoltativo)
sale qb

Tagliare a quadratini di ca cm 4x4 il pane casalingo, meglio se del giorno precedente, e tostarlo in forno. Sciogliere il burro in un pentolino con un ciuffetto di finocchietto selvatico, rosolarvi il fegato a fuoco dolce, schiacciarlo con una forchetta  in modo da ottenere una crema, regolare di sale e spalmare sui crostini.

CROSTINI AI FEGATINI DI RAZZA SU VELLUTATA DI ZUCCA


 Ingredienti x 3-4 persone

300 g di zucca gialla mantovana
1/2 cipolla bionda o 1 scalogno
1 foglia di alloro, qualche foglia di erba salvia
brodo di verdure qb
olio evo
sale, pepe, noce moscata
fegato di razza 80-100 g  
2-3 filetti d'acciughe sott'olio o 1-2 acciughe intere sotto sale
1/2 spicchio d'aglio
un cucchiaino di capperi sotto sale
olio evo (o burro per chi non può farne a meno e per un gusto più morbido)
200 g ca di  pane casalingo toscano semi-integrale, a lievitazione naturale, cotto in forno a legna
Ciuffi di finocchietto selvatico e olio di semi di zucca + eventuali  semi di zucca tostati per guarnire

In una casseruola, tostate la cipolla affettata finemente  con un po' d'olio e acqua, insieme alla foglia di alloro spezzata e alle foglie di salvia. Aggiungete la polpa di zucca decorticata e tagliata a dadini. Portate a cottura con il coperchio, incorporando un po' di brodo di tanto in tanto. Togliere le erbe, frullare, regolare di sale, pepe e noce moscata.
Rosolate lo spicchio d'aglio con le acciughe in poco olio e un cucchiaio d'acqua fino a che si sfaldano completamente, aggiungete i capperi ben dissalati e tritati, infine il fegato tagliuzzato. Cuocete a fuoco lento sfaldando il fegato con una forchetta fino a che si formerà una crema grossolana. Bastano pochi minuti. Eventualmente scartare l'aglio e frullare. A me piace anche così un po' granulosa.
Tagliate il pane a quadrotti, tostateli in forno, scaldate la vellutata di zucca e servite in piccole coppette mettendo un po' di zucca, un quadrotto di pane spalmato di fegato, guarnire con un ciuffetto di finocchietto selvatico, qualche goccia di olio di semi di zucca ed eventualmente qualche seme di zucca tostato.











E infine, poteva mancare un quinto quarto d'acciughe?  TROCCOLI CON ACCIUGHE FRESCHE E IL LORO QUINTO QUARTO (uova e lattume)


Buon divertimento!

ACCIUGHE AL FORNO IN FOGLIE DI LIMONE

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ACCIUGHE AL FORNO IN FOGLIE DI LIMONE, il mio contributo per laGiornata Nazionale del PESCE AL FORNO secondo il Calendario del Cibo Italiano Aifb, ambasciatrice Enrica Gouthier, blog Il Sole in Cucina

Come ci spiega Enrica nel suo post introduttivo,ci sono svariati modi per cuocere il pesce al forno, fra questi:  arrosto, all'isolana, in crosta di sale, al cartoccio e anche in foglie di limone.
Ho scelto di contribuire con quest'ultima tipologia e ho ripescato nel mio blog una ricetta di acciughe in foglia di limone che mi aveva inviato l'amica Erika Martelli per il mio primo contest TUTTI PAZZI PER LE ACCIUGHE e che ho già fatto varie volte perché è sfiziosa e  facile e l'aroma della foglia di limone dona un tocco veramente raffinato.

La ricetta di Erika prevede di panare le acciughe in un mix di pane, parmigiano, scorza di limone e prezzemolo,  racchiuderle con le foglie di limone e passarle in forno. Di seguito la mia versione in cui ho apportato piccole varianti: avevo un cantuccio di provolone da finire, ho pensato di usarlo al posto del parmigiano per dare una sferzata di gusto in più, in ogni caso ne va messo veramente poco altrimenti è troppo dominante e, oltre al prezzemolo ho unito anche un po' di timo al limone per sottolineare la sfumatura agrumata; non ultimo, dal momento che le mie acciughe erano piccine, ne ho messe due sovrapposte per foglia.

Limoni del mio giardino e meravigliose acciughe freschissime del canale di Piombino, prospiciente l'Isola d'Elba, tratto molto pescoso sfruttato sin dai tempi antichi. Acciughe piccole ma polpose e sode e con una spettacolare e netta venatura azzurro-bluastra a cui si deve infatti la denominazione PESCE AZZURRO di cui vi parlerò proprio io più avanti per il Calendario Aifb.


Ingredienti per 20 fagottini

20 acciughe fresche grandi o 40 piccole
20 foglie grandi di limone non trattate
80 g di pane raffermo grattugiato
30 g di  provolone grattugiato
1-2 limoni non trattati
prezzemolo e timo limone qb
sale e pepe a mulinello
olio evo di media intensità, preferibilmente non amaro con buon piccante


Pulire e sfilettare le acciughe, aprirle a libro mantenendo la codina (vero, è noiosa da togliere mentre si mangia ma è così bellina quando spunta fuori dai fagottini!!!) metterle a bagno per una decina di minuti  in acqua molto fredda, eventualmente aggiungendo qualche cubetto di ghiaccio, in modo che perdano tutto il sangue. Scolarle e asciugarle su carta assorbente da cucina.
Comporre il mix per la panatura con il pane grattugiato, il provolone, la scorza grattugiata di un limone piccolo o mezzo limone grande, una manciata di timo limone e un po' di prezzemolo tritato, poco sale e pepe nero macinato al momento.
Versare l'olio in un piatto fondo, passarvi le acciughe da entrambi i lati e poi passarli nella panatura. Disporle sulle foglie di limone ben lavate e asciugate (se si sovrappongono due acciughe, togliere la codina a  a quella che rimane all'interno) arrotolare le foglie e chiuderle con dello spago da cucina. Spennellare con olio evo una teglia, adagiare i fagottini sopra qualche fettina sottile di limone, irrorare con un filo d'olio e passare in forno a 180° C per 10-12 minuti.

Servire accompagnati da una tenera misticanza in insalata, crudité di verdure  o anche un'insalata di finocchi, arance, olive e origano per rimanere in Sicilia!




IL GRAN FINALE DI POMODORO E PASTA 2.0!

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Si è concluso il 6 aprile scorso l'annuale appuntamento con il gioco In cucina con il cuore di Mediterranea Belfiore che si svolge  da quattro edizioni  in un crescendo di emozioni e di grandi riscontri e soddisfazioni! Il tema di quest'anno non era affatto semplice: POMODORO E PASTA 2.0.
I concorrenti sono stati chiamati a reinterpretare con creatività contemporanea il più classico dei piatti italiani, la pasta al pomodoro dove però il pomodoro doveva essere protagonista!

Dal 25 gennaio al 20 marzo, cuochi non professionisti e cuochi della rete hanno scatenato la loro fantasia e ci hanno inviato le loro interpretazioni di Pomodoro e pasta 2.0. Fra le ricette pervenute la chef Marianna Vitale, testimonial del gioco e ospite d'onore del gran finale, come annunciato nel mio precedente post, ha scelto 8 finalisti:

Elena Ferri, no blogger, Minestra calda di pomodoro con cuore di basilico e quenelle di caprino
Fabiola Quaranta, Pasta mischiata alla puttanesca con devozione e fantasia

Fra questi solo 5 sono potuti effettivamente venire a cucinare i loro piatti nella cucina di Mediterranea Belfiore, dove ad aspettarli c'era una  signora giuria composta da giornalisti e chef amici: la giornalista Irene Arquint, Il Tirreno e Il Gambero Rosso,  la veterana di In Cucina con il cuore che ci segue dagli esordi, Divina Vitale, direttore di Bolgheri News, Claudio Mollo, fotografo, grafico e giornalista, la spumeggiante Natascia Santandrea, sommelier e titolare del ristorante La Tenda Rossa di Cerbaia, lo chef 2.0 in progress Simone Cipriani e naturalmente la nostra ospite d'onore e presidente di giuria Marianna Vitale, ristorane Sud, Quarto (Na)

Eccoli  in attesa della chef che è arrivata da Napoli poco prima della gara:


Mentre in cucina fervono i preparativi con Sara Sguerri arrivata da Lucca, Erica Zampieri da Padova, Tina Tarabelli da Macerata, Elena Ferri da Castiglioncello e, beato fra le donne, Calogero Rifici da Livorno


Pronti? Via! Un brindisi iniziale è d'obbligo.....

Si ripropone la simpatica formula ideata lo scorso anno dalle sorelle Ciarlo di Mediterranea Belfiore, i piatti si annunciano su una lavagna portata da vallette improvvisate!

Antonella

La sottoscritta, senza bernoccolo sulla fronte quest'anno!! (vedi Pappa al pomodoro Revolution)

Si parte con Sara e i suoi ravioli al basilico a  forma di margherita che racchiudono un cuore di pomodoro, conditi con un'emulsione di acqua di pomodoro e olio all'acciuga


Tina col suo tramezzino di pomodoro e pasta


Erica serve personalmente a Marianna Vitale  la sua pasta che si crede una pappa al pomodoro in vaso cottura


La minestra calda di pomodoro di Elena Ferri

Elena

E infine il tramonto piccante di Calogero


"Calo" o "Mr Peperoncino"

Le consultazioni.....

Simone e Natascia scherzano davanti all'obbiettivo nell'attesa....

 E arriva il momento del verdetto

Il piatto vincitore: l'intenso e originale tramezzino di pomodoro e pasta di Tina!

Premiazioni e  foto di gruppo come ad un matrimonio! La mia preferita, non in posa:

La famiglia Ciarlo: mamma Renza, Emiliana, Simonetta e la chef Marianna Vitale

Dove s'era nascosto Calogero???


Marianna con le vincitrici: Tina al primo posto, Elena al 2° e Sara al 3°. Le loro ricette saranno inserite nel sito di Mediterranea Belfiore

E poi al lavoro! Io carico le foto, lo staff di Mediterranea Belfiore, sgombra il tavolo, riassesta tutto quanto e prepara per la sera. Marianna in cucina con il suo aiuto.


E infine l'atteso cooking show! Piccola presentazione e poi Marianna tiene la scena e incanta la platea per più di un'ora con Tina a suo fianco in veste di sous-chef!




Marianna e il suo "vero" secondo impiattano personalmente più di cento porzioni abbondanti di spaghetti arrostiti pizza margherita, realizzati con passata di pomodoro e passata di datterino, spaghetti piastrati e maionese di ciliegini, una stupenda interpretazione di Pomodoro e Pasta 2.0 di Marianna!! La ricetta a breve sul sito di Mediterranea Belfiore.


Poi ci si rilassa un po' e via con le ultime foto ricordo! Con lo staff di Mediterranea Belfiore, anche se non al completo, qualcuno scappa sempre!
Anch'io mi faccio immortalare con Marianna con la promessa di andarla a trovare presto nel suo ristorante a Quarto!

Che altro aggiungere? Grazie a tutti i partecipanti al nostro gioco, ai finalisti, a Marianna, ai giudici, allo staff di Mediterranea Belfiore e a tutti gli amici che sono venuti a trovarci.
Un'altra giornata memorabile, da incorniciare. Ancora una bella festa dall'atmosfera calda, famigliare che ogni nuovo ospite apprezza e gusta come ha confermato anche Marianna.
Stanchi ma soddisfatti, si commenta e si pensa già al prossimo In Cucina con il Cuore e alle novità da proporre!! Seguiteci.....ARRIVEDERCI AL PROSSIMO ANNO CON IN CUCINA CON IL CUORE!



UN MARE DI GUSTO, PALAMITA&FRIENDS 23 APRILE-1° MAGGIO 2016, SAN VINCENZO

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“UN MARE DI GUSTO, Palamita & Friends” è una rinnovata edizione della tradizionale kermesse enogastronomica di San Vincenzo dedicata alla palamita e a tutto il pesce azzurro che,  grazie alla volontà dell’amministrazione pubblica, torna ad animare la rinomata località turistica del litorale livornese,  con  un ricco programma di eventia partire dal fine settimana del 23 e 24 aprile fino al 1 maggio.
La manifestazione, curata dalla direzione artistica di Deborah Corsi, Chef JRE del Ristorante La Perla del Mare,quest’anno guarda al mare e alla sua influenza non solo in cucina, ma anche nel tempo libero e nell’arte.




Sul sito www.unmaredigusto.it il PROGRAMMA completo della manifestazione che comprende percorsi artistici, percorsi gastronomici, laboratori, presentazione di progetti cittadini, una veleggiata in mare, giochi culinari e cooking show.

Tutto ebbe inizio a novembre dello scorso anno quando l'amica Deborah, che compare spesso sulle pagine di Poverimabelliebuoni e con la quale collaboro ormai da tempo, mi coinvolse nel progetto di quella che sarebbe stata l'edizione 2016 della tradizionale festa di San Vincenzo, nata nel 2000 per volontà dell'amministrazione pubblica col nome di San Vincenzo e la Palamita, ridenominata in seguito Tutti Pazzi per la Palamita nell'edizione 2008 curata dallo chef Fulvio Pierangelini, con lo scopo di valorizzare un prodotto tipico del nostro mare come il pesce azzurro, non solo dal punto di vista gastronomico ma anche per i suoi valori culturali e tradizionali.

Conosco la festa sin dai suoi esordi e in seguito ho documentato sul mio blog alcune edizioni, sono dunque onorata e felice di essere stata coinvolta da Deborah e  accolta dall'amministrazione comunale in qualità di collaboratrice e coordinatrice di alcuni eventi in programma.



Fra questi, il contest PALAMITA AD ARTE, conclusosi il 10 aprile con una raccolta di 33 ricette inviate da cuochi amatoriali  e food blogger, fra le quali la giuria composta dalla chef Valeria Piccini, del ristorante Da Caino, Montemerano - Deborah Corsi, La Perla del Mare, Roberta Restelli, autrice del blog Il senso gusto e insegnante di tecniche di impiattamente, Francesca Bientinesi, assessore al turismo, comunicazione e finanze del Comune di San Vincenzo nonché la sottoscritta, autrice di Poverimabelliebuoni, ha scelto 6 finalisti e infine un vincitore assoluto:

Andrea Zinno del blog Tra Pignatte e Sgommarelli, con il suo  Risotto burro e alici con quasi crudo di palamita al profumo di limone, olio all'erba cedrina e crumble di pane alle erbe.





Andrea sarà invitato alla manifestazione il 1° maggio e farà da sous-chef all'ospite d'onore della giornata, la chef Valeria Piccini, 2 stelle Michelin, che si esibirà nella sua interpretazione del piatto vincente. Conduce il cooking show la giornalista Eleonora Cozzella


Lo scorso weekend, da venerdì 15 a domenica  17 aprile, si è svolto un blog tour dedicato  ad un gruppo di food blogger dell’Associazione Italiana Food Blogger www.aifb.it ai quali è stata offerta un’anteprima di Un Mare di Gusto e una panoramica territoriale con approfondimenti culturali, storici e gastronomici.

I nove comunicatori del web provenienti da tutt’Italia:

Sara Sguerri , blog PIXELICIOUS
Fabiola Pulieri, blog PEPE ROSSO IN CUCINA
Tamara Cinciripini, blog PERLE E CIAMBELLE
Maria Teresa Cutrone, blog DEGUSTIBUS ITINERA
Laura Bertolini, blog FRITTO MISTO
Juri e Daniela Badalini, blog ACQUA E MENTA 
Cecilia Mazzei, blog MAMME IN CUCINA E DINTORNI 

con la loro coordinatrice Aifb Sara Bardelli, blog QUALCOSA DI ROSSO accompagnati dalla sottoscritta, sono stati ospitati dalla Residenza Hotel Santa Cecilia di San Vincenzo che offre ampie e confortevoli camere e  appartamenti con splendida vista sul mare, una piscina interna e uno staff molto cordiale ed efficiente.

Alcuni sono arrivati  in tarda mattinata e hanno potuto gustare a pranzo una speciale pizza alla palamita da Mum&Dad.
Sara Sguerri all'attacco della pizza alla palamita (palamita spadellata con aromi freschi, crema di mascarpone e pomodori secchi, riduzione di balsamico e valeriana)


Nel tardo pomeriggio la squadra  al completo è stata accolta per un benvenuto ufficiale dal sindaco di San Vincenzo Alessandro Massimo Bandini, dall’assessore al turismo, comunicazione e finanza Francesca Bientinesi e dal direttore artistico di Un Mare di Gusto, la chef Deborah Corsi, alla Torre di San Vincenzo, per proseguire nella saletta multimediale della biblioteca cittadina con una presentazione della Friggera, l'attività conserviera ittica di San Vincenzo, svoltasi dal 1936 al 1944,  a cura di Rodolfo Tagliaferri e Maurizio Dell’Agnello, giornalista della rivista Il Pesce.

La cena inaugurale si è tenuta alla Perla del Mare dove la chef Deborah Corsi ha proposto un ottimo menu degustazione creativo che ha riscosso grande successo fra gli amici foodies.

Sabato mattina, dopo aver percorso la bella “passeggiata del marinaio” lungo il molo foraneo del porto di San Vincenzo, fino alla statua “Il Marinaio” opera  dell’artista san vincenzino Giampaolo Talani, l'allegra brigata  è tornata alla Perla del Mare per un’apprezzatissima lezione di cucina con Deborah, a tema Palamita&friends, ovvero palamita e altri pesci azzurri  arricchita da un’estemporanea graditissima dovuta all’arrivo di un bel  tonno rosso che è stato immortalato prontamente dai food blogger e trasmesso in video sulla pagina fb di Aifb.




Palamita a colori o Palamita splash

Nel pomeriggio il gruppo ha potuto apprezzare la visita dell’Azienda agricola SS Annunziata con un approfondimento sulla coltura biologica degli olivi, sulla produzione e degustazione di alcune tipologie di olio extra vergine d’oliva grazie all'interessantissima e  vivace presentazione della  titolare Beatrice Massaza che propone anche altri prodotti derivati dall'olio come creme cosmetiche, saponi, un liquore e una tisata alle foglie d'olivo. Beatrice ci ha inoltre suggerito alcuni rimedi estetici casalinghi a base di olio extravergine d'oliva naturalmente come fondi di caffè e olio per uno scrub anticellulite assolutamente da provare!!


Dopo un po’ di tempo libero a disposizione dedicato allo shopping per le vie del centro, con il bus messo a disposizione dall’associazione Rugby Rufus di San Vincenzo, il gruppo ha raggiunto il bellissimo Podere L’Agave, percorrendo la strada panoramica  dalla collina di San Carlo.


Barbara Zenoni ha mostrato ai food blogger il suo esemplare allevamento di cinta senese, da cui derivano squisiti salumi affinati nel parmense, che abbiamo degustato  a cena nella tappa finale al Podere San Michele dove, grazie alla vivace disquisizione vitivinicola con Tiziana e Giorgio Socci, si sono appresi gli aspetti salienti della produzione enologica di qualità e i valori della biodinamica. Marina Socci, che gestisce l'agriturismo,  ha proposto un menu toscano accompagnato dai vini dell’azienda Allodio bianco, viognier in purezza e Campo delle Stelle, syrah in purezza coltivato, vinificato e imbottigliato in esclusiva per lo chef Fulvio Pierangelini.

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Nella giornata conclusiva si è effettuata un’intensa visita al Parco archeologico di Populonia e Baratti con un percorso attraverso la necropoli di San Cerbone, l’Acropoli e la Rocca di Populonia e con la proiezione di immagini relative all’antica tonnara di Baratti corredata da spiegazioni e aneddoti storico-culturali sui nostri antenati etruschi e romani a cura dell’archeologo Alessandro Fichera con la presenza del Presidente Parchi Val di Cornia Francesco Ghizzani Marcia.


Si conclude a tavola il bel tour, apprezzatissimo dall’intero gruppo, al ristorante bagno Nettuno dove lo chef Nicola Ricci ha deliziato gli ospiti con un  menu degustazione, ben eseguito e ben calibrato, a base di pesce azzurro, elaborato con le verdure della produttrice locale Ilaria Mangoni e  accompagnato dai vini Doc Val di Cornia dell'azienda Sant'Agnese, descritti direttamente dal produttore Paolo Gigli, per un finale degno del blog tour all'insegna di  Un Mare di Gusto, Palamita&Friends.

          Un mio scatto di Nicola con la palamita sotto braccio

Tonno di palamita, con fagioli cannellini, cipolle in agrodolce e polvere di rosmarino

Tutto è bene ciò che finisce bene e....a tavola non si invecchia mai!!! Ogni tappa del tour verrà sviluppata dai singoli partecipanti nei loro blog elencati sopra, per un lavoro di reportage corale che sicuramente renderà merito alla bella esperienza offerta!


Concluso il blog tour, il fischio d'inizio di Un Mare di Gusto si avvicina. Sabato 23 aprile verrà presentato, in collaborazione con la Dog Beach,  Mare Bau, il progetto voluto dal Comune di San Vincenzo che si propone come città a misura di cane, per rafforzare la cultura di rispetto nei confronti dei nostri amici a quattro zampe. La chef Deborah realizzerà l'Osso da Spiaggia, un piatto a base di palamita studiato appositamente per loro. 


Dal 24 aprile fino al 1° maggio sarà possibile seguire il PERCORSO D'ARTE, un vero museo diffuso di opere d'arte, tra dipinti e sculture, che si snoda per le strade di San Vincenzo e all'interno di negozie e attività del centro.

Nella stessa giornata, alle h 17.30 presso la saletta multimediale della biblioteca cittadina,  Deborah terrà un laboratorio per adulti e bambini CUCINA AD ARTE dove mostrerà come dipingere e realizzare piatti artistici con polveri e materie edibili.

E poi il weekend clou sarà quello successivo dal 29 aprile al 1° maggio con questo ricco programma:

Venerdì 29 aprile, alle h 18.00:  presso la Torre di San Vincenzo, presentazione  di una delle opere più acclamate del Maestro Giampaolo Talani , che ha voluto portare nella sua città,  San Vincenzo:DUE UOMINI CON I PESCI”. Un dipinto scelto dalla Commissione Artistica presieduta da Vittorio Sgarbi, per la 54a Biennale d’Arte di Venezia del 2011.

Sabato 30 aprile, I laboratori “Cucina ad Arte"

h 11:00, spazio ai più piccoli con il laboratorio“I piatti imbroglia pargoli” tratti dal libro “Pesce per mini gourmet” di cui sono co-autrice con il dr Marco Gucci, realizzato con e a favore dell'Associazione Giacomo Onlus


h 15.00L’arte dell’impiattamento”, a cura  dell’architetto Roberta Restelli, insegnante di impiattamento

h 17  "L'arte di intagliare frutta e verdura"  con  Mario Caciagli, esperto di Thai carving.

Laboratori gratuiti su prenotazione, disponibilità massima 15 persone
Per prenotazioni scrivere a info@unmaredigusto.it

Domenica 1° maggio

Domenica 1° maggio sarà una giornata ricca di eventi:  torna il tanto atteso “Percorso di Gusto” che si snoda per tutto il paese e vedrà i diversi ristoranti e locali di San Vincenzo proporre ai visitatori assaggi di piatti dedicati a Palamita & Friends, ovvero, a tutto il pesce azzurro come le sarde e le acciughe con speciali abbinamenti di vini curati dalla FISAR di Livorno. 

In piazza Osvaldo Mischi, sarà allestito un Mercatino d'Artigianato di qualità con dimosrazioni ed esposizioni di oggetti dedicati al mare di artisti-artigiani quali Angela Nencioni, Paola Barzanò, Table Cloths di Massimiliano Parri, La Tela di Penelope, Federica Niccolai ed Allan Stewart


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Sarà presente, inoltre, “l’ape azzurra”: un particolare stand itinerante, che in collaborazione con la Unicoop Tirreno vedrà gli studenti dell’Istituto Statale Alberghiero E. Mattei di Rosignano proporre un piatto in movimento.

Sarà possibile acquistare i biglietti per la degustazione del percorso presso i punti di biglietteria posizionati sul percorso agli ingressi della città domenica 1 maggio entro le ore 18.30.

Inoltre, spazio al tempo libero con l’evento in programma allo Yatching Club: alle ore11.00 al via conla Premiazione dell’opera vincente del Concorso Nazionale “La Passeggiata del Marinaio” organizzato da FIDAPA BPW Sezione San Vincenzo Val di Cornia e prosegue alle 11.30 con la veleggiatadi PratoVela A.S.D. dal nome “PROVE DI 100 IN UN MARE DI GUSTO” in collaborazione con La 100 di Montecristo.

Presso la Tensostruttura in Piazza delle Capitanerie di Porto, a partire dalle ore 11.30 avrà luogo l’incontro “Olio Extra vergine d’oliva, erbe aromatiche e peperoncino per Palamita&Friends” condotto dall’enogastronomoGiorgio Dracopulos all’interno del quale interverranno Donato Creti, esperto di olio extra vergine d’oliva e aromatiere e Rita Salvadori dell’azienda Peperita. Degustazione di oli dell'Azienda SS Annunziata a cura di Beatrice Massaza


Nel pomeriggio, dalle ore 15.00 arriva una performance sui generis: “Giornalisti ai fornelli – Chef in giuria.Si potrà infatti assistere ad un divertente confronto a ruoli invertiti: ai fornelli, critici e giornalisti enogastronomici interpreteranno la Palamita.
Si sfideranno ai fornelli:  Marco Bellentani, La Gazzettadi Lucca e Viareggio, Giuseppe Calabrese, La Repubblica, Marco Gemelli, Il Forchettiere, Claudio Mollo, La Madia Travel & Food, Divina Vitale, BolgheriNews, Roberta Perna, Studio Umami mentre  in giuria, presieduta da Marco Stabile, Chef del Ristorante Ora d’Aria, prenderanno posto alcuni Chef toscani dei Jeunes Restaurateurs d’Europe: Natascia Santandrea e Maria Probst, rispettivamente patron/sommelier e Chef del Ristorante La Tenda Rossa, Filippo Saporito del Ristorante La Leggenda dei Frati e Cristiano Tomei del Ristorante L’Imbuto oltre a Simone Cipriani, chef in progress ESSENZIALE. 



Avrò l'onore di presentare la gara!!

A seguire, alle ore 17.30, si terrà sarà la premiazione del food contest “Palamita ad arte -  un concorso culinario in rete” rivolto ai cuochi amatoriali e food blogger, realizzato con la collaborazione del mio blog Poverimabelliebuoni, vedi sopra.
Il vincitore, farà da sous-chef all'ospite d'onore della giornata: la celebre chef Valeria Piccini, del Ristorante Da Caino, che interpreterà il piatto vincente durante il suo cooking show condotto da Eleonora Cozzella.

Dalle 15.30 alle 19.30, infine, i visitatori saranno intrattenuti dalle performance di artisti di strada e dalla musica festosa della Magicaboola Brassband.


Ce n'è proprio per tutti i gusti, come resistere? vi aspettiamo a Un Mare di Gusto, Palamita&Friends!!!


Informazioni

www.unmaredigusto.it
www.comune.sanvincenzo.li.it/

info@unmaredigusto.it

Il costo del biglietto per il “Percorso di Gusto”:

-PALAMITA PASS € 7,00 con questo pass si ha diritto ad un massimo di 7 degustazioni su tutto il percorso.

-CALICE PASS € 3,00 con questo pass si ha diritto ad un massimo di 3 degustazioni.

ACCIUGHE IN CARPIONE AGRODOLCE CON CRUMBLE DI LISCHE FRITTE

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Come poteva mancare Poverimabelliebuoni ad un contest così? Organizzato e  ospitato dalla collega food blogger Valentina Venuti del blog Non di solo pane, dove trovate il regolamento per partecipare,  il contest, che scade il 10 maggio,  è legato alla manifestazione omonima che si terrà a Lavagna, sabato 28 maggio,  nella bella cornice di Villa Spinola Grimaldi, presso il Parco del Tigullio. Un concorso e una manifestazione che intendono promuovere e valorizzare la preparazione di piatti della tradizione ligure che abbiano come protagonista l'acciuga fresca o salata.


Le acciughe sono state il mio tormentone per un anno intero, da gennaio 2012 a gennaio 2013 ho realizzato una raccolta da record : Un'acciuga al giorno, grazie anche al contributo di altri food blogger, amici e chef. Mi ripromettevo di raccogliere una ricetta d'acciughe per ogni giorno dell'anno, alla fine ne sono state raccolte ben 435. Tra queste ricette ci sono molti contributi liguri e una mia versione del bagnun. La prima idea che ho avuto quando Valentina mi ha invitata a partecipare è stata proprio quella di reinterpretare il bagnun e avevo pensato ad un "Bagnun Cajun" però mi è sembrato troppo semplice infilare qualche spezia piccante nel bagnun per farlo diventare cajun, anche se mi divertiva molto  il gioco dell'assonanza dei nomi.
Che fare? il tempo non era molto. Fino al 1° maggio sarei stata totalmente impegnata nell'organizzazione di Un Mare di Gusto, ma prometto a Valentina che non sarei mancata!

Conosco molte preparazioni liguri a base di acciughe fresche e salate ma per sicurezza consulto qualche fonte.
Ho diversi libri sul pesce, in generale, e sul pesce azzurro e pesce povero, fra questi un utilissimo ed interessantissimo  libricino acquistato a Camogli: L'Acciuga di Walter Forchesato e Virgilio Pronzati, edizioni Il Golfo,  dove, oltre a molte ricette tradizionali, viene raccontata la storia, la tradizione della pesca e della salagione delle preziose acciughe che, come tanti altri piccoli pesci, sardine, boghe e zerri, venivano chiamati "pan do mâ" - pane del mare, perché sfamavano tante bocche, non solo umane,  costituivano infatti anche il cibo dei pesci predatori più grandi come palamite, lecce e tonni.

Per secoli, a causa della scarsa pescosità del proprio mare, i pescatori liguri si sono diretti per la pesca verso le isole toscane come l'Elba, la Capraia, la Gorgona e anche il Giglio ma affrontavano anche lunghe distanze fino a Gibilterra, Sicilia, Sardegna e Tunisia.
Nasceva dunque l'esigenza di conservare il pesce appena pescato;  le barche erano attrezzate per la frittura e la conservazione in carpione (con l'aceto) e per la conservazione sotto sale in cui i liguri sono veri maestri.
Oggi, nonostante la tecnologia abbia abbreviato i tempi di navigazione, velocizzando la distribuzione del pescato fresco, risolvendo i problemi di conservazione grazie alla refrigerazione,  la tradizione della conserva sotto sale  viene preservata, certificata e protetta grazie all'ottenimento dell’IndicazioneGeografica Protetta Acciughe Sotto Sale del Mar Ligure  con regolamento CE n. 776 del 04/08/2008.

Ecco infine la mia proposta:

ACCIUGHE IN CARPIONE AGRODOLCE CON CRUMBLE DI LISCHE FRITTE


Sfogliando le ricette del libricino e cercando in rete, ho scelto di proporre  le acciughe in carpione, un classico regionale ma che si ritrova, in molte versioni, in tutta Italia e nell'intero bacino del Mediterraneo, con vari nomi : escabeche, scapece, scaveccio o saor.
La mia versione è  agrodolce con un'aggiunta croccante, cioè le lische d'acciughe fritte e sbriciolate a mo' di crumble, secondo l'antico dettame di "non buttare via niente", che oggi torna tanto di moda come "arte del riciclo" ma altro non è che riciclo di sapienza antica, dell'ingegno dettato dalla fame oltre che notoria attitudine "parsimoniosa" dei liguri, passatemi l'ironia.
Il crumble di lische d'acciughe fritte mi è stato suggerito dalla chef Valeria Piccini, ristorante Da Caino di Montemerano, assistendo al suo cooking show alla manifestazione Un Mare di Gusto di San Vincenzo di cui sopra. Idea semplice e deliziosa che ripropone la croccantezza del fritto appena fatto!

Per il carpione, in molti testi ho trovato vino bianco e aceto bianco, aglio e cipolle ed erbe tritate finemente (chi alloro, rosmarino ed origano, chi solo salvia), io ho preferito usare solo le cipolle  tagliate ad anelli, appena scottate in agrodolce, cioè con vino bianco, aceto di mele, sale e zucchero, le erbe le ho aggiunte al carpione a tocchetti e poi le ho tolte al momento del servizio, aggiungendo foglioline di origano fresco che adoro e che  offrono un ulteriore richiamo alla Liguria (come la maggiorana) così come i pinoli. Le margherite pratoline, o Bellis perennis,  hanno una funzione più che altro decorativa ma sono commestibili (anche le foglie sono molto buone in insalata, succose e grassocce).



Ingredienti per 4 persone - antipasto

800 g d'acciughe fresche (peso lordo)
20 cl di aceto di mele
20 cl di vino bianco secco (preferibilmente un vermentino Golfo del Tigullio-Portofino Doc)
1 cipolla rossa grande
1 cucchiaio di zucchero di canna
1/2 cucchiaino di sale fino
un cucchiaio di grani di pepe nero
5-6 foglie d'alloro fresco, un rametto di rosmarino, qualche rametto di origano fresco
Una manciata di  pinoli o mandorle tritati
Farina bianca 0 qb
Olio extravergine d'oliva ligure per friggere qb

Togliere la testa, eviscerare e diliscare le acciughe, lasciando la codina (è coreografica e se volete mangiarle con le mani si prendono appunto per la coda), metterle in acqua e ghiaccio per almeno mezz'ora per far perdere tutto il sangue. Pulire bene le lische e sottoporle allo stesso trattamento in acqua e ghiaccio.  Aprire le acciughe a libro e stenderle su carta assorbente. Tamponare con carta assorbente anche le lische e passarle in forno a 150° C per 20 minuti ca.


Preparare la bagna agrodolce facendo scaldare in padella antiaderente 2 foglie d'alloro sminuzzate grossolanamente e qualche ciuffo di rosmarino con una cucchiaiata abbondante di olio, aggiungere le cipolle tagliate a rondelle, rosolare un poco, unire il vino e l'aceto, qualche granello di pepe tritato grossolanamente, lo zucchero e il sale e lasciar andare per circa 5 minuti.

Infarinare le acciughe e friggerle in abbondante olio extravergine d'oliva a 180° C, mettendone poche alla volta e controllando la temperatura in modo che si mantenga costante. Prelevarle con una schiumarola e metterle ad asciugare su carta assorbente per fritti.

Da ultimo friggere anche le lische. Farle asciugare e poi sbriciolarle schiacciandole con una forchetta o con le mani.

Disporre le acciughe fritte in una pirofila, versarvi sopra la marinata tiepida in modo uniforme con tutte le erbe e le cipolle. Lasciar insaporire per almeno 12 ore, fuori dal frigorifero, in luogo asciutto e fresco.

Al momento di servire, con una pinza da cucina togliere i tocchetti di alloro, il rosmarino e i grani di pepe più grossi. Disporre qualche foglia di alloro fresco nel piatto da portata, adagiarvi sopra le acciughe, coprire con le rondelle di cipolle prelevate dalla marinata, cospargere con il crumble di lische fritte e la granella di pinoli (o mandorle), guarnire con foglioline di origano fresco, fiori eduli come margherite (meglio ancora fiori di acetosella gialli)

NOTA: per il carpione di solito si sconsiglia l'abbinamento col vino per la presenza dell'aceto ma questo risulta, nel suo insieme agrodolce,  quindi si può provare lo stesso vermentino della marinata o cambiare regione e rivolgersi ad un riesling dell'alto adige,  fruttato e succoso con vivace acidità che notoriamente sposa l'agrodolce. E comunque, degustibus......

Buon appetito!

















CURRY VERDE D'ASPARAGI E COZZE

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Il curry verde era in incubazione da tempo. Tempo al tempo, è arrivato anche il suo momento!
Quest'inverno avevo assaggiato uno strepitoso e coraggioso curry verde di finocchi al Pozzo di Bugia di Querceta, Lucca. Ci vogliono tutto  il coraggio e la determinazione di Gaio Giannelli, conditi con sana noncuranza per le mode imperanti, per mettere in carta, nel suo tempio carnivoro,  una cremina, non solo vegetariana  e preparata con il più bistrattato dei vegetali, il povero finocchio, ma pure ultra piccante. Un piatto senza mezzi termini, senza compromessi.
Io me ne sono innamorata al primo cucchiaio. E poi ho fatto il bis e il tris, non nella stessa serata ma in più volte e ogni volta c'era una piccola modifica o un'aggiunta, quando il sedano, quando la zucca ma sempre perfettamente bilanciata, cremosa e bruciante a fare da stimolante  apri pista per il piatto forte seguente, che fosse la sua famosa bistecca, la rosticciana bbq  o la succulenta manzetta prussiana, per non parlare del divin pennuto ovvero il piccione magistralmente interpretato dal simpatico guascone e pirata del gusto, per dirla con il suo grande amico ed estimatore Bellentani , grazie al quale ho scoperto Gaio e il suo Pozzo di piaceri culinari  un paio d'anni fa.


Dopo un paio di mesi di latitanza, torniamo al Pozzo e che ti ritrovo in carta? altre zuppe e creme di verdure secondo stagione però non c'è più ombra di curry. Scelgo una crema di asparagi, semplicissima, fresca e delicata e mi si accende la lampadina. Il mio curry verde sarà d'asparagi! L'accostamento asparagi-curry mi piace molto, l'ho sperimentato più volte e trovo che, opportunamente dosato, come tutte le spezie, il curry si sposi molto bene con la nota vegetale amarognola caratteristica dell'asparago. Ma è il curry verde che non conosco.

Mi viene in aiuto Santa Alessandra  che, in occasione della presentazione del nostro ultimo libro Mtchallenge "Torte Salate" a Firenze, il 7 aprile, aveva distribuito a tutti gli emmeticini toscani accorsi per l'evento, dei sacchettini contenenti rare spezie, trasportate in valigia al limite della legalità, da Singapore, dove vive.


Fra le mie polverine c'era un green chilli che, dopo una veloce consultazione con la pusher di cui sopra, ho capito come usare, miscelato cioè  al mix per curry regalatomi da conoscenti cingalesi e il sud est asiatico è onorato! Sì, perché abbandono l'idea del total veg, stimolata da Alessandra a cercare la ricetta dello  shrimp green curry thai. Peccato che il lunedì, il pescato  non offra grande scelta e di crostacei neanche l'ombra, però un sacchettino di cozze attira la mia attenzione e penso che una sferzata di sapidità salmastra non guasterebbe e mi figuro già anche l'effetto cromatico, dal momento che avevo appena raccolto un bel mazzo di fiori di piselli selvatici, dallo splendido colore viola: verde, arancio e viola, alla Yves Saint Laurent! Oui!

Green curry d'asparagi e cozze


Ingredienti per 4 persone:

600 g di asparagi verdi
100 g di patata a pasta gialla
1 porro
1 gambo di sedano
1 carota piccola
2-3 foglie di basilico fresco non trattato
1 cucchiaio di mix per curry in polvere
1/2 cucchiaino di peperoncino verde essiccato in povere
acqua qb
olio extravergine d'oliva cultivar casaliva del Lago di Garda* (gusto netto di oliva verde, intenso, fresco e armonico, con bella avvolgenza al palato e gradevole retrogusto piccante)
500 g di cozze
fiori di piselli selvatici
pane casalingo toscano

* per completare le citazioni, il suddetto olio mi è stato omaggiato, con promessa di farne buon uso e documentarlo,  dall'amico Donato Creti, chimico, aromatiere, esperto di olio extravergine d'oliva, membro di Airo, Associazione Internazionale Ristoranti dell'Olio e autore di utili articoli su Teatro Naturale,  in poche parole, autorevole e appassionato promotore dell'olio extra vergine d'oliva di qualità, argomento a cui sono molto sensibile! Donato è stato invitato quale esperto all'incontro tenutosi il 1° maggio durante la manifestazione Un Mare di Gusto, San Vincenzo e mi ha lasciato alcuni oli "didattici" della selezione Airo da provare.

Raschiate bene e lavate gli asparagi, spezzateli con le mani fino a dove cedono naturalmente, tenetene da parte uno per la decorazione. Mondate e affettate il porro e con gli scarti fate un brodo vegetale, aggiungendo un gambo di sedano, una carota e qualche foglia di basilico. Rosolate il porro con un filo d'olio, aggiungete gli asparagi tagliati a tocchetti e la patata sbucciata e  affettata finemente. Allungate con il brodo e fate andare per una quindicina di minuti. Non salate (aggiungerete l'acqua di cottura delle cozze)

Pelate un gambo a crudo con la mandolina e, sempre con la mandolina ricavate delle striscioline che immergerete in acqua e ghiaccio in modo che si arriccino.

Raschiate bene le cozze sotto acqua corrente, togliete il bisso e poi fatele aprire in una padella capiente coperta. Fate raffreddare, sgusciatele tenendone qualcuna col guscio per guarnizione, infine filtrate il liquido.
Frullate gli asparagi aggiungendo l'acqua delle cozze poco alla volta e assaggiando in modo da dosare la sapidità e raggiungere la cremosità o fluidità desiderata (aggiungendo eventualmente anche il brodo di verdura non salato) . Stessa operazione per il curry e il green chilli, poco alla volta e assaggiate, regolando secondo il proprio gusto, tenendo presente che le spezie devono esaltare non coprire i sapori.

Infine tagliate a dadini il pane e tostatelo in padella antiaderente o in forno.
Scaldate la vellutata d'asparagi, disponetela in singole zuppiere, aggiungete una manciata di cozze sgusciate e un paio con il guscio, finite con i riccioli di asparago crudo, i crostini, un rametto di fiori di piselli selvatici (non sono solo decorativi, sono commestibili, hanno un gusto dolce che richiama quello dei piselli) e completate con  un giro d'olio cultivar casaliva che si armonizza con la spiccata nota vegetale e amarognola dell'asparago e il piccante delle spezie.






VITELLO TONNATO IN STILE CEDRONI PER IL CALENDARIO DEL CIBO ITALIANO AIFB

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Giornata nazionale del vitel toné secondo il Calendario del cibo italiano Aifb, ambasciatrice Antonella Eberlin del blog Cucino io

Il vitel toné, o vitello tonnato che dir si voglia, è un piatto un po' controverso non soltanto per le  teorie sulla sua origine o paternità e disquisizioni circa la sua formula ideale, con o senza maionese e addirittura con o senza tonno, ma anche a causa dei favori e degli sfavori di cui ha goduto a seconda delle mode e delle epoche.
Per la mia generazione (classe 1963) e nella mia zona d'origine, la provincia milanese,  il vitello tonnato è il piatto che non mancava mai nei buffet o negli antipasti classici delle feste, come l'insalata russa e gli affettati misti. Era il piatto forte della mamma, quello con la salsa tonnata, preparata con la maionese fatta in casa,  che nappava senza parsimonia delle tenere fettine di vitello un po' venate di grassino, disposto in grandi vassoi e sulla cui superficie si creavano decorazioni floreali o geometrie di cetriolini, peperoni e altre verdure in agrodolce.
Secondo usanza di famiglia,  rappresentava anche un gradito piatto unico estivo accompagnato dall'inseparabile insalata di fagiolini verdi (cornetti a Milano) e patate lesse.
Bandito dai menu della nouvelle cuisine e in seguito dimenticato o semplicemente ignorato durante il fermento della cucina contemporanea, perché considerato  non solo démodé ma pure grossolano, negli ultimi anni si è riaffacciato timidamente sulla scena gastronomica grazie al recupero di ricette dimenticate, rinominate "vintage" che fa più figo!

Per approfondimenti storico-culturali sul vitel toné, consiglio di leggere l'interessantissimo  post di Antonella, in calce al quale c'è una lista di chi contribuisce con varie versioni o interpretazioni dello stesso.
Da parte mia ho deciso di proporre un'interpretazione di vitello tonnato molto particolare liberamente tratta dal libro MORENO CEDRONI, collana Grandi Cuochi, Giunti editore.



Ingredienti per 6 persone

400 g di girello di vitello
500 g di tonno precedentemente abbattuto a - 15° C per 96 h, vedi prassi per il consumo domestico di pesce crudo
2 carote medie + 1 piccola
2 zucchine medie
1 gambo di sedano
1/2 cipolla rossa
1-2 acciughe sotto sale
15 g di capperi sotto sale
olio evo cultivar nocellara (delicato e fresco, dal profumo e gusto  intenso di foglia di pomodoro)
latte qb
aceto di mele
zucchero di canna
sale, pepe in grani
alloro fresco
germogli


Nella ricetta di Cedroni c'è un'ulteriore salsa al nero di seppia che solitamente amo ma che in questo caso non ho voluto inserire anche se a livello cromatico avrebbe avuto un'ottima riuscita, col senno di poi....
Inoltre la salsa tonnata è diversa, io ho utilizzato il tonno fresco, lui quello sott'olio e la cottura del vitello fatta sottovuoto a bassa temperatura, 65° C per 12 ore, pratica decisamente difficoltosa nelle cucine domestiche a meno di non disporre di un roner. Non ultimo nella ricetta di Cedroni c'era anche della gelatina in agrodolce, ho sfruttato l'idea dell'agrodolce ma ho inserito delle verdure anziché la gelatina. Come ho detto sopra, la mia versione di vitello tonnato è solo ispirata e liberamente tratta da quella del grande chef!

Ho marinato il vitello nel latte per una notte, come da ricetta originale, in seguito l'ho scolato dalla marinata e cotto in una pentola "vapor control" che ha un'intercapedine dove viene inserita dell'acqua per cotture assolutamente senza grassi, a fuoco bassissimo  per ca 2 h.

Ho lessato una fetta di tonno da 100 g circa in un court bouillon con sedano, cipolla, carota, pepe in grani e alloro. Una volta raffreddato, l'ho inserito nel bicchiere di un frullatore a immersione e frullato con l'acciuga e i capperi ben dissalati, aggiungendo olio a filo e un pochino di brodo di cottura del tonno e montando fino ad ottenere una salsa spumosa e liscia.

Per le verdure in agrodolce, ho tagliato a bastoncini zucchine e carote e le ho spadellate molto velocemente in padella antiaderente con un'idea d'olio, sfumate con una generosa spruzzata di aceto di mele, con l'aggiunta di un cucchiaio di zucchero di canna e un cucchiaino di sale. Bastano un paio di minuti, devono rimanere ben croccanti.

Ho affettato il vitello a temperatura ambiente e poi ritagliato in quadrati seguendo la foto del libro  di Cedroni.  Tagliato il tonno a bastoncini, della stessa misura dei quadrati del vitello, e piastrato per pochi secondi per lato in padella antiaderente. Appena si forma una cornicina chiara tutto intorno, è pronto. E' un tataki, va scottato appena. Infine si taglia a fettine.

Per comporre il piatto, ho disposto le verdure in agrodolce in senso diagonale in un piatto quadrato, contornate da mucchietti di germogli misti, sopra ho steso le fettine di tonno e vitello e completato con qualche punto di salsa tonnata.  













PESCE SPADA IN AGRODOLCE AL MIELE DI FIORI D'ARANCIO PER IL CALENDARIO DEL CIBO ITALIANO

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Oggi si celebra la Giornata Nazionale del Miele, secondo il Calendario del Cibo Italiano Aifb di cui è ambasciatrice Susanna Canetti del blog Afrodita's kitchen

L'argomento è vasto, complesso ed affascinante. Susanna approfondisce ogni aspetto tecnico ma anche storico-culturale nel suo articolo che suggerisco di leggere e gustare!

Il miele, non per niente da sempre conosciuto come nettare degli dei, è un prodotto di grande valore biologico e nutrizionale. Non è un semplice addolcitore, sostituto dello zucchero, è un prezioso alleato della nostra salute, un tocca sana per molti aspetti, vero antibiotico naturale, antibatterico, antinfiammatorio per le vie respiratorie; può essere, a seconda delle tipologie, sedativo, diuretico e addirittura vermifugo! Consiglio, in proposito,  questo  dettagliato articolo sugli usi farmacologici del miele del Dr Meyers, ospitato dal blog Burro e Miele di Eleonora

Fra le varietà che preferisco e che uso anche per cucinare: acacia, tiglio, castagno, fiori d'arancio.
Amo il gusto agrodolce e lo utilizzo spesso nelle marinate o in cottura, per addolcire e profumare a seconda degli ingredienti con cui lo abbino.

Contribuisco alle celebrazioni odierne dedicate al miele con un piatto eseguito di recente in occasione della sfida Mtchallenge n 54 proprio dedicata al miele,  il mio inno alla Sicilia:

PESCE SPADA IN AGRODOLCE CON MIELE AI FIORI D'ARANCIO


 Ingredienti per 2 porzioni come secondo piatto o 4 come antipasto

400 g di pesce spada in tranci di cm 1-1,5 di spessore
100 g di cipolla rossa tipo Tropea o di Certaldo
1 arancia navel Igp Sicilia da spremuta, non trattata
1 arancia tarocco da tavola Igp Sicilia non trattata
50 ml aceto di mele bio
20g (per le cipolle) +10 g (per lo spada) di miele di fiori d'arancio di Sicilia
2 cucchiaini di colatura di alici di Cetara (o una valida alternativa siciliana se conosciuta)
2-3 foglio di alloro + 1 rametto di rosmarino di macchia
qualche ciuffo di finocchietto selvatico 
una manciata di pistacchi di Bronte non salati
olio evo dop Monti Iblei qb (cultivar Tonda Iblea con sfumature agrumate e floreali, in particolare zagara)
farina 00, acqua, brodo di verdure o pesce, sale qb

Togliere la pelle ai tranci di spada, scartare la spina centrale, tagliare la polpa a tocchetti.
Scaldare pochi secondi nel microonde al minimo o a bagno maria il miele per la marinata, emulsionarlo con 2 cucchiai d'olio, 2 cucchiaini di colatura di alici e il succo di mezza arancia navel. Disporre i tocchetti di spada in una pirofila e coprire con la marinata, aggiungere le scorze di mezza arancia tarocco, qualche ciuffo di rosmarino e un paio di foglie di alloro spezzettate. Impregnare bene lo spada, coprire con pellicola e porre in frigorifero per almeno due ore.

 Affettare la cipolla, rosolarla in padella con 2 cucchiai d'olio e una foglia d'alloro spezzata. Emulsionare l'aceto con il restante miele  sciolto, come sopra, il  succo di mezza arancia navel e due cucchiai d'acqua. Versare l'emulsione sulle cipolle, far stufare a fuoco dolce fino a che la salsa accennerà ad addensarsi senza asciugare. Le cipolle dovranno rimanere croccanti e bagnate, eventualmente allungare con altra acqua/succo d'arancia.  Basteranno 3-4 minuti in totale. Regolare di sale (la punta di un cucchiaino).

Prelevare i tocchetti di spada dalla marinata, eliminare le bucce d'arancia e le erbe, passarli nella farina. Rosolarli a fuoco vivace un paio di minuti per lato  in padella antiaderente con due cucchiai d'olio, bagnare con un po' di liquido della marinata.

Disporre i bocconcini di spada in un piatto da portata, deglassare il fondo di cottura con qualche cucchiaio di brodo di verdure o di pesce delicato (es. rombo), far addensare qualche minuto. Nappare il pesce con la salsa ottenuta, coprire con uno strato di cipolle e tutto il loro sughetto.
Se resistete a non papparvelo tutto subito, lasciatelo riposare  qualche ora;  dopo un giorno di riposo  sarà ancora meglio. 
Ideale a  temperatura ambiente o appena intiepidito. Al momento di servirlo, cospargere con scorza d'arancia grattugiata fresca, qualche spicchio d'arancia pelato al vivo, granella di pistacchi e ciuffetti di finocchietto selvatico.

NOTE: inutile sottolineare che il miele ai fiori d'arancio è l'ideale per questo piatto in abbinamento all'arancia, si esaltano a vicenda.
Il finocchietto selvatico,  che adoro, è un ingrediente sicilianissimo, che esalta i piatti di pesce, soprattutto pesce azzurro (basti pensare alla pasta con le sarde e finocchietto). Personalmente lo gradisco  maggiormente a crudo, qui  conferisce al piatto una nota erbacea fresca ed aromatica che contrasta e armonizza l'agrodolce che  gioca su un equilibrio molto delicato.

OPTICAL CHEESECAKE ALLA RICOTTA DI BUFALA CON CRACKERS NERI ALLE ACCIUGHE, POMODORO E BASILICO

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OPTICAL CHEESECAKE ALLA RICOTTA DI BUFALA CON CRACKERS NERI ALLE ACCIUGHE, POMODORO E BASILICO

La mia proposta salata per l'Mtc n 57 IL CHEESECAKE, sfida lanciata da Anna Luisa e Fabio del blog Assaggi di Viaggio, vincitori della sfida precedente sui biscotti.

Non potevo certo deludere le attese, le acciughe mi sono state reclamate a gran voce ed eccovi serviti tutti quanti! Niente di più semplice comunque, basta infilare le acciughe salate nella base e il gioco è fatto. Non ho voluto contaminare il latticino, ho preferito lasciarlo neutro e giocare invece con base e topping per esaltare la  ricotta di bufala, dotata, comunque, di una sua netta personalità e di  una delicata  sapidità. Un cheesecake molto mediterraneo dunque con acciughe salate, bufala, pomodoro e basilico, ricordo di una pizza? forse.........


Ingredienti per 2 cheesecake monoporzione, stampo tondo 7cm diametro, stampo quadrato 7 cm lato, h 4 cm*

Crackers neri alle acciughe
100 g di farina 00
5 g di nero di seppia fresco
3 cucchiai di olio evo
2 cucchiai d'acqua
1/2 cucchiaino di lievito istantaneo in povere
NO SALE

Base cheesecake
80 g di crackers
40 g di burro
2 acciughe sotto sale
colatura di alici qb

Crema di ricotta
140 g di ricotta di bufala campana
80 g di yogurt di bufala
20 g di panna liquida
1 cucchiaino di colatura di alici
4 g di colla di pesce in fogli

Gelatina di pomodoro
250 ml di passata di pomodoro datterino
acqua qb
1 spicchio d'aglio
olio evo, sale
1/2 cucchiaino di agar agar in polvere

Gelatina di basilico
Un mazzetto di basilico
200 ml di acqua 
ghiaccio
Olio evo, sale
1/2 cucchiaino di agar agar in polvere

* dosi abbondanti, si può riempire anche un terzo stampino più piccolo


Per i crackers neri:  Mescolare la farina con il lievito, impastare con l'olio e il nero sciolto nell'acqua. Stendere al mattarello, tra due fogli di carta da forno, in una sfoglia di 2-3 mm di spessore. Cuocere in forno a 180° C per 10-15 minuti. Lasciar raffreddare, spezzettarli grossolanamente e in seguito   tritarli  nel mixer.
NB: Questi crackers sono stati concepiti per poi essere mescolati a burro e acciughe ma se volessimo farli da consumare da soli, basta salarli e tagliarli con la rondella prima di infornarli.

Dissalare e diliscare le acciughe, sciacquandole abbondantemente sotto acqua corrente. Asciugarle con carta assorbente, tritarle su un tagliere fino a ridurle in pasta. Unirle  al burro sciolto, versare sopra ai crackers tritati, amalgamare bene il tutto e regolare di sapidità aggiungendo eventualmente della colatura di alici. Il composto dovrà risultare ben sapido. 
Pressare il composto negli stampi  e mettere in frigo a rassodare

Per la gelatina di pomodoro:  in mancanza di pomodori maturi buoni, meglio usare una buona passata casalinga. La mia è di datterino dello scorso anno, fatta a fine settembre con pomodori datterini perfettamente maturi e dolcissimi.
Far stufare l'aglio, spellato e schiacciato, con un po' d'olio e un cucchiaio d'acqua, insaporire la passata per qualche minuto, allungare con un pochino d'acqua. Togliere l'aglio, regolare di sale, passare al colino e raccogliere 200 ml di liquido. Sciogliere l'agar agar a freddo nel liquido di pomodoro, portare a bollore, spegnere e riempire uno stampino foderato di pellicola, in modo da ottenere uno strato di 6-7 mm. Lasciar raffreddare fuori dal frigorifero fino all'uso.

Per la gelatina di basilico. Non ho fatto la clorofilla perché volevo solo l'acqua di basilico, profumata ma non eccessivamente concentrata nel gusto. Poi mi sono pentita perché il colore ovviamente non è risultato un bel verde brillante ma il gusto mi ha soddisfatto.
Ho frullato semplicemente il basilico con il ghiaccio, un pochino d'olio e sale e fino a questo passaggio, il colore verde brillante è garantito ma poi, unito l'agar agar, come sopra, e portato a bollore, la clorofilla si è addensata lungo i bordi, ho filtrato con una garza sottile perché non volevo il pulviscolo nella gelatina. E il colore ne ha sofferto ma il gusto era quello che desideravo. Ogni scelta implica una rinuncia!
Ho fatto rassodare in uno stampo rivestito di pellicola, come per la gelatina di pomodoro.

Crema di ricotta: mettere a bagno i fogli di gelatina, quando sono ben ammorbiditi, strizzarli e scioglierli nella panna riscaldata. Lasciar intiepidire un poco, unire alla ricotta e infine amalgamare anche lo yogurt. Regolare appena di sale con un cucchiaino scarso  di colatura di alici. Versare il composto negli stampi sopra alla base di crackers neri, cercando di livellare perfettamente la superficie. Porre in frigorifero a rassodare. Infine sformare sopra al piatto da portata.

Togliere le gelatine dagli stampi aiutandosi con i lembi della pellicola. Appoggiarli su un tagliere, usare gli stessi coppa pasta dei cheesecake, ripuliti,  per ritagliare un quadrato verde e uno rosso, un disco verde e un disco rosso. Con un centimetro misurare e tagliare con precisione in quattro sia il quadrato che il disco.  Montare gli spicchi e i quadrati,  a colori alternati, sopra i cheesecake  come nella foto. 















ACCIUGHE MARINATE ALLE FRAGOLE

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Non poteva che essere  Dolcissima Stefy, ovvero Stefania Pigoni,  l'ambasciatrice della giornata nazionale delle fragole secondo il Calendario del Cibo Italiano Aifb. Il suo blog è un tripudio di dolci con le fragole. E' la prima associazione mentale fragole=dolce,  la più sfruttata e diffusa.
Ma non è un assioma assoluto.
Chi ricorda il leggendario risotto con le fragole e spumante degli anni '80? Fragole in un piatto salato, certo!
Ma non è l'unico esempio, che dire del gazpacho di fragole e pomodori? o di aggiungerle semplicemente ad un misto di crudité di verdure e insalate leggermente amarognole come rucola e indivia belga? o preparare una salsa agrodolce con aceto balsamico per accompagnare un bollito di mare?
Come tanta altra frutta, la fragola, anche quando è ben matura, ha sempre una gradevole vena acida e sposa a meraviglia anche il crudo di mare, soprattutto i crostacei, contrastandone la grassezza.
Funziona anche sul  pesce, azzurro per esempio, vedi tonno, pesce spada e perché no? le mie adorate acciughe. Provare per credere!

Ho deciso dunque di contribuire a questa giornata con una marinata alle fragole sperimentata sia su un carpaccio di tonno che sulle acciughe crude con successo.


Marinata per 10-12 acciughe:

10-12 acciughe decongelate*
1 cucchiaio di aceto balsamico
1 cucchiaio di salsa di soia
1 cucchiaio scarso di zucchero di canna
2 cucchiai d'acqua
succo di 1/2 arancia e 1/2 limone
un cucchiaino di semi di finocchio
5-6 fragole mature
olio evo dal gusto delicato, media piccantezza, non amaro

*Come da prassi per il consumo di pesce crudo, le acciughe dovranno essere preventivamente passate o nell'abbattitore o nel congelatore domestico (96 ore a -15° C, 60 ore a -20° C, 12 ore a –30° C, 9 ore a -40° C) e poi decongelate. Vedi raccomandazioni rischio ANISAKIS



Mettere in un pentolino l'aceto, la salsa di soia e lo zucchero con l'acqua e portare a bollore, spegnere, aggiungere le fragole tagliate a tocchettini,  il succo dei due agrumi, i semi di finocchio e versare la marinata ancora calda sulle acciughe distese in una pirofila. Lasciar marinare per 2-3 h.

Scolare infine le acciughe dalla marinata, disporle su un piatto da portata e condirle con le fragole ripescate dalla marinata con qualche seme di finocchio e un pochino di liquido della marinatura, emulsionato con olio evo.




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