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BLU&ACCIUGHE, 21-22 GIUGNO, CASTIGLIONCELLO

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Castiglioncello ha scelto l'acciuga, il pesce più blu per creare l'evento principale della Notte Blu 2014 della costa Livornese, sabato 21 giugno.
Sarà un itinerario cultural-gastronomico che coinvolgerà tutti i Ristoranti , Enoteche e Pizzerie di Castiglioncello che avranno nei loro menù piatti di loro creazione a base di acciughe ed interverranno con incursioni nelle attività del territorio.
La popolazione sarà coinvolta nella gara "Sfida all'ultima acciuga "una gara culinaria per non professionisti del comune di Rosignano Marittimo e limitrofi, che avrà per tema le  acciughe e che porterà  alla premiazione di tre finalisti. Regolamento qui sotto.

Nel pomeriggio si terrà un mini convegno " Anisakis? No grazie ", dove un medico, un biologo marino ed uno chef ci parleranno dei rischi derivanti dal consumo del pesce crudo.

 
Poteva mancare Poverimabelliebuoni ad una manifestazione sulle acciughe?? La sottoscritta terrà infatti, in serata, un Cooking Show in cui presenterà  i   Bons Bons d'acciughe al sesamo su cucchiai d'indivia con pinzimonio di verdure, che saranno poi offerti al pubblico, accompagnati  dai cantuccini alle acciughe, capperi e pinoli, e annaffiati dai vini Fortulla di produzione Agrilandia, Castiglioncello. 

Tutte le attività di Castiglioncello si vestiranno di Blu e accenderanno la notte con lanterne e musiche  in attesa dell'alba della Domenica  dell'Arcobaleno della Toscana, 22 giugno,   che inizierà con la 1° Skirt Bike  di Castiglioncello e proseguirà con musica e street art in tutto il territorio e le degustazioni dei cibi di eccellenza della nostra bellissima Toscana.
 
Sedi, orari e programma dettagliato a breve.
 
Ma intanto prepariamoci a cucinare acciughe!!! Questo il regolamento:
 

“SFIDA ALL’ULTIMA ACCIUGA”

 gara culinaria per BLU&ACCIUGHE,  Castiglioncello, 21 giugno 2014,
a cura del
 CCN Castiglioncello in collaborazione con POVERIMABELLIEBUONI


 

. la sfida è rivolta a  non professionisti e foodblogger del comune di Rosignano Marittimo & limitrofi

. tema:  ACCIUGHE ESTIVE – ANTIPASTI E FINGER FOOD:  i piatti dovranno  esprimere la freschezza, i colori e il brio dell’estate castiglioncellese e dovranno essere presentati come antipasti o finger food

. possono essere utilizzate sia acciughe fresche che conservate, quest’ultime purchè protagoniste principali del piatto

.  le ricette, complete di ingredienti e descrizione di esecuzione,  devono essere inviate, corredate da almeno uno foto,  a:  ccn.castiglioncello@gmail.com e a poverimabelliebuoni@gmail.com   entro le h 24 del  16 giugno ,  specificando nome e cognome dell’autore, indirizzo di residenza e contatto telefonico

.  6 finalisti saranno selezionati e invitati  ad eseguire il proprio piatto  dal vivo, nella giornata di Blu&Acciughe, 21 giugno,  per  una commissione composta da  giornalisti e critici enogastronomi e chef che giudicherà i piatti e sceglierà  e premierà tre vincitori.

. i finalisti saranno avvisati entro il 19 giugno e saranno comunicati tutti i dettagli circa sede ed orari

. l’autore della ricetta prima classificata riceverà in omaggio  una cena per 2 persone in un ristorante di Castiglioncello,  il secondo e terzo classificato riceveranno un omaggio in prodotti gastronomici



 

Buon lavoro!


 
 
 

 

 

IL PESCE DIMENTICATO E LA FORMULA ANTI-SPRECO

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IL PESCE DIMENTICATO E LA FORMULA ANTI-SPRECO
UN PRANZO ALLA CARITAS SANCISCE L’AVVIO DELLA NUOVA PIATTAFORMA
  
Il progetto sul Pesce Dimenticato, promosso da Regione e Unioncamere Toscana, che da tre anni si batte per tutelare la salute del nostro mare, raddoppia gli sforzi contro gli sprechi.
La campagna promozionale, infatti, è stata creata apposta per evitare lo spreco di pesce buono e sano (il Pesce Dimenticato) che viene spesso rigettato a mare e quindi sprecato, perché non ha un mercato sufficientemente redditizio. Un prodotto che normalmente viene considerato “scarto” e che, non opportunamente valorizzato e commercializzato, rischia di rimanere tale.
Quest’anno la lotta contro lo spreco raddoppia grazie ad un’importante “esperienza pilota” che vedrà consegnare alla Caritas Toscanagratuitamente l’invenduto di alcune cooperative di Lega Pesca della nostra regione. Attraverso la creazione di un punto di raccolta e di distribuzione del prodotto ittico non venduto a fine giornata. Si riesce così a mettere in comunicazione eccedenze (lo spreco alimentare è uno scandaloso paradosso del nostro tempo: un terzo del cibo prodotto nel mondo per il consumo umano è perduto o sprecato) e bisogni, ma sempre garantendo le qualità organolettiche, nutrizionali e di freschezza.
Per sancire quest’evento si è tenuto ieri ,  presso la mensa Caritas di via Baracca a Firenze,  un pranzo a favore degli ospiti abituali della Caritas. I piatti sono stati preparati dai ragazzi dell’Istituto alberghiero Buontalenti, già coinvolti nel progetto “Il Pesce Dimenticato dalla rete alla cattedra”, con la supervisione dello Chef di Vetrina Toscana Maurizio Marsili (nella foto) di Locanda Vigna Ilaria che ha messo a servizio dell’iniziativa la sua capacità nel preparare un menù accurato e sostenibile utilizzando pesce dimenticato.
Il pranzo è stato realizzato con il sostegno di Unicoop Firenze che ha collaborato con il progetto fin dagli esordi condividendone la filosofia. 

Un particolare occhio di riguardo - hanno commentato Regione e Unioncamere Toscana - quest’anno viene rivolto al sociale “RI-utilizzando” nelle mense dei meno abbienti l’invenduto, il non usato, contribuendo ad evidenziare e contrastare uno dei paradossi del nostro tempo: un aumento dello spreco, in questo caso alimentare, anche in presenza di un costante allargamento della soglia della povertà. Per questo motivo questa terza fase del progetto cercherà di creare un trait d’union tra il mondo dei pescatori, quello legato alla trasformazione e al consumo consapevole con particolare attenzione al sociale, per consentire il consumo del “Pesce Dimenticato” anche da parte di coloro che il mondo non deve “dimenticare”. Ambiente, salute, solidarietà sono le tre parole che legano il difficilissimo lavoro dei nostri pescatori e questo ottimo prodotto della tradizione culinaria regionale”.  
 
Un progetto che oltre a tutelare il ciclo di vita del pesce, adesso ne segue anche il “ri-ciclo”, per poter portare sulle tavole con maggiore frequenza un prodotto sano, fresco commercialmente competitivo e  sostenibile,  perché tutti hanno il diritto di mangiare bene.
 

LA MOSTELLA

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Da un po' di tempo collaboro con il progetto Il Pesce Dimenticato, ne ho parlato spesso sul blog.

 
Fra i tanti pesci che sono stata invitata a provare, c'era la Mostella o Musdea, di cui avevo letto o sentito parlare ma che non avevo proprio mai visto sui banchi dei pesci.
Come al solito incomincio a tartassare di richieste la mia pescheria di fiducia ma pare che queste Mostelle siano difficili da reperire anche perché ce ne sono poche e i pescatori se le tengono per sé, mica stupidi :-)
Ho capito perché quando finalmente l'ho trovata e l'ho assaggiata.
Brutta a vedersi, non invita proprio, ma sono abituata a pesciacci poveri, brutti ma buoni che sul blog trasformo in Poveri ma Belli e Buoni anche se "povero" non piace molto come definizione ma ha un impatto facile ed immediato, e comunque il titolo del blog non si cambia!!
 
Più che brutta è un po' scialba ma le sue polpine sono squisite, niente da invidiare ad un capponcino!! Perfetta quindi per un umido, lessata o al vapore.
Ho optato per l'acqua pazza, cotta cioè nella pescera con aglio, olio evo,  pomodorini, capperi, acqua di mare e acqua naturale (proporzione 3:1), prezzemolo, niente sale perché avevo già l'acqua pazza, cioè quella di mare. (per il contest de Le Strade della Mozzarella ne avevo ordinato un cartone, cioè 6 bottiglie da 2 l, ne ho una discreta scorta)
 
Mentre preparavo il post e cercavo conferme, in internet, alle mie conoscenze su questo pesce,  ho ripescato un articolo de Il Tirreno dello scorso anno,  con un'intervista ad uno chef di Castiglioncello che conosco bene, Enrico Faccenda,  che decanta le qualità delle carni della mostella, conferma quello che ho appena scritto e guarda caso anche lui la cucina all'acqua pazza!
 
Mostella di fondale quella più grande e chiara, mostella di scoglio quella in primo piano, più piccola
 
 
Inutile dire che è un pesce del nostro mare, vive sia in fondali fangosi che intorno agli scogli, quest'ultime sono le più pregiate. Il prezzo varia a seconda del mercato ma in confronto ad altri pesce più blasonati, costa mediamente un terzo, da € 6-7, quelle di fondale a 10-12/kg quelle di scoglio!! Capponi/Scorfani e gallinelle, intorno ai 30 €!!
 
Io romperei le scatole alle pescherie per farmele procurare!!!
 
 

INSALATA DI FARRO E SGOMBRO IN AGRODOLCE

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Calo di creatività? Può essere....ed è pure comprensibile, almeno a me succede così, se mi spremo troppo e a lungo, poi inevitabilmente ho bisogno di una pausa di recupero, è fisiologico! E diamo pure colpa all'età.....
A dire la verità però non ho proprio avuto tempo di pensare, elaborare, creare in cucina perché impegnatissima su molti altri fronti a livello organizzativo, altri pensieri ed elaborazioni che mi hanno catturato tutta l'energia.
Poi vogliamo pure metterci quell'ondata di caldo improvvisa, la scorsa settimana,  insopportabile e troppo in anticipo??
Se non altro abbiamo attivato il giardino, il tavolino sul terrazzo, le sdraio. E via con le insalatone e  i piatti freddi.
 
In pescheria c'era una cassa di sgombri bellissimi, turgidi e lucidi, pareva volessero guizzare fuori da un momento all'altro! Gridavano: prendici, prendici! Li ho accontentati!
 
Ricordo che lo scorso anno inaugurai il giardino proprio con un piatto di sgombri, per la precisione: POLPINE DI LANZARDO (o sgombro cavallo)  IN MARINATA AGRODOLCE-AROMATICA
riciclo l'idea, aggiungo verdure sempre in agrodolce e ci condisco il farro. E la cena è servita! Non è chic e non impegna neppure ma è proprio buona!
 
 
 
Ingredienti per 2 persone
 
2 sgombri o lanzardi da 300 g cad
1/2 cipolla rossa di Certaldo o Tropea fresca
aceto di mele, olio evo toscano, sale, zucchero
1 carota media, 1-2 gambi di sedano, 1 falda di peperone rosso e 1 falda di peperone giallo
semi di coriandolo
coriandolo fresco
una manciata di capperi sott'aceto ben sciacquati e scolati
150 g di farro
 
Lessare il farro in acqua salata, scolare e lasciar raffreddare.
 
Sfilettare i lanzardi, levare accuratamente con le pinzette ogni piccola lisca residua. Cuocerli al vapore pochi minuti (3-4 ' saranno sufficienti), posizionandoli nel cestello dalla parte della pelle. Toglierli dalla vaporiera scartando la pelle (che rimarrà strategicamente appiccicata sul fondo). Disporre le polpe ottenute  in una pirofila, lasciarli stiepidire e poi irrorarli con un'emulsione di olio evo, aceto di mele, sale, un po' di zucchero e le cipolle affettate finemente. Lasciarli marinare almeno mezza giornata, avendo cura di irrorare di tanto in tanto i filetti con il liquido della marinata.
 
Tagliare le verdure a bastoncini, saltarle in padella con poco olio, i semi di coriandolo schiacciati e tritati grossolanamente, una spruzzata di aceto di mele, un pizzico di sale, un po' di zucchero. Cuocere un paio di minuti appena, le verdure devono rimanere croccanti.
 
Unire le verdure raffreddate al farro, mescolare aggiungendo qualche cucchiaiata della marinata degli sgombri. Posizionare le polpe di sgombro con le cipolle sopra al farro. Cospargere con foglioline di coriandolo fresco e servire.
 
 
 
 
 

LA SFIDA ALL'ULTIMA ACCIUGA PER BLU&ACCIUGHE, CASTIGLIONCELLO, 21 GIUGNO 2014

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Il programma di Blu&Acciughe e la mappa di tutte le attività castiglioncellesi per la
 
 
Eccoci al rush finale per BLU&ACCIUGHE!!
 
Come anticipato nel mio post del 28 maggio, ho collaborato con il CCN di Castiglioncello per la realizzazione dell'evento, il cui programma prevede una serie di attività, aperte al pubblico e gratuite, che si svolgeranno nel parco dell'accogliente Hotel Atlantico di Castiglioncello:
 

h 17 " Anisakis? No grazie ", mini-convegno sui rischi derivanti dal consumo del pesce crudo. Relatori:  Dr Giorgio Vaudagna, endocrinologo,  Dr. Giacomo Marino, biologo marino e lo chef  Michele Maltinti del ristorante Lo Scolapasta di Castiglioncello 
 

h 18Finale  della "Sfida all'ultima acciuga " , gara culinaria  rivolta a  non professionisti e food blogger del comune di Rosignano Marittimo &    limitrofi con tema:   ACCIUGHE ESTIVE – ANTIPASTI E FINGER FOOD, a cura del CCN di Castiglioncello in collaborazione con Poverimabelliebuoni di Cristina Galliti.
Sei finalisti, selezionati fra gli autori delle ricette pervenute, eseguiranno i propri piatti per una commissione composta da Giorgio Dracopulos, giornalista enogastronomo La Tavolozza del Gusto, Il Corriere del Vino, Ognisette, Cinzia Gorla, giornalista enogastronoma della Nazione, Daniela Mugnai de Il Pesce Dimenticato, Vetrina Toscana, e la chef Silvia Volpe dell'Osteria Bacco&La Volpe di Castelnuovo M.ia, Li.  che giudicheranno e premieranno tre vincitori.
Al primo classificato sarà omaggiata una cena per due persone in un ristorante di Castiglioncello. Simpatici omaggi anche per il secondo e il terzo classificato. 
 

h 19.30 La serata culminerà con un Cooking Show tenuto da Cristina Galliti, (cioè io),  che da anni veicola i suoi piatti a base di acciughe attraverso il suo blog http://poverimabelliebuoni.blogspot.it 
Il piatto realizzato durante lo show : BONS BONS D’ACCIUGHE AL SESAMO SU CUCCHIAI D’INDIVIA CON PINZIMONIO DI VERDUREsarà offerto al pubblico, accompagnato dai CANTUCCINI ALLE ACCIUGHE SALATE, CAPPERI E PINOLI, sempre made in Poverimabelliebuoni, e da una  degustazione di vini Fortulla dell’azienda Agrilandia di Castiglioncello. 
 
 

Pubblico di seguito l'elenco delle ricette* pervenute per LA SFIDA ALL'ULTIMA ACCIUGA che sono state inviate  ai membri della giuria per la selezione dei finalisti.
Ringraziamo  tutti i partecipanti alla gara e comunichiamo  che i finalisti saranno avvisati privatamente entro un paio di giorni e in seguito annunciati pubblicamente.
Invitiamo comunque  tutti quanti a partecipare all'evento e a condividerlo fra amici e conoscenti (vanno bene anche i parenti naturalmente!) e auguriamo a tutti buon divertimento!!
 
* Le ricette sono riportate in ordine casuale, dove non è disponibile il link per l'approfondimento della ricetta, per alcune ricette ho annotato sommariamente gli ingredienti principali, tranne quelle i cui ingredienti sono già espressi nel titolo!
 
Last but not least:  tutte le ricette di questa sfida saranno inserite nella mia raccolta UN'ACCIUGA AL GIORNO2!!! E se ne avete altre, contribuite ancora....NO LIMIT!!! GRAZIE!
 
 
Shamira Gatta di Livorno, Blog Lovely Cake,  con due proposte:



 
 
 
Silvia Iacoponi, di Castiglioncello, Blog Pane e pomodoro,  
 
 
Enrica Palandri, Livorno, blog Una cena con Enrica
 
 

Daniele Fedi, Livorno, portale Le Nostre Ricette con
 

Emma Turini, Castiglioncello, Blog AMORE AI FORNELLI  con TORTINO DI ALICI AROMATIZZATE AL TIMO CON PATATE E POMODORI CONFIT
 
 
Flavio Ricotti, Rosignano con LE UOVA D'ACCIUGHE
(Acciughe crude marinate con limone, perle di pasta d'acciughe e limone con colorante blu)
 
 
Calogero Rifici, Livorno, blog Peperoncino e dintorni con
LE ACCIUGHE DEI MONDIALI: 3-3-3-1
(quadrotti di acciughe, cicoria, pomodorini secchi, pan grattato, salsa verde con rucola, pistacchi e jalapeno, rossa : pomodori, peperoni e noci, bianca: yogurt, ricotta, pinoli e peperoncino)
 
 
Stefania Milani, Castiglioncello con INTROSPEZIONI MEDITERRANEE IN ....ACCIUGA
(acciughe farcite con cous cous alla curcuma e verdure, salsa melanzana, yogurt e menta)
 
 
 
Marina Istomina, Castiglioncello  con INVOLTINI D'ACCIUGHE CON CAPPERI E LIMONI
 
Paolo Niccolini, Rosignano con
ACCIUGHE MARINATE A CALDO CON COUS COUS DI FRUTTA PICCANTE
 E SALSA AL RIBES
 
 
Riccardo Meini, Rosignano con FIORI DI ZUCCHINA FARCITI CON ACCIUGHE
(acciughe, pan grattato, aglio prezzemolo, panati e fritti)
 
 
 
12 in totale, poche ma buone, sarà dura per i giudici!!!
In bocca al lupo a tutti!
 
 

I FINALISTI DELLA SFIDA ALL'ULTIMA ACCIUGA, BLU&ACCIUGHE, CASTIGLIONCELLO 21 GIUGNO

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Sarò velocissima, senza tanti fronzoli, ho poco tempo, l'organizzazione di questo evento è abbastanza impegnativa, sto correndo come una lepre in questi giorni, e il bello deve ancora venire! Ma sono contenta ed emozionatissima!!!
 
Ok! Ecco i prescelti   dalla nostra giuria per la finale de  LA SFIDA ALL'ULTIMA ACCIUGA, gara culinaria per non professionisti a cura del CCN di Castiglioncello in collaborazione con Poverimabelliebuoni.
Tema della sfida: ACCIUGHE ESTIVE, finger food o antipasti  che interpretino l'estate castiglioncellese fatta di brio, freschezza, colore e magari anche un po' di glamour!
 
In ordine sparso:
 
 
Calogero Rifici, Livorno, blog Peperoncino e dintorni con
LE ACCIUGHE DEI MONDIALI: FORMAZIONE 3-3-3-1
(quadrotti di acciughe, cicoria, pomodorini secchi, pan grattato, salsa verde con rucola, pistacchi e jalapeno, rossa : pomodori, peperoni e noci, bianca: yogurt, ricotta, pinoli e peperoncino)

 
 
Stefania Milani, Castiglioncello con INTROSPEZIONI MEDITERRANEE IN ....ACCIUGA
(acciughe farcite con cous cous alla curcuma e verdure, salsa melanzana, yogurt e menta)
 
 
Marina Istomina, Castiglioncello  con INVOLTINI D'ACCIUGHE CON CAPPERI E LIMONI
 
 
Paolo Niccolini, Rosignano con
ACCIUGHE MARINATE A CALDO CON COUS COUS DI FRUTTA PICCANTE
 E SALSA AL RIBES
 
 
Shamira Gatta di Livorno, Blog Lovely Cake con   LA PERLA DEL TIRRENO
 
 
Silvia Iacoponi, di Castiglioncello, Blog Pane e pomodoro,  
 
 
 
Congratulazioni ai finalisti e in bocca al lupo!
Grazie ancora anche a  tutti gli altri  partecipanti che sono invitati naturalmente a seguire le attività di Blu&Acciughe, questo sabato 21 giugno, a Castiglioncello, nel parco dell'Hotel Atlantico, via Diego Martelli, 12. Saremo felici di conoscervi tutti!
A sabato!!!
 

BLU&ACCIUGHE, CASTIGLIONCELLO 21 GIUGNO

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E infine anche il gran giorno è arrivato e se n'è andato lasciando tanta euforia fra tutti i partecipanti, soddisfazione per noi organizzatori e sorpresa e gradimento tra il pubblico!
 
E' stato un bellissimo pomeriggio, in una cornice deliziosa, quella del giardino dell'Hotel Atlantico di Castiglioncello. Sia la proprietà che lo staff sono stati gentilissimi ed efficienti, ci hanno offerto un grande supporto logistico e aiuto materiale e li ringrazio ancora di cuore!
 
Che fatica comunque a gestire tutto quanto!! Impegnativa l'organizzazione e l'esecuzione, poi la tensione e l'apprensione che consumano più della fatica fisica. L'adrenalina non mi ha fatto riposare bene per un paio di notti, la vigilia, e la notte successiva ma la stanchezza è stata ampiamente ripagata dalle dimostrazioni di affetto di tutti, che mi hanno veramente riempita di gioia.
 
Desidero ringraziare ovviamente  il Centro Commerciale Naturale di Castiglioncello col quale ho collaborato per la realizzazione di questo evento. Il mio grazie va in particolare a Licia Montagnani, da poco eletta Assessore al turismo, commercio, agricoltura, sport e parchi del Comune di Rosignano Marittimo (di cui Castiglioncello fa parte)  e Vanessa Guidi, neo presidente del CCN, due donne di grande energia, determinazione e capacità ma anche a tutti i soci del CCN che hanno accettato ed apprezzato le mie proposte.
 
Ancora qualche ringraziamento sentito ma doveroso a tutti i partecipanti alla gara, Silvia, Stefania, Marina, Shamira, Paolo e Calogero, sono stati veramente bravissimi a destreggiarsi in una cucina improvvisata e a temperature piuttosto alte.
 
Grazie  alla  nostra giuria che alla fine è risultata essere composta da Giorgio Dracopulos, enogastronomo, Cinzia Gorla, giornalista La Nazione, Silvia Volpe, chef de L'Osteria Il Bacco e La Volpe, Giacomo Marino, biologo marino e Vanessa Guidi, neopresidente del CCN.
 
Non ultimo ringrazio i relatori del convegno ANISAKIS? NO GRAZIE! Dr Giorgio Vaudagna, medico endocrinologo di Rosignano S., Dr. Giacomo Marino, biologo marino e lo chef Michele Maltini del ristorante Lo Scolapasta di Castiglioncello che hanno esposto un tema spinoso e complesso in modo brillante e molto coinvolgente!
 
Ora che ci penso, ce n'è ancora uno da ringraziare, che se n'è stato in disparte solo soletto, tutto il tempo,  ma poi l'abbiamo ricompensato con l'aperitivo finale, il tecnico del suono di Armunia a cui però non ho chiesto il nome!
 
E ora un po' di foto che raccontano da sole lo svolgimento di un pomeriggio indimenticabile!
 
Si parte col convegno presentato dal mitico Giorgio Dracopulos, che si è presentato iperprofessionale con tanto di cronometro per gestire i tempi degli interventi. Li ho talmente stressati col rispetto della tempistica che simpaticamente i relatori, temendo di dilungarsi, chiedevano "quanto tempo mi rimane?". Morale: hanno spaccato il secondo e terminato in perfetto orario alle h 18.00 come da scaletta.
 
 
 
Da sinistra verso destra: Giorgio Dracopulos, Michele Maltini, Giacomo Marino (che non sta dormendo ma è la foto impietosa) e infine Giorgio Vaudagna.
Marino, nomen omen, biologo marino ha offerto una briosa introduzione sul pesce azzurro, sul ciclo biologico delle acciughe, e sul ciclo biologico dell'anisakis. Vaudagna ha parlato delle spiacevoli conseguenze dovute alla parassitosi che può insorgere se malauguratamente si ingerisce l'anisakis con le sue cisti che provocano ulcere intestinali tali da richiedere l'intervento chirurgico ma anche delle semplici allergie dovute al contatto  con il vermetto anche morto congelato!! Ha svolto inoltre un'interessante indagine e ci ha illustrato la casistica mondiale ed italiana relativa alle contaminazioni da anisakis. Infine Michele ha descritto la prassi dell'abbattimento preventivo per il consumo di pesce crudo prevista per legge, elencando temperature e metodologie, soffermandosi sulle differenze fra abbattitore professionale e congelamento domestico.
 
 
La giuria! E la sottoscritta, a cui è toccato il compito di interagire con la giuria, descrivendo ogni portata. Duettando  in particolar modo con il presidente Giorgio Dracopulos, abbiamo intrattenuto il pubblico che da spettatore è diventato partecipe perché siamo riusciti ad improvvisare assaggi per tutti che non erano invece previsti. Un'estemporanea gradita che ha eletto a mascotte della gara, la mini-cameriera: Keira, figlia di una concorrente, Shamira, che si è divertita moltissimo a portare i piattini alle persone del pubblico!!
 
 
 
I piatti in ordine di portata
 
Cous cous con frutta piccante (ananas, mango, kiwi e anguria marinati con olio, lime e peperoncino, cous cous allo zafferano) e acciughe marinate a caldo (brodo di verdure) condite con una vinaigrette olio, limone e peperoncino. Autore: Paolo Niccolini, Rosignano.
 
 
Il profiterole che si crede una bagna càuda dell'eroica Silvia Iacoponi, foodblogger castiglioncellese, che in mezzo ad un trasloco ha trovato qualche ora da dedicare alla nostra gara!!
Bignè  farciti con acciughe spadellate con olio, aglio e semi di finocchio, un pizzico di peperoncino, frullate e mantecate con robiola. La glassa è una crema all'aglio.
 
 
Gli involtini di acciughe, capperi e limone, spadellati con olio, aglio e cipolla, di Marina Istomina, castiglioncellese di origini ucraine. Il piatto si è piazzato al secondo posto.
 
 
Le acciughe dei mondiali, 3-3-3-1,  di Calogero Rifici, la ricetta vincitrice!! Erano presentate in  formazione 3-3-3-1 come una squadra di calcio nella foto originale inviata per il concorso, nel piatto dei giudici per esigenze pratiche, la formazione era ridotta, accompagnata però dalle 3 salsine in omaggio al tricolore italiano. Quattro le  diverse qualità di peperoncini utilizzati, tutti sud americani, che Calogero coltiva sul suo balcone di casa. La ricetta direttamente sul blog di Calogero che non poteva che chiamarsi PEPERONCINI E DINTORNI!!
 
 
I simpatici rotolini di acciughe e cous cous alla curcuma con verdure spadellate e feta, accompagnati da una crema di melanza, yogurt e menta di Stefania Milani, Castelnuovo M.ia, frazione  di Rosignano Marittimo. Il piatto è risultato al 3° posto!
 
 
E dulcis in fundo, proprio come un cioccolatino: LA PERLA DEL TIRRENO
di Shamira del blog Lovely Cake!
Una geniale idea, peccato nella realizzazione gli è scappata un po' di colatura di alici di troppo ed è risultata molto salata ma sicuramente una creazione da ola!!
 
Foto di gruppo!
 
 
I primi tre classificati:
 
 
Calogero riceve una targa ricordo dall'assessore Licia Montagnani e da Vanessa Guidi e, come per  tutti, un bel libro su Madrid e la sua cucina, scritto e omaggiato dal presidente di giuria Giorgio Dracopulos. Al primo classificato una cena per due nel ristorante Station Gallery di Castiglioncello!
 
Per la bella Marina Istomina, seconda classificata, una targa ricordo e un buono per percorso benessere alla SPA della Palestra Ego di Rosignano
 
Idem per la simpaticissima Stefania Milani e buono per la SPA con il libro di Giorgio anche per tutti gli altri concorrenti
 
 
 
E ora arrivo anch'io con la mia bandanina d'ordinanza!
 
 
Che onore essere presentata da un grande esperto di cultura enogastronomica come l'amico Giorgio Dracopuls. Un giro sul suo blog La Tavolozza del Gusto merita!!
 
Una spadellata veloce alle acciughe e poi via con i bons bons che tutti hanno assaggiato insieme ai cantuccini con acciughe, capperi e pinoli, annaffiati dal Fortulla Bianco e Rosato dell'Azienda Agrilandia di Castiglioncello!
 
 
 E una bella targa anche a me!! 
 

Ringrazio Calogero per le foto del mio cooking show, più belle di quelle che ha scattato mio marito!
 
Grazie anche a Daniele Fedi, l'unico dei partecipanti al concorso che, pur non essendo stato selezionato per la finale, sportivamente è venuto come spettatore all'evento, così finalmente ci siamo conosciuti!!
 
E grazie per  la gradita sorpresa di Sara Sguerri di Pixelicious, conoscenza solo virtuale di Poverimabelliebuoni che finalmente si è concretizzata! Sara è senese ma ha  casa a San Vincenzo ed è venuta a trovarmi a Castiglioncello con un gruppo di giovanissimi amici coi quali ho brindato volentieri!
 
Chiudo con un'eloquente foto di un gruppo di allegri  avventori  che hanno fatto onore all'aperitivo che abbiamo offerto e sono rimasti fino all'ultimo.....bon bon e cantuccino! Lo scatto è di mio marito,  questa gli è riuscita  proprio bene!
 
 
 
 EVVIVA LE ACCIUGHE E CASTIGLIONCELLO!!
 
 


TUTTI MATTI PER IL PESCE DIMENTICATO - MONTE ARGENTARIO 27-29 GIUGNO 2014

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“TUTTI MATTI PER IL PESCE DIMENTICATO”

Il comune di Monte Argentario dedica 3 giorni ai festeggiamenti per il Pesce Dimenticato

Si chiude questo fine settimana a Porto Ercole il progetto: “Tutti Matti per il Pesce Dimenticato” con una tavola rotonda, un convegno e due giorni di festa di piazza dal ricco panorama di eventi: menù a tema all'interno di ristoranti selezionati, cooking show e stand enogastronomici.

 Alle 11.30 di venerdì 27 si terrà presso la Sala Consiliare del Comune di Monte Argentario a Porto Santo Stefano (GR) il Convegno finale che esporrà i risultati del progetto e in cui verrà presentato il libro: ”Tutti Matti per il Pesce Dimenticato” (vedi foto copertina qui sopra),  Sugarello, Sugarello Maggiore, Potassolo, Moscardino Bianco, Merluzzetto, Musdea, Totano saranno i protagonisti del libro che, oltre a descrivere il progetto e a contenere le informazioni scientifiche sulle specie, ospiterà una raccolta di ricette, appositamente studiate da un gruppo selezionato di Food Blogger:  Fabio Campetti del Blog Kamp.it, Cristina Galliti del Blog Poveri ma belli e buoni, Shamira Gatta del blog Lovely Cake, Silvia Iacoponi del blog Pane e pomodoro, Enrica Palandri del Blog Una cena con Enrica, Silvia Volpe dell’Osteria Bacco e la Volpe, che già si sono confrontati in passato su questa tematica. Ricette innovative, ma di facile realizzazione, in modo che possano essere replicate anche da chi non è un esperto, interessanti suggerimenti su questi pesci molto versatili buoni e sani e con una particolare attenzione alle intolleranze.

Alle 15.00, sempre nella stessa sede avrà luogo una conferenza che tratterà i temi del pesca turismo e dell’ittiturismo, importanti risorse per conoscere e tutelare al meglio il nostro mare. 

Sabato 28 e domenica 29 la festa dedicata al Pesce Dimenticato prosegue in piazza e si “espande” per tutta Porto Ercole: sarà possibile degustare menù dedicati a pranzo e a cena nei ristoranti: Trattoria il pesce povero - La Giannella (GR) - tel. 0564 871300; Alicina Hosteria - Porto Ercole (GR) - tel. 0564 832630; La Parannanza - Porto Ercole (GR) - tel. 0564 1724569  

Dalle 19.00 Show Cooking in Piazza Indipendenza. Per tutti e due i giorni ci saranno  stand con esposizione e vendita di prodotti del Monte Amiata (Lungo Mare Strozzi) tra cui: Fondazione Le Radici di Seggiano, Signore delle Api, Birra Amiata Srl, Azienda Agricola Romanelli Riccardo, Azienda Agricola Prato al Pozzo, Legatoria Lo Scoiattolo, Monastero di Siloe, Orbetello Pesca Lagunare.



 
 TUTTI MATTI PER IL PESCE DIMENTICATO
IL PROGETTO
Il titolo non è solo un auspicio affinché le persone comprino regolarmente queste specie e se ne appassionino, ma deriva dall’incontro tra il progetto di promozione del pesce dimenticato e alcune iniziative realizzate da Cooperative sociali del comprensorio amiatino che hanno l’obiettivo di integrare i soggetti svantaggiati nel mondo del lavoro come “Tutti matti per l’orto” e come “Tutti matti per l’arte”.
L’obiettivo di questa campagna promozionale è far conoscere il pesce dimenticato nei territori interni della provincia di Grosseto (Amiata) in un ideale connubio tra mare e montagna, ma anche fornire ulteriori spunti e stimoli di integrazione nel tessuto sociale. 
Le attività sono una prosecuzione ideale del progetto “Porto Ercole: quando Siena arrivava al mare” e riguardano la promozione locale del “pesce dimenticato”, cioè di quelle specie eccedentarie o sottoutilizzate che solitamente sono rigettate in mare o che non rivestono interesse commerciale. La sfera d’interesse però non sono stati i ristoranti, ma il terzo settore andando incontro alle esigenze e ai bisogni di persone a rischio “emarginazione sociale” e di bambini e anziani. 
La campagna di promozione ha formato il personale di cucina: un cuoco, un biologo marino ed un pescatore professionista hanno trasmesso le loro conoscenze sulle specie sul modo di cucinarle e sulle tecniche di pesca al personale delle cooperative sociali o associazioni di volontariato.
Grazie alle competenze acquisite il personale ha organizzato cene a tema nelle strutture e nelle case famiglia coinvolte dove, grazie al pesce fornito gratuitamente dal progetto, hanno preparato un menù a base di “pesce dimenticato” da far degustare agli utenti delle strutture e ai loro familiari.  
Lo scopo finale del progetto è stato quello di creare, da un lato,  rapporti commerciali tra mense per asili e scuole, residenze sociali assistite, case famiglie e centri diurni e il mondo della pesca grossetano, in modo da contribuire alla commercializzazione delle specie dimenticate e dall’altro, portare sulle tavole di utenti disagiati sia economicamente che socialmente un prodotto sano, fresco e a un prezzo concorrenziale, perché tutti hanno il diritto di mangiare bene. 
Inoltre, le iniziative aperte a tutti i cittadini sono state utili a far conoscere le potenzialità e le versatilità di questo prodotto, proseguendo le attività di informazione e formazione dei progetti precedenti e hanno costituito anche un’occasione di scambio e d’integrazione dei membri delle cooperative nel tessuto sociale. 
Il ciclo di iniziative è il frutto dell'impegno congiunto di Aplysia, de Il Quadrifoglio Gruppo Cooperativo e dell'Associazione Produttori Pesca di Porto Ercole, con il sostegno di Lega Pesca.
Il progetto è stato presentato dal Comune di Monte Argentarioe rientra negli interventi FEP 2007 - 2013 Asse 3, Misura 3.4 finanziati dalla Comunità Europea e dalla Regione Toscana
 
 




 

DOPPIA PIADINA IN AZZURRO PER L'MTC N. 40

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Avevo detto "niente acciughe"  per l'MTChallenge n. 40,  per carità!! Ultimamente ne ho cucinate, viste  e assaggiate anche troppe! Reduce infatti dalle fatiche (e dal successo, via....permettemi di gongolarmi un po') di Blu&Acciughe, una manifestazione che ho curato con il Centro Commerciale di Castiglioncello, cioè dove abito, per celebrare la Notte Blu della Costa degli Etruschi, il 21 giugno, mi sono orientata su un altro  dei miei azzurri preferiti, come già programmato del resto: la palamita.
Ma proprio un paio di sere fa, Giulietta di Se cucino sorrido, mi sollecita una piada all'acciuga!! Come potevo resistere??? Le acciughe non mancano mai, per il resto sarei andata al mercato e con quello che avrei trovato, avrei creato e così mi sento molto ducassiana....oui!

L'evento Blu&Acciughe  ha catturato tutta la mia attenzione e le mie energie e quindi mi sono ritrovata ad avere tempo e voglia di preparare la piadina solo a pochi giorni dal termine della nostra amata gara. Però appena era stata annunciata, avevo focalizzato l'attenzione sul "fatto in casa" e ho avuto subito chiaro in mente cosa fare, me lo sono appuntato e programmato per questi giorni. Poi c'è stata l'estemporanea delle acciughe.

Per me la piada è grassa, è prosciutto cotto e fontina, crudo e squacquerone, mortadella e stracchino, roba che ti cola agli angoli della bocca e che ti imbratti tutta mangiandola con grande godimento.
Ma volendo partecipare con Poverimabelliebuoni, il prosciutto l'ho fatto con la palamita, secondo una ricetta di Shamira, blog Lovely Cake, l'ho ridenominato  lonzino perché la palamita non ha le cosce!!
Per quanto riguarda tutto il resto con cui ho accompagnato il lonzino di palamita, ho riciclato delle verdure in agrodolce che amo molto e che faccio spesso in questa stagione.
Anche la salsa d'accompagnamento è collaudata ma l'ho resa più formaggiosa usando anziché lo yogurt, la robiola (a dire il vero è un altro riciclo, ne avevo comperata troppa per i bons bons di acciughe del mio cooking show di sabato....)
Non oso dire perché ho utilizzato la farina di farro....stava scadendo, tutto qui!!

Quindi, per
L'MTC N. 40 LA PIADINA ROMAGNOLA, proposta da Tiziana de L'ombelico di Venere



PIADINA AL FARRO CON LONZINO DI PALAMITA, VERDURE IN AGRODOLCE E CREMOSO AL RAFANO
 



Per 3 piadine da cm 20 di diametro:

250 g farina di farro biologico, macinata a pietra
  63 g acqua
  63 g latte fresco parzialmente scremato
  50 g strutto
    8 g lievito istantaneo
    5 g sale fino
    1 pizzichino di bicarbonato di sodio

procedimento come da post di Tiziana, ho solo dimezzato le dosi. Venute bene bene, ecco le prove!!



Lonzino di palamita

200 g filetto di palamita abbattuto a -18° per 96h
100 g zucchero bianco
100 g sale fino
trito di aglio, prezzemolo, rosmarino, pepe nero
olio evo qb


Dopo aver decongelato il filetto di palamita già pulito, privato della pelle e delle lische, disporlo in una piccola pirofila e coprirlo con un mix di zucchero e sale in pari quantità. Lasciarlo riposare 24 h in frigorifero.
Sciacquarlo, asciugarlo accuratamente, cospargerlo con un trito di prezzemolo, rosmarino, aglio, condirlo con olio evo, avvolgerlo in una pellicola trasparente, chiudere le estremità ben strette e lasciarlo riposare in frigorifero 48 h

Verdure in agrodolce

300 g in totale di verdure miste tagliate a bastoncini: peperoni rossi, gialli, verdi, carote, sedano, zucchine solo la parte verde, cipolle rosse a fette
1 cucchiaio d'olio evo
1 cucchiaio d'aceto di mele
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di bacche di coriandolo
una manciata di foglioline di origano fresco o maggiorana

Rosolare a fuoco vivace, in una padella larga, in una generosa cucchiaiata d'olio le verdure e le bacche di coriandolo, schiacciate e spezzettate con un coltello,  sfumare con l'aceto, unire sale e zucchero, da ultimo le fette di cipolle rosse, lasciar andare fin quando appassiscono rimanendo però croccanti.

Crema di robiola al rafano

200 g di robiola fresca
2-3 cucchiai di latte parzialmente scremato
1 radice di rafano

Mettere in una ciotola la robiola, grattugiare un po' di rafano, diluire col latte, regolare eventualmente di sale, assaggiare e aggiustare la piccantezza secondo il proprio gusto aggiungendo altro rafano grattugiato. Consiglierei un piccantezza lieve.

Cuocere due piadine, ancora calde spalmarle con la crema di robiola, farcirle con le verdure, cosparse di origano fresco, adagiare da ultimo delle fettine di lonzino di palamita, chiudere le piadine e azzannarle voracemente!!!




PIADINA DI FARRO CON ACCIUGHE FRESCHE E SALATE, FIORI DI ZUCCA E SCAMORZA AFFUMICATA


Come già detto, il giorno programmato per la piadina, al mercato mi hanno ispirato dei bei fiori di zucca che ho pensato di spadellare con qualche filetto d'acciuga salata da abbinare ad acciughe fresche e scamorza affumicata, sempre di provenienza di un banco del mercato.
Per la preparazione della piada, vedi sopra.

Ingredienti per la farcitura di 1 piadina da 20 cm

6-7 acciughe fresche
2 acciughe salate intere o 3-4 filetti d'acciuga sott'olio
7-8 fiori di zucca
olio evo
80-100 g di scamorza affumicata

Dissalare e pulire le acciughe salate oppure scolare molto bene i filetti sott'olio. Rosolare in poco olio i filetti d'acciughe  schiacciandoli con una forchetta in modo che creino una salsetta. Unire i  fiori di zucca, lavati e mondati, farli appassire velocemente a fuoco vivo, basterà un minuto.

Pulire e sfilettare le acciughe fresche, privandole sia della codina che della pinnetta sul dorso.

Tagliare a fette la scamorza

Cuocere la piadina regolarmente da un lato, un po' di meno dall'altro lato perché poi si completerà la cottura in forno.
Farcire il lato più cotto, lasciando all'esterno quello meno cotto, con la scamorza, le acciughe fresche e i fiori di zucca. Non è necessario salare, le acciughe salate o sott'olio saranno sufficienti ad insaporire quelle fresche. Ripiegare la piadina e passarla in forno per 7-8 minuti a 180° in modo che le acciughe fresche cuociano e la scamorza si fonda. Consumare rigorosamente calda!



Due cose completamente diverse, difficile dire quale sia la migliore....DEGUSTIBUS!!!
 

INSALATA DA TIFFANY, PERCHE' #questoepiubello

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Evviva!! Oggi esce ufficialmente il secondo libro dell'Mtchallenge, INSALATA DA TIFFANY e ne siamo tutti fieri!!!
Io lo sono doppiamente  perché ho l'onore di comparire sul libro con due  insalate, una di Poverimabelliebuoni e una di Insalata Mista ma anche se non fosse così sarei gasata e orgogliosa ugualmente solo per essere una mtcina, che significa far parte di una community che si sta rivelando sempre più compatta, solidale e straordinaria e che quando si muove fa il botto per usare il nostro gergo!!!
 
http://www.mtchallenge.it/p/regolamento.html
 
Ecco svelato dunque il tormentone #questoepiubello che ha invaso i social in questi ultimi tre giorni, frutto della  strategia della nostra infaticabile, supersonica Alessandra Gennaro! Il tormentone è stato scelto perché tutti quelli che avevano visto in anteprima le bozze del libro avevano esclamato "questo è più bello" del primo ovviamente. Per me sono meravigliosi entrambi. Il primo, L'ORA DEL PATE',  è stato una grandissima, bellissima sorpresa perché ho partecipato con una mia ricetta ma ho solo fornito un file,  ma non ho partecipato fisicamente, come nel secondo, alla sessione fotografica a Genova, ospitati dalla suocera di Alessandra che con le sue amiche hanno sfoderato un vasellame e suppellettili da capogiro, posateria e coppe d'argento d'altri tempi, vasi, ciotole, piatti in cristallo di  Lalique,  Baccarat, Buccellati, dove comporre le nostre insalate, posati su eleganti drappi di lino e tovaglie di seta con ricami preziosi e lunghe frange, tutto a ricordare il periodo storico che evoca il libro ovvero La Belle Époque.

Ma il divertimento più grande è stato dietro le quinte, in cucina con Arianna di Saparunda's kitchen e Annarita de Il Bosco di Alici con le quali sono andata a Genova
Avevo raggiunto le due amiche food blogger, rispettivamente di Massa e di Camaiore, all'uscita dell'autostrada Versilia. Mi volevano buttar giù dall'auto subito perché criticavo la lentezza di Annarita come autista. Quanto abbiamo riso durante il tragitto. Alla fine, con calma, siamo arrivate a Genova. In fase di preparazione ho osato sciupare  un uovo che secondo me bolliva da troppo tempo e quando Alessandra l'ha sgusciato, si è spappolato perché era risultato à la coque, non sodo come volevasi per la niçoise! "chi mi ha fatto sciupare un uovo?" ha sbraitato la genovese che non smentisce la loro ehm....."parsimonia". 
Arianna mi toglieva i pippolini terminali ai fagiolini, non solo il picciolo, non lo sopporto e allora grugnivo e grandi  risate anche coi pippoli.
Ma il top dei top....lo dico? sì lo dico....è stato quello che sarebbe poi diventato un altro tormentone inter nos, il rafano!! Una delle mie insalate prevede una vinaigrette al rafano, io non riuscivo a trovarlo, ci ha pensato Alessandra che lo brandisce appena mi vede "Galliti, il tuo rafano!" e l'ilarità scoppia e dilaga a non finire.
Ecco, il rafano in questione aveva una forma inequivocabile ed era di ragguardevole misura. Non vado oltre per decenza e non oso pubblicare le foto che ci siamo fatte reciprocamente col rafano in mano....ma insomma s'è capito. Ma anche a tavola con i suoceri di Alessandra, è stato uno spasso, abbiamo scherzato tutto il tempo. Poveri, gli abbiamo invaso la casa a rotazione ogni giorno per più di una settimana, ma penso che anche loro si siano divertiti moltissimo, così come il fotografo, ignaro del suo destino.

Eccoci, Annarita, Arianna e io, in tenuta da lavoro, sorridenti e serene, prima di fare la conoscenza del rafano!


Ma ora bando alle ciance, basta col backstage, parliamo del nostro bellissimo libro !!!
Qualche anticipazione e il dettagliatissimo articolo di Alessandra






Titolo : Insalata da Tiffany
Casa editrice: Sagep editori
Collana: I libri dell'Mtc a cura di Alessandra Gennaro
Fotografie: Paolo Picciotto
Illustrazioni: Mai Esteve
Impaginazione: Barbara Ottonello di Sagep Editori
Editor: Fabrizio Fazzari
Prezzo 18 euro

Tema del libro : le insalate come non le avete mai viste

41 "insalate da Tiffany", ossia le insalate pensate non come contorni o piatti veloci, ma come vere e proprie protagoniste delle nostre tavole, secondo la moda inaugurata da Escoffier &Co al tempo della nascita dell'alta ristorazione. Seguono poi 53 "pezzi facili", vale a dire insalate nel senso più classico del termine. Le prime sono tutte ambientate nella Belle Epoque, con pezzi d'epoca originali e preziosissimi ,le seconde hanno una grafica assolutamente contemporanea, con le illustrazioni della Mai, una mtcina!! In mezzo, ci sono innumerevoli : emusioni stabili e instabili, aceti, olii, sali aromatizzati, citronette, vinaigrette, maionesi e tutto quanto serve per condire l'insalata in modo da renderla originale e sempre diversa.
E poi, c'è il "solito" tutto il resto: il c'era una volta, con la parte storica, e la parte più tecnica, con le attrezzaure, i consigli, il come si fa., in puro stile MTChallenge.
 
IMPORTANTE:

acquistando una copia di Insalata da Tiffany, contribuirai alla creazione di borse di studio per i ragazzi di Piazza dei Mestieri (link: http://www.piazzadeimestieri.it/), un progetto rivolto ai giovani oggetto della dispersione scolastica e che si propone di insegnare loro gli antichi mestieri di un tempo, in uno spazio che ricrea l'atmosfera di una vecchia piazza, con le botteghe di una volta- dal ciabattino, al sarto, al mastro birraio e, ovviamente, anche al cuoco. La Piazza dei Mestieri si ispira dichiaratamente a ricreare il clima delle piazze di una volta, dove persone, arti e mestieri si incontravano e, con un processo di osmosi culturale, si trasferivano vicendevolmente conoscenze e abilità: la centralità del progetto è ovviamente rivolta ai ragazzi che trovano in questa Piazza un punto di aggregazione che fonde i contenuti educativi con uno sguardo positivo e fiducioso nei confronti della  realtà, derivato proprio dall’apprendimento al lavoro, dal modo di usare il proprio tempo libero alla valorizzazione dei propri talenti anche attraverso l’introduzione all’arte, alla musica e al gusto.

 

 

 
Direi che non se ne può proprio fare a meno!!!

TRAMEZZINI D'ACCIUGHE ARRANGIATI

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Non vorremo mica dimenticarci delle acciughe vero???
Avevo dichiarato che per un po' non ne volevo più vedere ma è passato già più di un mese da Blu&Acciughe (e non ho ancora messo tutte le ricette nella lista di UN'ACCIUGA AL GIORNO2 lo so ma ce la farò) e allora mi è tornata la voglia anche se questo piatto è nato da un'emergenza, come si suol dire NECESSITA' FA VIRTU'!
 
Non so come ma ho una straordinaria capacità di incasinarmi sempre, passo da una situazione all'altra come un ciclone, seguo troppe cose contemporaneamente e ho la testa sempre piena di idee, immagini, pensieri, scalette da rispettare, cose da organizzare che qualcosa inevitabilmente scappa perché non c'è più posto!!
 
Diciamo che ho trascurato un po' il frigorifero e anche il mio freezer che di solito è un vero Pozzo di San Patrizio non offriva molto ma ho pescato un vassoietto con ben 12 acciughe già pulite e sfilettate naturalmente.  In frigo due mezzi peperoni. Scongelo le acciughe alle h 19.00, qualcosa mi invento. Traccheggio in non so cosa e mi accingo a preparare cena alle h 19.30 con la ferma intenzione di voler fare qualcosa di grazioso magari da immortalare nel blog!!
Avevo in mente dei rotolini con filetti di peperone ma li ho cotti un po' troppo al dente, non si arrotolavano e allora ecco i tramezzini, più veloci e comunque bellini da fotografare. Piatto pronto precisamente alle h 20.00 spaccate, fotografato sul terrazzo con la luce che c'era.
Per contorno? un'insalata arrangiata pure quella con patate lesse, carote e sedano a julienne, erbe del mio orticello, cipollina e origano, cipolle, olive e  mais.
Una birretta fresca, una Weiss speziata che con il sapido della colatura di alici e dei capperi della farcia e anche dei peperoni ci stava d'incanto e la cena è servita!!
 
 
 
 
12 acciughe fresche diliscate a aperte a libro, mi raccomando lasciare la codina!!!
2 falde di peperone rosso e giallo
3 cucchiaiate di pane raffermo grattugiato
1 cucchiaino di colatura di alici
1 cucchiaio di polvere di capperi
olio evo qb
acqua qb
aceto di mele
sale
zucchero
origano fresco o maggiorana
 
Saltare brevemente  a fuoco vivo le falde di peperone tagliate a filetti della stessa dimensione delle acciughe, con un filo d'olio, una spruzzata di aceto di mele, un pizzico di zucchero e di sale.
In una ciotolina mescolare il pan grattato con la colatura di alici, la povere di capperi, diluendo con un poco d'olio e un poco d'acqua. Spalmare l'impasto sui filetti di acciuga, farcirli con una falda di peperone, irrorare con un filo d'olio e un po' di mix alla colatura + eventuale altro pan grattato. Cuocere in forno a 180° per 7-8 min ca.
 

TORTINO DI PAPPA AL POMODORO GIALLO DEL VESUVIO CON ALICI ALLA COLATURA DI ALICI

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http://www.scattigolosi.com/2014/05/terra-di-fuoco-il-contest.html/

Terra di Fuocoè un contest dedicato alla diffusione della conoscenza dei prodotti di eccellenza campana fra blogger e appassionati, organizzato da Teresa de Masi di Scatti Golosi e Gennarino Forum in collaborazione con Evelina Bruno, About Web Food & Tv,   Giustino Catalano, Di Testa e di Gola  e con lo sponsor di produttori d'eccellenza della Campania, quali :

- Biscottificio Maresca
- Sapori Vesuviani

Il mio amore per la Campania, la sua terra, il suo mare, i suoi prodotti, la sua cucina, i vini e la sua gente parte da lontano, quando, appena diplomata e in attesa di un'occupazione, mi capitò di fare da baby sitter ad una bimbetta di tre anni che aveva il mio stesso nome e per distinguerci ci chiamavamo Cristina piccola, lei e Cristina grande io. Cristina piccola era (ed è tuttora) biondissima, sembrava una svedese, per via  del padre nordico, ma la mamma era scura di carnagione e di capelli, era originaria di Palinuro.
Campana docg e fiera. Ci riempivano di prodotti squisiti e ci incantavano con racconti del paese delle delizie.
Quando finalmente ho verificato di persona, grazie ai frequenti viaggi in terra campana,  che i racconti non erano esagerati dal campanilismo, e grazie alla mia curiosità e alla mia passione per la cultura enogastronomica italiana, l'amore si è consolidato.

Ma recentemente c'è stato un nuovo colpo di fulmine. Quest'anno al Taste a Firenze e in seguito a Napoli durante un meraviglioso weekend, vera full immersion fra eccellenze gastronomiche quali Il Pastificio dei Campi di Gragnano e La Mozzarella di Bufala campana dop, grazie al mio piazzamento nella finale del contest de Le Strade della Mozzarella "pasta bufala e fantasia", ho scoperto i pomodorini gialli del Vesuvio conservati da Casa Barone oltre a quelli del piennolo che ho avuto la fortuna di trovare ancora freschi appesi, accanto ad un piccolo busto di Totò e paccottiglia varia,  in un negozietto del centro storico


Prodotti stupendi che lasciano un segno profondo nella memoria gustativa. Un'acidità equilibrata eppure importante, sapidità e mineralità per un gusto unico!

Prima di tutto ho fatto la prova spaghetto, la signora della b&b dove ho alloggiato a Napoli mi aveva dato precise istruzioni su come trattare questi pomodori preziosi, visto che avevo avuto la  fortuna di trovarli ad aprile, ormai fuori stagione! "li dovete cuocere interi altrimenti se li tagliate, se ne esce tutto il succo e voi vi ritrovate solo le bucce in bocca"

Il tipo del negozio dove ho preso quelli conservati (sia gialli che rossi)  invece, come ha fatto a capire che vengo dalla provincia di Livorno con un accento, il mio,  che livornese proprio non è, mi ha stupita consigliandomi di farci un bel cacciucco "sentirà che meraviglia"! Devo dire che mi ha sfiorata anche l'idea del cacciucco in giallo per la ricetta da proporre per questo contest. Ma il cacciucco ha un sapore troppo forte, io volevo qualcosa che esaltasse la finezza del pomodoro vesuviano, e ho scelto quello giallo, sicuramente più curioso e adatto a quello che avevo in mente e cioè un piatto toscano, diffuso in tutt'Italia, la pappa al pomodoro ma in giallo!



Ho ripreso un'idea di tempo fa, niente di trascendentale, cioè una pappa al pomodoro composta a tortino con delle acciughe gratinate.  Ecco che entra in gioco la colatura di alici di Cetara di Convento (che faceva parte sempre del bottino del lungo weekend Napoli-Gragnano): l'ho mischiata al pane grattugiato e ad un po' di polvere di capperi per la gratinatura della alici.

La Colatura di Alici di Cetara, il prezioso liquido che affiora dalla salagione delle alici, erede del Garum romano,  è un prodotto che amo e che uso spesso nei miei piatti di mare. E' un eccellente insaporitore, va saputo dosare però perché il sapore è molto penetrante ma dona un gusto inconfondibile al piatto e ci si può divertire come con le perle di colatura di alici, ottenute con il metodo della sferificazione, che potrebbero rappresentano un ottimo surrogato delle uova di salmone o del caviale e che soddisfazione farsele da sé!!

Partecipo dunque al contest TERRA DI FUOCO con:


TORTINO DI PAPPA AL POMODORO GIALLO DEL VESUVIO CON ALICI ALLA COLATURA DI ALICI


1a versione


2a versione



Stessa ricetta semplicissima, due modi di presentarla.

Ingredienti per 4 tortini

150 g di pane casalingo toscano "sciocco" (non salato) affettato e posato
500 g di pomodorini gialli da serbo di Casa Barone
1 spicchio d'aglio
olio extra vergine d'oliva da cultivar Ravece, Irpinia (dal sentore fruttato di oliva intenso, con aroma erbaceo e spiccate note di pomodoro verde e foglia di pomodoro)
basilico in foglie e fiori di basilico
16 o 4/8 acciughe fresche (rispettivamente se si sceglie la prima o la seconda versione)
2 cucchiaiate di pane raffermo grattugiato
1 cucchiaino d'olio evo c.s.
1 cucchiaino d'acqua
polvere di capperi qb (capperi sotto sale ben dissalati sotto acqua corrente, poi asciugati in forno a 80 ° C per 1 h e tritati finissimi al mixer)
1 cucchiaino di colatura di alici di Cetara

Rosolare l'aglio con una cucchiaiata d'olio, buttare i pomodorini, far insaporire, aggiungere il pane tagliato a tocchettini (c'è chi toglie la crosta per avere una pappa uniforme, a me piace invece che ogni tanto venga in bocca un pezzetto più consistente), diluire con acqua calda e cuocere a fuoco basso fino a che il pane non si disfa quasi completamente e si ottiene una pappa morbida, aggiungendo acqua via via se necessario. Condire con pochissimo sale e un po' d'olio evo non troppo amaro, giustamente piccante, dal sentore di oliva fresca e foglia di pomodoro come per esempio quello ottenuto dalla cultivar irpina Ravece che esalterà il gusto del pomodoro senza coprirlo.



Mescolare il pane grattugiato con olio, acqua, colatura di alici e un pizzico di polvere di capperi, creando una sorta di crumble. A questo punto se si sceglie la prima versione, distribuire il crumble sul fondo e lungo le pareti degli stampini oliati, disporre le acciughe, pulite, diliscate e sfilettate sul fondo degli stampini, dalla parte della pelle,  facendo fuoriuscire la codina. Versare la pappa gialla negli stampini, ripiegare le codine verso l'interno. Passare in forno a 180° C per 7-8 minuti.
Decorare con foglioline e fiori di basilico.


Se invece si sceglie la seconda versione, si impiatta la pappa gialla ancora calda utilizzando un coppa pasta tondo o quadrato,  a piacere, e si completa con uno o due filetti  di acciuga fatti gratinare in forno con il mix di pane grattugiato, olio, colatura e polvere di capperi, a 180° C per 5-6 min. Decorare il piatto con altra polvere di capperi o con un'emulsione dello stesso olio evo irpino e basilico.

A ciascuno il suo!!!






 
 
 

LA MIA PASTA CON LE SARDE PER I MAGNIFICI 6

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I MAGNIFICI 6 è un contest molto stimolante lanciato da AIFB, Associazione Italiana Foodblogger, di cui sono membro,  in collaborazione con l'associazione Città dell'Olio per GIROLIO d'Italia.
 
http://www.aifb.it/2014/07/i-magnifici-6-il-contest-dellanno.html

Visti i giudici? Come si fa a non partecipare? Anche se il timore reverenziale è grande!! Impone riflessione, scrupolo e molta attenzione. Ci si può esprimere con una sola ricetta per categoria.
Escludo subito il pane e i pani dolci perché con i lievitati sono una schiappa.
Mi dedicherò a Pasta, Pesto e Scapece e magari anche un timballino, ho già una mezza idea.
Però com'è difficile scegliere.
Prendiamo la pasta, pensiamo alle molteplici  paste regionali italiane, cosa scegli?? quale merita il grande onore?? una sola?? che sofferenza....però i parametri della dieta mediterranea, imposti dal regolamento, aiutano nella selezione.

La Dieta Mediterranea è un modello nutrizionale ispirato alle abitudini alimentari tradizionali mediterranee in cui si privilegia  il consumo di cereali, legumi, frutta, verdura, pesci e olio extra vergine d'oliva, quest'ultimo, esclusiva e vero tesoro del bacino del Mediterraneo (e per me irrinunciabile e insostituibile!)
Questo tipo di alimentazione, è risaputo, è particolarmente idoneo a prevenire tumori e malattie cardiovascolari grazie all'elevato contenuto in fosfolipidi del pesce, degli acidi monoinsaturi e degli antiossidanti dell'olio extravergine d'oliva, delle fibre e delle vitamine di frutta e verdura.

Per onorare i miei amati pesci azzurri, non potevo che concentrarmi su un primo di mare della tradizione italiana.
Io che, nordica, ho tradito la Padania per il Granducato di Toscana, e che amo il grande Sud, opto per la Sicilia e per una delle sue paste più conosciute: la pasta con le sarde.
E' un piatto apparentemente facile ma in realtà difficile negli equilibri gustativi.
Ne esistono molte versioni, impossibile stabilire quale sia la vera pasta con le sarde, innanzitutto quasi uniformemente in tutta la Sicilia si usano i bucatini, sostituiti anche da spaghetti  più o meno grossi o linguine. Non possono mancare le sarde ovviamente, il finocchietto selvatico, aglio o cipolla (io li metto entrambi),  l'uvetta passolina (acini piccoli scuri) e i pinoli e acciughe o sarde salate. Chi ci mette lo zafferano, chi il pomodoro o il concentrato di pomodoro, chi le mandorle tritate e tostate chi la muddica atturrata (mollica di pane fritta), chi condisce la pasta e poi la passa in forno a tostare.

Ho rivisitato una versione che amo molto, quella con lo zafferano e la muddica, cioè bucatini o spaghetti conditi con un sughetto a base di  sarde, finocchietto, aglio e cipolla, acciughe salate, zafferano, uvetta, pinoli e poi cosparsi di muddica, variandola  nella composizione e presentazione ma cercando di mantenerla  fedele nel gusto. Anziché i bucatini, dal momento che avevo in mente dei mazzetti, ho utilizzato un formato più idoneo al mio scopo, dei "bucatoni" cioè gli ziti, che in siciliano significa "fidanzati".

MAZZETTI DI ZITI CON LE SARDE IN BRODETTO DI FINOCCHIETTO E ZAFFERANO
(muddica atturrata con colatura di alici e uvetta,
emulsione d'olio ai pinoli)

 
Ingredienti per 4 persone
 
18-20 ziti lunghi =(2 mazzetti da 4 mezzi ziti per porzione + qualcuno di riserva)
1 spicchio d'aglio rosa grande
1/2 cipolla bionda media (30-40 g ca)
1 mazzo di finocchietto selvatico* (100-150 g)
8-10 pistilli di zafferano  italiano (siciliano/toscano/sardo/abruzzese)
2 acciughe sotto sale
20-22 sarde fresche dei nostri mari, di almeno 10-12 cm di lunghezza
una cucchiaiata di uvetta passa
100 g di pane di semola di grano duro raffermo
1 cucchiaino ca di colatura di alici di Cetara
600-700 ml di brodo di pesce (il mio: tracina e scorfano nero + odori misti)
15 g di pinoli di San Rossore (Pi)
30 ml di latte fresco parzialmente scremato
80 ml di olio extravergine d'oliva Nocellara del Belice Dop
 (olio corposo dal gusto intenso e fruttato con sentori di pomodoro) 
 
* ora non è il periodo giusto per il finocchietto selvatico, è in piena fioritura, la pianta è spoglia, l'ideale è tra febbraio/marzo e maggio/giugno a seconda delle zone, quando i ciuffi verdi sono in esplosione. Ho preparato però questo piatto  ai primi di agosto, prima di partire per le vacanze, e riesco a postarlo solo ora, ero riuscita a trovare ancora qualche ciuffo verde di finocchietto alla base delle piante, forse a causa del meteo fresco e piovoso che non ha mai fatto decollare quest'estate dal nord al centro. 
 
Fatte tutte le debite premesse, procediamo!
 
Innanzitutto mettiamo in infusione lo zafferano in una tazza di brodo a temperatura ambiente per almeno un paio d'ore. Puliamo e dilischiamo le sarde, apriamole a libro mantenendo la codina alle 8 che andranno ad avvolgere i mazzetti,  togliamo la codina alle rimanenti, dividiamole in due filetti e poi tagliamole a tocchetti.
 
Per l'emulsione d'olio ai pinoli, tostiamo un poco in padella antiaderente i pinoli senza farli diventare troppo scuri,  poi passiamoli al mixer e tritiamoli finemente. In un bicchiere versiamo il latte a temperatura ambiente o appena tiepido, inseriamo il frullatore ad immersione, azioniamo versando a filo tutto l'olio e poi i pinoli, continuando a montare ed eventualmente aggiungendo altro olio fino a che otteniamo un'emulsione cremosa e abbastanza consistente come una maionese. Versiamola in un biberon da cucina e teniamo in frigorifero.
 
Avviamo il brodetto facendo rosolare in una padella l'aglio tritato e la cipolla affettata finemente con un po' d'olio e i filetti di acciughe ben dissalati e mondati, aggiungiamo poi il finocchietto ben lavato e spezzettato, scartando i gambi più duri, versiamo il brodo di pesce un  po' alla volta e facciamo stufare per una decina di minuti, unendo solo gli ultimi minuti il restante brodo aromatizzato e colorato con lo zafferano.
 
Nel frattempo mettiamo l'acqua a bollire per cuocere gli ziti interi, io ho usato una pescera ovale così ci stavano comodi. Lessiamoli al dente, scoliamoli, posizioniamoli su una teglia coperta di carta da forno oliata, distanziandoli uno dall'altro e poi tagliamoli a metà.
 
Prendiamo quattro mezzi ziti alla volta, avvolgiamoli con un filetto di sarda, appoggiamo i mazzetti ottenuti  su una placca da forno rivestita con carta da forno oliata, irroriamoli con un po' di brodetto, saliamo un poco le sarde e passiamoli in forno a 180° per 7-8 minuti.
 
Mentre gli ziti sono in forno, teniamo in caldo il brodetto, togliamo l'emulsione d'olio ai pinoli dal frigo e prepariamo la muddica atturrata (a modo mio): in una ciotola misceliamo la mollica del pane di semola tritata grossolanamente, le uvette rinvenute in acqua calda, asciugate e tritate, un cucchiaino di colatura di alici o secondo il proprio gusto (è bene unirne poco alla volta e assaggiare sempre) e poi rosoliamo il mix in una padella antiaderente con un po' d'olio evo fino a che diventerà bello dorato e croccante. Quasi pronti per impiattare, aggiungiamo i tocchetti di sarde al brodetto proprio all'ultimo, ravvivando la fiamma e cuocendoli  appena  un minutino.
 
Impiattiamo: in ogni piatto disponiamo un mestolo di brodetto, posizioniamo due mazzetti di ziti sormontati fra loro, cospargiamoli con la muddica che cadrà anche nel brodetto. Un giro d'olio a crudo e qualche goccia di emulsione ai pinoli qua e là e.....BUON APPETITO!
 
 
ps: sì lo so, nella foto c'è un solo mazzetto, non mi venivano bene in foto due mazzetti sormontati, forse ci voleva un piatto più grande ma va bene così!!
 

 
 
 
 
 
 
 
 

CAKE DI PANZANELLA CON ACCIUGHE ALLA POVERA

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Due piatti poveri che si fondono, la mia quarta proposta per LA SFIDA PANZANELLA, contest per foodblogger indetto dall'organizzazione di EXPO RURALE, Firenze, 18-21 SETTEMBRE 2014
 
 
Le prime tre sono prive di pesci e quindi sono appannaggio di Insalata Mista, qui.
Effettivamente le acciughe ci stavano anche se volevo prendermi una pausa da loro ma colpa, o merito, di Corrado che mi ha stuzzicata proprio sui miei pesci azzurri preferiti, non ho resistito. Il cake di panzanella era una delle idee che avevo in mente e che non sarei riuscita a realizzare ma dal momento che la scadenza del contest è stata prorogata al 15 settembre, ho raccolto la sfida di Corrado et voilà, sperando  di non deluderlo:
 
 
CAKE DI PANZANELLA CON ACCIUGHE ALLA POVERA
(pane toscano semi-integrale bagnato con acqua e colatura di alici, gelatina di pomodoro,
mousse di cetriolo e acciughe marinate con aceto e cipolle, emulsione d'olio evo e basilico)
 
 
Ingredienti per 2 cakes
 
60 g di pane casalingo toscano semi-integrale raffermo
60 ml di acqua
2 cucchiaini ca di colatura di alici
olio evo toscano dal fruttato delicato, con note mandorlate per sottolineare
 le sfumature di frutta secca del pane semi-integrale, es. una monocultivar di pendolino
250 g di pomodori tipo piccadilly o pisanello, ben maturi
0,5 g di agar agar in polvere (la punta di un cucchiaino da caffè)
100 g di cetriolo al netto della buccia
30 ml di panna fresca liquida
1/2 cipolla rossa tipo Tropea
un mazzetto di basilico fresco
3 acciughe fresche precedentemente abbattute a -20°C per 24h,
aceto di mele, sale e zucchero qb.
 
Scongeliamo le acciughe, mettiamole a marinare per ca 30 min coprendole con pari quantità di zucchero e sale, poi le sciacquiamo bene, le asciughiamo e le irroriamo con aceto di mele e cospargiamo con la cipolla tagliata a fettine fini. Lasciamo riposare in frigorifero per almeno un paio d'ore.
Prepariamo la gelatina di pomodoro, che in realtà ha una consistenza a metà fra la gelatina e la mousse perché usiamo la passata di pomodoro fresco, non l'acqua di pomodoro. Tagliare a tocchetti i pomodori e frullarli, passare poi la polpa frullata al passa verdure o al colino cinese, raccogliendo la purea in un pentolino. Stemperare l'agar agar nella purea di pomodoro, metterlo al fuoco e fargli prendere il bollore. Regolare di sale (poco). Spegnere e stendere la purea in uno stampino  basso e largo in modo da ricavare due quadrati di ca 7x7cm. di lato  e 1 cm ca di altezza.
 
Frulliamo il cetriolo e poi poniamo la polpa frullata in un colino in modo da far perdere tutta l'acqua.
Montiamo la panna e amalgamiamola alla purea di cetriolo ben scolata.
 
Irroriamo il pane spezzettato con l'acqua miscelata alla colatura di alici (aggiungere la colatura sempre poco alla volta e assaggiare, regolando secondo il proprio gusto, deve comunque risultare saporita ma senza eccessi in modo da non creare contrasti troppo marcati con gli altri ingredienti tendenzialmente dolci). Dopo che il pane sarà imbevuto, strizzare bene e creare la panzanella. Condire con olio evo.
 
Frullare il basilico con un cubetto di ghiaccio, versando l'olio a filo e montando fino ad ottenere  ottenere un'emulsione omogenea. Regolare di sale.
 
Comporre i cakes ritagliando un quadrato di gelatina di pomodoro con un coppa pasta di 7x7cm, sopra alla gelatina, all'interno del coppa pasta,  disporre uno strato di panzanella, poi rovesciarlo su un altro piatto in modo che il pane rimanga alla base. Sopra al pomodoro mettere qualche fettina di cipolla scolata dalla marinata delle acciughe. Scolare anche le acciughe, condirle con olio evo, dividere i filetti in due, pareggiarli e disporli sulla superficie del tortino distanziandoli fra loro in modo da lasciare delle strisce che colmeremo con la mousse di cetriolo, servendoci di un sac à poche.
 
Decorare infine il tortino  con dadini di cipolla e dare delle pennellate di  emulsione al basilico sul piatto.
 
 
 
 
 
 

CONCORSI A BASE DI LIKE? NO, GRAZIE!!

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Chi mi conosce lo sa, lo vado ripetendo da un po’ di tempo. Non partecipo ai concorsi a base di LIKE, chiunque sia ad organizzarli, perché sono una mortificazione della bravura personale dei partecipanti: non vince chi è più bravo – e lo meriterebbe, quindi – ma solo chi ha la faccia tosta di rompere gli zebedei ad amici e contatti vari con la richiesta di voto. I concorsi devono essere affidati a persone competenti e le giurie a professionisti del settore.
 
In certi momenti,  non se ne può davvero più: è un susseguirsi a raffica persino da parte di perfetti sconosciuti che, come se niente fosse, ti arrivano in mail privata per invitarti a cliccare sul like alla loro foto – o ricetta o qualunque altra cosa – in concorso. Senza cogliere la mortificazione di sè che compiono attraverso quella richiesta.

Solo questo conta, la faccia tosta. E se non si possiede questa dote, meglio abbandonare ogni speranza: nei concorsi a base di like si può anche essere un genio nella materia oggetto del contendere ma non servirà a nulla. Ci sarà sempre una foto sovraesposta, con la linea storta dell’orizzonte di chi non ha mai sentito parlare del bilanciamento del bianco che avrà più like di voi.
Idem per le ricette: avete cucinato il piatto dell’anno? Bene, non potrete nulla contro le pennette alla vodka e salmone miracolosamente riemerse per l’occasione dall’oblio post anni ottanta cui erano state – giustamente – relegate. Non cercate di capire le loro centinaia di like, non ci riuscireste. Ma fidatevi: cosi’ è e così sarà. Anche se non vi pare.

Per non parlare poi del ritorno di immagine delle aziende che puntano su questo criterio per farsi followers a buon mercato. Bene, ogni produttore un po’ lungimirante, secondo me, è in grado di capire che l’ondata di spam che inevitabilmente salta fuori da questi eventi alla fine ha più effetti negativi che positivi. Un po’ come le patatine di Cracco a Cibus, insomma, che provocavano contrazioni di stomaco alla sola vista dei cartelloni diffusi a macchia d’olio per tutta l’area fiera.
Insomma, non se ne può più di questi meccanismi.
 
E pare proprio che siamo in molti a pensarla allo stesso modo. E’ stata sufficiente la sola provocazione su facebook da parte di Teresa de Masi di Scatti Golosi e Gennarino, per far sì che nel giro di poche ore saltassero fuori decine e decine di blogger che hanno voglia di dire basta. Ci siamo confrontati e abbiamo coordinato la nostra protesta. Oggi vengono postati centinaia di messaggi unificati e con lo stesso logo nella speranza che, insieme, riusciremo a convincere i produttori e tanti altri food blogger che esistono altre vie, molto più efficienti ma soprattutto meno mortificanti della caccia al like.

BUDINI DI RISO ALLE ACCIUGHE E ZAFFERANO PER LA RENTREE MTC

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MTC n. 41:  IL RISO, in tre cotture, questo il tema proposto  da Annalena di Acquaviva Scorre per uno degli MTC più attesi, dopo ben due mesi di pausa!!

Dopo aver letto, digerito e metabolizzato l'incredibile post di Annalena sulle tecniche di cottura del riso previste dalla sfida del mese, ovvero quella per ASSORBIMENTO, comunemente detta AL VAPORE, quella AL LATTE e infine il PILAF o PILAV, ho fatto un respiro profondo, come un preludio ad un training autogeno, mi sono detta "keep calm and think rice" e ho incominciato a vagare con la mente attingendo istintivamente  ai ricordi.

Sì perché per me il riso è profumo di casa e  di affetti famigliari, di gioventù. Il riso ha sottolineato il periodo delle mie scuole superiori. Io sono lombarda per un pelo, in quanto  vengo da un paese al confine col Piemonte; andavo infatti a scuola a Novara, più vicina per me di Milano, e  attraversavo le risaie ammirando quelle distese d'acqua infinite.
Come non riportare poi la mente alla tavola di casa, quando ci pigiavamo in cinque nell'angusto tavolo della nonna paterna che viveva con noi, pur  nel suo appartamentino che puntualmente occupavamo a pranzo e a cena nei giorni feriali e si usava il tinello buono della mamma solo la domenica!
Il riso a casa nostra non mancava mai.
La mia nonna non era una gran cuoca, a proposito di riso non andava oltre il riso in cagnòn, il risotto al salto o la frittata di riso e quando esagerava, preparava delle polpette che erano più dei mac burger, con riso ed erbette.
L'artista del risotto era la  mia mamma, i suoi fiori all'occhiello: risotto coi funghi, alla milanese e quello di zucca. Insuperabili.
Mio papà poi è sempre stato un grande  appassionato di riso. Ricordo che si mangiava con gusto delle gran piattate di riso e latte (riso cotto nel latte, condito con burro e parmigiano). 
Ora ha 81 anni ed è molto rigoroso e costante nell'alimentazione, da anni consuma tutte le sere il suo riso in cagnòn (cioè lessato e poi mantecato con burro, salsa o  concentrato di pomodoro e vai di parmigiano, con la variante curry, ultima moda!).
Ricordo che quando andammo insieme a trovare mia sorella in Giappone, nel 2004 (mamma mia,  sono già passati 10 anni!!! Mi aveva proposto che mi avrebbe pagato il viaggio se l'avessi accompagnato perché lui da solo non se la sentiva, mi sembra ovvio che gli risposi subito di  sì! Conservo sempre  il mio reportage TRE GALLITI IN GIAPPONE, non so se mi spiego.... ), il suo problema era mangiare cose tranquille :
"mi, per stà da la part de la risòn, vurarissi el ris" (io, per stare dalla parte della ragione vorrei il riso).
Miiiiiiiiiiiiii.....ce ne sarà di riso in Giappone???? "tranquillo papi, ghe pensum nüm". 
Mia sorella era a Tokyo per lavoro e ci è rimasta per più di un anno, le avevano fornito un appartamento, si era presa dei giorni di ferie per stare con noi, giravamo tutto il giorno e la sera, stanche morte,  dovevamo cucinare il riso "tranquillo" al genitore. Allora andiamo al supermercato, prendiamo una confezione di riso, così sembra dalle illustrazioni sulla scatola perché inglese=zero. Troviamo addirittura un tubetto di conserva di pomodoro di una nota marca italiana, uno pseudo-parmigiano grattugiato in busta e il problema è risolto.
Solo che quando arriviamo all'appartamento, scopriamo che il riso è una mappazza precotta. Non ci sgomentiamo, lo diluiamo in un po' d'acqua e poi glielo condiamo a dovere. "speciale!" esclama il genitore e quando eravamo in appartamento, quella era la sua cena. Io e mia sorella invece raccattavamo a fine giornata vassoini di sushi spettacolari che i supermercati scontavano fino al 70% dopo una certa ora,  perché non dovevano arrivare al giorno successivo!!
 
Ops! Mi sono dilungata nell'amarcord ma ho toccato il Giappone, argomento che sta molto a cuore ad Annalena.  Ora però ho perso il filo, come sono arrivata ai budini di riso? Ah, sì, giustamente, dal riso e latte!
Insomma in tutto questo rimembrare, il riso e latte del papà mi conduce al budino di riso, nutriente dolcetto tipico toscano, che non è un vero budino ma mi piace moltissimo e che ho deciso di proporre per questa sfida perché appena ho letto della cottura nel latte, ho pensato: "finalmente li faccio 'sti budini che lo dico da quando sono arrivata in Toscana!!!"

 
Potevo farli fedeli all'originale, cioè dolci? Eh no, li voglio salati e allora vai con  l'acciuga!!!
Ho consultato un po' di ricette sia dolci che salate e poi, al solito, ho fatto il mio mix.
La sablée dell'involucro esterno del budino è quella dei mitici  canestrelli dell'altrettanto mitica Van Pelt. Il cuore morbido al riso è cotto secondo le istruzioni di Acquaviva scorre, mantecato poi con una crema pasticcera salata, profumata allo zafferano, tanto per ritornare ancora alle mie origini lombarde e comunque lo zafferano è anche un prodotto d'eccellenza toscano, che fece la fortuna di San Gimignano già nel Medioevo, e che oggi sta vivendo una grande auge.

Per la versione classica, dolce, rimando al magistrale post di Patty, Andante con Gusto
 
BUDINI DI RISO ALLE ACCIUGHE E ZAFFERANO
 
 
Ingredienti per 4 budini (pirottini  medio-piccoli)
 
per la sablée alle acciughe
130 g di farina 00
100 g di burro freddo +una noce per imburrare gli stampi
50 g di parmigiano grattugiato
4-5 filetti di acciughe di Cetara, diliscati e dissalati (1-2 in più rispetto alle prescrizioni vanpeltiane perché i miei filetti di acciughe erano piccoli e dal gusto delicato o forse li ho ridotti io ai minimi termini pulendoli)
un cucchiaino di scorza grattugiata di limone bio
 
per il riso
70 g riso carnaroli
350 ml latte fresco parzialmente scremato
una scorzetta di limone bio

per la crema pasticcera allo zafferano
5-6 pistilli di zafferano delle colline fiorentine (o una bustina di zafferano di ottima qualità)
1 tuorlo d'uovo
1 cucchiaio  di maizena
250 ml di latte fresco parzialmente scremato
2 cucchiaiate di parmigiano
sale qb e un pizzico di noce moscata

Come prima cosa mettiamo in infusione i pistilli di zafferano nel latte a temperatura ambiente  per la crema pasticcera almeno due ore prima dell'utilizzo. (se si usa lo zafferano in polvere, si aggiunge al momento dell'utilizzo)

Prepariamo la sablée: si frullano bene le acciughe e si passano anche al setaccio, per evitare che rimangano lische. Con la punta delle dita si impastano la farina e il burro a tocchetti e poi si aggiungono il formaggio e le acciughe frullate. A questo punto si può unire la scorza di limone.
Le prescrizioni sono di non lavorare troppo l'impasto per non "bruciare" il burro, siccome non ho la mano alla sablée, per precauzione ho formato una palla con l'impasto, l'ho avvolta nella pellicola e l'ho passata in frigorifero fino a quando sono stata pronta con tutto il resto (ca una quarantina di minuti buoni).

Nel frattempo ho scottato il riso in acqua bollente per un minuto come da indicazioni di Annalena, poi scolato e sciacquato sotto acqua fredda e rimesso in pentola coperto da latte bollente con una scorza di limone. Ho coperto e lasciato cuocere dolcemente per 15 minuti perché poi la cottura sarebbe proseguita in forno. L'ho spento ancora leggermente bagnato, poi l'ho lasciato raffreddare, sempre coperto,  e allora ha assorbito il latte rimanente ed è diventata una bella massa cremosa.
Mentre il riso cuoceva, ho preparato la crema inglese lavorando il tuorlo con la maizena, poi ho versato a filo il latte, dopo aver filtrato e schiacciato bene i pistilli per far uscire più colore possibile,  continuando a girare per non fare grumi, l'ho messo sul fuoco e l'ho fatto rapprendere. Ho aggiunto infine un pizzico di sale e di noce moscata e ho mantecato con il parmigiano.
Una volta raffreddata anche la crema pasticcera, ho unito il riso, assaggiato, regolato ancora un poco di sale. Il composto deve rimanere piuttosto delicato perché poi ci pensa la brisé alle acciughe a rinforzarne il gusto.

A questo punto si può finalmente  accendere il forno portandolo a 180° C, si stende la pasta brisé, si rivestono dei pirottini imburrati e infarinati, si colmano con il composto di riso e si passano in forno per 30-35 min.
(Negli ultimi dieci minuti, meglio coprire la superficie con un foglio d'alluminio per non far bruciacchiare i bordi)

Ed eccone uno sformato. Mangiati appena tiepidi o anche a temperatura ambiente, sono una delizia. Sono molto soddisfatta del risultato, la brisé saporita fuori e il cuore delicato e cremoso all'interno, normalmente è il contrario, ripieno saporito, involucro neutro!  Una bella bombetta calorica, comunque. Infatti ce ne siamo pappati uno e mezzo a testa, mio marito ed io, con un'insalata mista ed è stato pranzo! 
 
 
 
 E con gli avanzi di pasta sablée, sfruttati fino all'ultima briciola, mi sono fatta ovviamente anche i canestrelli!!

 
 
 
 

CARPACCIO DI PORCINI E PERE AL PESTO DI NEPITELLA CON TAGLIATELLE DI CALAMARO E SEDANO CROCCANTE

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Questa è la mia seconda proposta per il bellissimo contest I MAGNIFICI 6, organizzato daAIFB in collaborazione con CITTA' DELL'OLIO, per la categoria PESTO.

Come spesso mi capita, appena leggo le regole e i temi di un contest (serio e intelligente come questo), i neuroni si mettono subito in moto e, se mi si ficca subito  in testa un'idea, non ho pace fino a che non riesco a realizzarla.  Ovviamente non è sempre ben delineata al primo colpo, quindi continuo ad elaborare a livello teorico, aggiungo, tolgo, modifico, seleziono, ben arroccata allo spunto iniziale e quando sono pronta, scalpito per trovare il momento giusto per mettere in pratica le mie elaborazioni mentali.
 
A conferma di tutto ciò, avevo pensato al pesto di nepitella da subito, appunto,  ricordando di averlo trovato su La Cucina Toscana di Maite e Marie, La cucina di Calycanthus, che contiene i grandi classici toscani e alcune rivisitazioni;  mi aveva incuriosito molto ma non l'avevo mai provato.
La nepitella in Toscana viene usata principalmente in cottura, con i  funghi o le chiocciole. Opto per i funghi, però a crudo, le chiocciole mi piacciono ma non oso cucinarle. Quindi condisco i funghi crudi col pesto di nepitella e il rimando alla tradizione c'è anche se decisamente rivisitato.

Ai primi di agosto, poco prima di partire per le vacanze, c'era stato un exploit di funghi porcini, decisamente in anticipo ma avevo appena abbozzato l'idea, ero alle prese con la partenza e con gli ziti con le sarde, la mia prima proposta per il contest, quindi l'ho destinata al rientro.
 
Agli inizi di settembre di porcini neanche l'ombra, ero rientrata alla grande, totalmente immersa in un turbine di attività lavorative e blogghesche, non avevo neanche tanto tempo a disposizione ma il tarlo del porcino non mi abbandonava. Le recenti piogge e poi il caldo pazzesco scatenatosi hanno reso propizie le condizioni per la ricomparsa dei sospirati Boletus. Dovevo tenermi pronta. Sabato scorso, durante una bella passeggiata su per i poggi di Castiglioncello ho fatto incetta di nepitella, il calamaro era in freezer, le pere c'erano e anche  tutto il resto, mi mancava solo un bel fungo. Coincidenza ha voluto che domenica sera fossi  a cena dall'amico Emanuele Vallini, alla sua Osteria La Carabaccia, che mi propone proprio dei bei porcini freschissimi dalla Garfagnana  e tartufi volterrani!  Dovevo ben festeggiare la vittoria della Sfida Panzanella all'Expo Rurale, quando ci vuole,  e allora mi tratto bene dopo una giornata faticosissima e un caldo infernale!! Gode anche il consorte naturalmente, non sono sola!
 
Sfacciatamente, ma neanche tanto, sono in confidenza con Emanuele e la moglie Ornella, gli chiedo se mi vende un porcino che non ne ho ancora trovati e non ho neanche tanto tempo per rivolgermi a fonti fidate anche perché non ne ho bisogno una gran quantità, me ne basta uno per il mio esperimento.  Gli spiego la cosina che ho in mente per un contest importante e gli chiedo anche un piccolo consiglio: mele o pere? "pere" sentenzia, sono d'accordo, anch'io propendevo per le pere con i porcini crudi.  Avevo intenzione di prendere spunto  dal  suo squisito mille foglie di porcini crudi, pecorino stravecchio e sedano croccante (che conoscevo già e mi mangio come antipasto proprio quella sera) che aveva portato anche a Ciao Come stai? trasmissione estiva mattutina di Rai 1,  incuriosendo molto le sue amiche presentatrici, le deliziose Ingrid Muccitelli ed Elisa Isoardi.
Bene, a fine serata rientro con il mio bel porcino, che Emanuele mi ha regalato ovviamente, e l'indomani sarebbe scattata l'operazione carpaccio di funghi e pesto di nepitella!
 
E mi metto pure in testa di farlo a regola d'arte! Mai fatto il pesto in un mortaio in vita mia! Ho un bel mortaietto di marmo microscopico che mi sono voluta prendere quasi come souvenir a Portovenere e che uso a mo' di ferma libri sullo scaffale di cucina, dove tengo quelli che consulto più di frequente. Qualche fogliolina ci sta, provo.......
 

Beh....sarò onesta, veramente ci ho appena provato, ho dato qualche pestata nel mortaio e poi ho rifinito il pesto nel mixer, mi scappava la pazienza e poi era troppo piccolo! Ho rimesso il pesto finito  nel mortaietto perché era bellino da fotografare lì dentro poi, lavato e asciugato, l'attrezzo è tornato ad assolvere il suo compito di ferma libri!
 
Per le tagliatelle di calamaro ho preso spunto invece da un vecchio piatto eseguito al primo corso di cucina organizzato con un'altra amica chef, Deborah Corsi deLa Perla del Mare di San Vincenzo, ovvero carpaccio di mela verde, tagliatelle di calamari crudi, olio evo, limone e zenzero, briciole di lamponi ghiacciati ed emulsione di olio e menta.
 
Al solito, mescolo, rielaboro, aggiungo ed ecco il risultato che a me MI è piaciuto un sacco!!!
 
CARPACCIO DI PORCINI E PERE AL PESTO DI NEPITELLA CON TAGLIATELLE DI CALAMARO E SEDANO CROCCANTE
 
 

Ingredienti e dosi per 2 persone

Per il pesto di nepitella
(come da istruzioni delle Calycanthus con piccole modifiche)

3 cucchiai da minestra di foglioline di nepitella  di macchia o di campo (non raccogliere le erbe sui bordi delle strade, né in campi vicini a coltivazioni che non si conoscono onde evitare pesticidi e  trattamenti nocivi)
3-4 noci di Sorrento
1 cucchiaio di pinoli di San Rossore
1/2 spicchio d'aglio rosa preferibilmente da coltivazione biologica
Olio extravergine d'oliva igp toscano (blend classico frantoio, leccino, moraiolo, maurino, pendolino, possibilmente poco amaro perché già la nepitella ha un gusto molto pronunciato tendente all'amaro)
sale qb

Per il carpaccio

1 pera Williams non troppo matura
1 porcino medio grande (non l'ho pesato, la cappella sarà stata di ca 8-9 cm)
1 calamaro di 10-12 cm, esclusi i tentacoli, precedentemente abbattuto 96 h a -18° C vedi prassi per il consumo del pesce crudo
olio evo come sopra
1 limone bio, succo e scorza
fiocchi di sale bianco di Cervia, e pepe di Sechuan qb
1 gambo di sedano bianco, nel cuore

Lavare bene con acqua e bicarbonato le foglie di nepitella, sciacquare più volte, asciugare tamponando con carta scottex. Mettere la nepitella, l'aglio, i gherigli di noci e i pinoli in un mortaio o in un mixer, pestare o frullare, versando olio quanto basta fino ad ottenere un pesto ben tritato ed omogeneo. Regolare di sale, coprire con pellicola fino all'utilizzo.

Tagliare il sedano, ben lavato ed asciugato, a julienne piuttosto sottile, della lunghezza di ca 10 cm, metterlo a bagno con acqua e ghiaccio fino a che non si arricci (come le puntarelle).

Scongelare i calamari, asciugarli bene, tagliarli a striscioline di ca 0,5 cm di larghezza, condirli con olio evo, un poco di succo di limone e una grattugiata di scorza, i fiocchi di sale e un pizzico di  pepe di Sechuan (pepe-non pepe delicato e profumato che adoro) macinato al momento.

Pulire i porcini, affettarli finemente. Idem per la pera che sarà bene spruzzare con un po' di limone per non farla annerire se si prepara il piatto con largo anticipo altrimenti se si taglia per ultima e si serve subito non importa (anche se un tocco di limone non guasta).

Comporre il piatto disponendo a ventaglio le fette di porcino alternate a quelle di pera, posizionare nel centro un mucchietto di tagliatelle di calamaro, guarnire con il sedano croccante ben arricciato e sgocciolato. Dare un giro di pesto di nepitella a tutto il piatto e qualche tocco anche sui calamari.



ps: mi ero scordata il pepe, nella foto non c'è perché mi sono accorta quando abbiamo assaggiato il piatto...... troppo tardi, la composizione era già stata intaccata!

http://www.aifb.it/2014/07/i-magnifici-6-il-contest-dellanno.html
 
 

 

LASAGNA APE MAIA CON RAGU' DI STOCCAFISSO E LE SUE TRIPPE PER LA SFIDA MTC N. 42

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LASAGNA= EMILIA ROMAGNA
Sì, lo so, gli integralisti romagnoli si staranno già irritando! Tranquilli,  non voglio mettere in dubbio la paternità della lasagna ma pensateci un po', senza parmigiano come si farebbe?? Dal momento che la mia mamma è nata a Noceto, Parma, Emilia e  mio nonno, cioè suo padre,  era un casaro, quindi nelle mie vene scorre sangue e parmigiano,  a me piace pensare alla regione nella sua  entità politica e geografica più che alla sua frammentazione culturale. Perché mi piace sentirmi parte di quell'intero mondo dove la sfoglia all'uovo, che siano tagliatelle, tortellini, cannelloni o lasagne, la fa da padrona.
Ma la lasagna, si sa,  va oltre i confini regionali, nel tempo  è diventata un classico piatto italiano, da nord a sud, ha rappresentato per anni il piatto della festa, della domenica, seguito dagli immancabili arrosti.
Ora forse la domenica non ha più questa connotazione ma la lasagna rimane fedele a se stessa, emblema indiscusso della riunione famigliare, delle celebrazioni festive.
 
Ed ecco che scatta l'amarcord. Ricordo quando ero bambina, mi affascinava la lunga preparazione della lasagna al forno. Ridevo quando mia mamma, una volta raccolte con la schiumarola dall'acqua bollente le sfoglie  di pasta, si scottava prendendole una ad una con le dita per stenderle su dei canovacci e io l'aiutavo a spianare  le piegoline che si formavano. Poi le giravo la besciamella, mi divertivo molto nel momento in cui, magicamente, dallo stato liquido si raggrumava e poi si solidificava in una crema densa, "guai a te se me la fai attaccare eh?" mi ammoniva la cuoca, poi quando vedeva l'ottimo risultato mi diceva che ero stata brava. Continuavo ad osservarla mentre  la aromatizzava con una grattugiatina di noce moscata, un po' di sale e giù di parmigiano! Il premio più ambito era il pentolino   da ripulire rigorosamente col dito che mi leccavo con gran gusto!
Rimanevo incollata a seguire tutti gli step, fino all'ultimo strato, perché mi lasciava pure la soddisfazione di completare la superficie distribuendo generosamente fiocchetti di burro qua e là, infine la seguivo  fino al momento del passaggio in forno, pregustandone l'assaggio.
A tavola ci litigavamo gli angoli perché ci piacevano un po' croccanti, la nonna si sacrificava e prendeva un pezzo nel centro, lasciando a noi quattro golosi i quattro angoli.
E com'era il giorno dopo riscaldata?? ancora più buona!!!
 
Devo dire che in seguito, trasferitami da adulta in Toscana, la lasagna della suocera non faceva rimpiangere quella di mia mamma. Anzi, negli anni, a causa delle sue manie dietetiche, prima la Weight Watchers, poi quell'odiosa Lambertucci, la lasagna era sparita da casa nostra. Invece la suocera non ha mai smesso e  continua a farla anche ora, a ottantacinque anni suonati,  e la fa con tutti i crismi, bella ricca, grassa, succulenta, come Dio comanda insomma!!
 
Io, da quando ho iniziato a spadellare, ne ho preparate varie versioni ma non è un piatto che cucino di frequente, l'ultima volta, oltre a questa, è stato un Natale di due anni fa, quando avevo a tavola appunto i suoceri e mi sono esibita in una lasagna veramente indovinata, al mio gusto, molto particolare, che spero di riuscire a postare come seconda proposta per questo MTC n 42, lanciato dalla grande Sabrina, e quindi non svelo niente.
 
http://www.mtchallenge.it/2014/10/mtc-n-42-la-ricetta-dellla-sfida-di.html
 
 
L'Ape Maiaè un'idea che nasce nel 2011 e che ho riproposto spesso. L'originale consiste in sfoglie croccanti al nero di seppia, con baccalà mantecato allo zafferano. Giallo e nero come l'ape!
Ho pensato quindi di sfruttare questa idea che amo molto, ho colorato  la pasta con nero di seppia e, per quella gialla,  anziché lo zafferano ho usato la curcuma, più neutra nel sapore (lo zafferano è anche sciupato in cottura).
Il ragù doveva essere di mare, dal baccalà allo stoccafisso il passo è ovviamente breve, anche perché la consistenza è più adatta ad un ragù,  in più ho aggiunto delle trippe di stoccafisso per onorare l'amica Sabrina, appassionata di quinto quarto e mia partner nel contest QUINTO QUARTO REVOLUTION. Per il resto, riciclo una besciamella collaudata, all'aglio ed erbe aromatiche e sono pronta per procedere.
 
LASAGNA APE MAIA CON RAGU' DI STOCCAFISSO E LE SUE TRIPPE E BESCIAMELLA LEGGERA ALL'AGLIO
 
 
 
Ingredienti per 4 porzioni
 
Per la sfoglia Ape Maia:
 
140 g di farina di grano tenero 0 da coltura biologica, macinata a pietra*
60 g di farina di grano duro Senatore Cappelli, da coltura biologica, macinata a pietra*
2 uova intere
1 cucchiaino di curcuma in polvere
1 sacchettino di nero di seppia fresco** (5-6 g almeno)
 
Per il ragù di stoccafisso con le sue trippe:
 
300 g di stoccafisso già ammollato e spellato
300 g di trippe di stoccafisso ammollate e mondate (400 g al lordo)
3 cucchiai abbondanti di trito di sedano, carote, cipolle rosse
3-4 foglie di erba salvia
1 foglia di alloro
un ciuffo di prezzemolo
olio evo qb, sale, pepe, peperoncino in polvere
 
Per la besciamella leggera all'aglio:
 
600 ml di latte fresco parzialmente scremato
2 cucchiai colmi di farina
2-3 spicchi d'aglio
1 foglia di alloro, 2-3 salvia, un rametto di rosmarino, 2-3 bacche di ginepro
sale, pepe, noce moscata qb
una noce di burro
 
pan grattato e burro per completare
 
* acquisto le farine nel mio panificio di fiducia che usa esclusivamente prodotti sceltissimi, farine di grani antichi, farine con germe di grano, tutte da produzione biologica e molte macinate a pietra. 
 
** in mancanza di nero di seppia fresco, in commercio si trova in bustine  ma attenzione, scegliere quelle di inchiostro vero,  che stanno nel banco frigorifero altrimenti lasciar perdere tutto il resto. Si trovano anche dei barattoli da 500 g di nero di seppia, per chi ne fa largo uso come i ristoranti, si conservano comunque a lungo. Io ne ho uno  in frigo iniziato da maggio.
 
 
Allora, misceliamo le farine e poi dividiamo il composto in due mucchietti. Ad uno incorporiamo la curcuma, all'altro il nero, stemperando il colorante nell'uovo con movimenti circolari e poi iniziamo ad impastare. Partiamo prima dalla sfoglia gialla, poi raschiamo bene la spianatoia con l'apposita spatola e procediamo con quella nera. Usiamo i guanti altrimenti sia per il giallo che per il nero bisognerà scorticarsi le mani per ripulirsi!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Avvolgiamo le due palline con pellicola e lasciamo riposare mezz'ora. Poi fuori il mattarello e avanti tutta con i bicipiti (a me facevano male anche gli addominali il giorno dopo!!!)
 

 
 
Per questa lasagna mi piaceva una sfoglia un po' grezza, non finissima, ho ottenuto uno spessore di mm 1,5 ca. Ottenuta la sfoglia, tagliamola a quadrati di cm 10x10 con un coppa pasta




Cospargiamo con farina di semola di grano duro, lasciamo asciugare la sfoglia e prepariamo il ragù.
 
Le trippe di stoccafisso già ammollate ma da pulire e mondare
 
Come prima cosa puliamo bene le trippe, scartando i filamenti e la pellicina nera, raschiandole bene da ogni impurità ed eliminando le parti più dure, dove possono rimanere anche dei frammenti di spine. Sbollentiamole per una decina di minuti poi tagliamole a tocchettini. 

Le trippe pulite e sbollentate
 
Nel frattempo avremo messo a rosolare il trito di sedano, carota e cipolla in due generose cucchiaiate d'olio evo, con la foglia di alloro spezzata e le foglie di salvia. Ho usato un tegame di coccio ma solo per il gusto di usarlo perchè la cottura non dura ore come un normale ragù di carne, per il quale sarebbe appunto più adatto.
Aggiungiamo al trito ben rosolato, la polpa dello stoccafiso tagliata a tocchettini insieme alle trippette. Facciamo insaporire a fuoco vivace, poi abbassiamo la fiamma e lasciamo andare per ca mezzora, aggiungendo un po' di brodo di verdura di tanto in tanto in modo da tenere il sughetto piuttosto bagnato. A fine cottura, uniamo una manciata di prezzemolo tritato, regoliamo di sale e pepe e un pizzico di peperoncino macinato (giusto un'idea non deve essere troppo piccante, deve conferire solo un leggero pizzicore). Eliminiamo la salvia e l'alloro.
 
 
Ultimo step, la besciamella leggera all'aglio.
Innanzitutto metto gli spicchi d'aglio, spellati e tagliati a metà, nel latte insieme a tutte le erbe e le bacche di ginepro. Faccio bollire per 7-8 minuti. Spengo e lascio raffreddare. Poi filtro al colino cinese, schiacciando bene gli spicchi d'aglio cotti in modo  che la besciamella risulti ben impregnata dall'aroma. 
Ora la Mapi, e non solo lei, griderà allo scandalo ma io la besciamella la faccio in versione light, soprattutto questa che va col pesce e non ha neanche il parmigiano.
Ebbene non faccio il roux, stempero semplicemente la farina con il latte freddo, in questo caso  all'aglio. Metto sul fuoco e faccio addensare mescolando continuamente. Unisco una noce di burro alla fine, giusto per non farla proprio da malati, condisco con sale, pepe e un pizzico di noce moscata et le jeux sont faits!
 

 
Io ho preparato delle monoporzioni, alternando la sfoglia nera a quella gialla, ho farcito ogni strato con un po' di ragù e di besciamella fino all'ultimo strato che ho cosparso con pan grattato e fiocchetti di burro. Ho coperto i bordi con delle strisce di stagnola per non farli seccare troppo e ho infornato a 180° C per  20 minuti.
 
Beh...è stato un successo!! Ho voluto immortalare l'ultimo tocchettino prima che sparisse.  E sorvoliamo sul fatto che mio marito le ha mangiate la sera a cena, io uscivo con delle amiche e lui aveva le sue goduriose lasagne da scaldare nel microonde, solo che mi sono dimenticata di dirgli che avevo azionato la lavatrice, lui ha accesso il microonde, e non so che altro ci fosse attaccato, insomma è saltata la corrente. E' sceso per rialzare il contatore esterno, si è chiuso fuori casa. E' andato dai vicini, mi ha chiamata col loro telefono per chiedermi di telefonare ai genitori perchè hanno solo i cellulari e non sappiamo i numeri a memoria, loro hanno un duplicato delle chiavi, se gentilmente gliele portavano (abitano a cinque minuti d'auto), io ero a Livorno e non ero neanche con la mia auto. Il suocero era infortunato, la suocera non guida, sorella e nipote non c'erano, insomma i gentili vicini l'hanno portato dai genitori a prendere le chiavi e finalmente si è potuto gustare le sospirate lasagne alle nove passate ormai........
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 

SCAPECE ESPRESSO, TRA GALLIPOLINA E SAOR PER I MAGNIFICI 6

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Da non credere, questo scapece mi frulla nel capo da fine luglio, appena appreso del contest I MAGNIFICI 6, organizzato daAIFB in collaborazione con CITTA' DELL'OLIO, ovvero, suddivisi in 6 categorie, i grandi piatti che da nord a sud raccontano la  tradizione italiana, incentrata sulla dieta mediterranea dove l'olio extra vergine d'oliva gioca un ruolo fondamentale.
Importante dunque il rispetto dei parametri della dieta mediterranea,  modello nutrizionale ispirato alle abitudini alimentari tradizionali mediterranee in cui si privilegia  il consumo di cereali, legumi, frutta, verdura, pesci e olio extra vergine d'oliva, quest'ultimo, esclusiva e vero tesoro del bacino del Mediterraneo.
Questo tipo di alimentazione, è risaputo, è particolarmente idoneo a prevenire tumori e malattie cardiovascolari grazie all'elevato contenuto in fosfolipidi del pesce, degli acidi monoinsaturi e degli antiossidanti dell'olio extravergine d'oliva, delle fibre e delle vitamine di frutta e verdura.
 
Dopo aver onorato il contest con i  MAZZETTI DI ZITI CON LE SARDE IN BRODETTO DI FINOCCHIETTO E ZAFFERANO per la categoria PASTA e il CARPACCIO DI PORCINI E PERE AL PESTO DI NEPITELLA CON TAGLIATELLE DI CALAMARO E SEDANO CROCCANTE per la categoria PESTO, tocca finalmente allo SCAPECE che, come dicevo più su, è stato concepito a luglio ma partorito solo ora per via delle ferie di mezzo e poi i mille impegni al rientro. 
 
E' andata così: quando appresi del contest, avevo appena preparato, ma non ancora pubblicato,  un piatto per le E-SALTATE MTC, cioè una rivisitazione ardita della famosa pasta alla Norma siciliana:  UNA NORMA FUORI DALLA NORMA. Mi piaceva molto e, leggendo le regole e i parametri del contest, poteva andare bene anche per I MAGNIFICI 6 ma qualcosa mi tratteneva, anche perché volevo partecipare con i miei pescetti e poi quella Norma era veramente ardita. Casualmente parlando con l'amico enogastronomo Giorgio Dracopulos ( La tavolozza del gusto, Il Corriere del vino, Ognisette, e importanti riviste cartacee come OINOS, ospite da anni a Madrid Fusion e Los Mejores de la gastronomia) gli chiedo un parere e gli mando la foto e la descrizione del piatto. Pur complimentandosi per l'idea e la presentazione, sostiene che quei paccheri a mo' di sushi sono già visti e rivisti e che Iaccarino, Cambi e la nostra presidente Anna Maria Pellegrino  meritavano di più. Ero d'accordo. La mando alle E-saltate e poi penserò ad un'altra pasta.
Ma, continuando la consultazione con il paziente amico, gli comunico le altre categorie in cui vorrei cimentarmi oltre alla pasta, ovvero il pesto e lo scapece.
Per il pesto avevo già in mente quello alla nepitella ma non sapevo ancora come presentarlo, poi ci sono arrivata. Per lo scapece mi sarei buttata su qualcosa di livornese tipo gli zerri sotto pesto  (Livorno ha una terminologia gastronomica tutta sua, in realtà è una sorta di scapece o carpione) o le anguille in scaveccio dell'Argentario che rimandano ai carpioni dei pesci di lago o delle stesse anguille dei miei luoghi natali lombardi. Invece Giorgio mi blocca subito:"troppo facile giocare in casa, che sia Lombardia o Toscana, vai fuori regione, così esibisci una conoscenza più ampia. Cerca, studia, approfondisci, guarda per esempio lo scapece alla Gallipolina". Sono stata in Puglia qualche anno fa e proprio a Gallipoli ma non ricordo di aver mangiato questo scapece. 
Seguo il consiglio, mi documento, c'è lo zafferano, è mio!! "Giorgio, preparati, quando torno dalle vacanze, ti tocca  assaggiare lo scapece!"  E ridendo e scherzando, pensando e ripensando, elaborando e rielaborando e soprattutto, aspettando il momento giusto, il gran giorno è arrivato. Scapece fatto, fotografato, assaggiato e approvato dall'amico, gradito ospite a pranzo proprio ieri  con la sua gentile consorte!Documenterò l'intero pranzo prossimamente perché non gli ho fatto solo lo scapece ed è stata una grande esperienza soprattutto per i vini che ci hanno portato!!!

Lo scapece/scaveccio/scabeggio e i vari carpioni  e saor che si ritrovano da nord a sud, sono tutti derivati dall'escabeche spagnolo, a sua volta d'origine araba. Nasce dalla necessità di conservare, quasi sempre pesci ma anche carni e verdure, marinandoli  con aceto, vino, spezie e aromi vari, spesso usando anche aglio e  cipolle, noti sin dall'antichità per le loro  proprietà antisettiche e antibatteriche.

Lo Scapece, o la Scapece alla Gallipolina pare sia nato nel periodo in cui Gallipoli, città marinara, era costretta a subire gli assedi da parte delle potenze mediterranee. Per scongiurare la fame era necessario rifornirsi di cibo da conservare per molto tempo e il pesce, abbondante nei mari intorno alla città, si prestava a questo uso.
L’origine del nome può derivare o da Escha Apicii, cioè salsa di Apicio, autore del più antico libro di gastronomia, che ne aveva parlato, oppure potrebbe derivare dall’arabo As-sikbāj, una pietanza piuttosto simile alla scapece realizzata nelle aree arabe, ma a base di carne. Le testimonianze storiche parlano di questo piatto in Puglia già nel Duecento. 
L'ingrediente  principale di questo  scapece è il pesce che viene fritto e fatto marinare tra strati di mollica di pane imbevuta con aceto e zafferano all'interno di tinozze di legno, chiamate, in dialetto gallipolino, "calette". Lo zafferano dona al piatto il colore giallo che lo rende caratteristico.
Oggi la scapece Gallipolina viene servita come specialità gastronomica nei ristoranti ed è un prodotto tipico delle feste patronali nel Salento.
Nella scapece gallipolina il pesce non viene pulito prima di essere fritto a causa della quantità e della dimensione ridotta delle specie di pesci utilizzati: boghe, zerri, sarde, acciughe.  Mantenere la lisca del pesce potrebbe sembrare strano ma questa viene ammorbidita e resa commestibile con la marinatura in aceto.  I pesci fritti vengono disposti  a strati alternati con la mollica di pane imbevuta con l'aceto in cui è stato sciolto lo zafferano. La mollica che si utilizza è quella della pagnotta tipica pugliese con semola di grano duro. La forma di pane viene privata della crosta e tagliata a metà, le varie metà vengono poi strofinate su uno strumento detto "crattacasa", una grande grattugia formata da un semi cilindro di acciaio largo mezzo metro sulla cui superficie sono stati praticati dei fori larghi un centimetro.

Una versione simile si ritrova anche in Abruzzo, regione di provenienza di uno zafferano di altissima qualità

credits: Wikipedia e Enogastronomia del Salento

Dunque, questo scapece mi piace da subito ma sono scettica sulla quantità di aceto, temo che ammazzi lo zafferano che forse veniva usato più per il colore che per il gusto! Elaboro mentalmente una versione più delicata con quantità di aceto minori e soprattutto uso quello di mele, più delicato di quello di vino e aggiungo note agrodolci fondendola con il saor veneziano (sarde fritte, marinate con cipolle in agrodolce, uvette, pinoli e spezie varie) rivoluzionandolo un poco naturalmente. Scelgo le amate acciughe come pesci e preferisco diliscarle, più adatte sicuramente per la versione espressa.

Però per la prova pratica, eseguo sia quello tradizionale a strati, fuso col saor, preparato due giorni prima e lasciato a marinare adeguatamente,  sia quello più artistico, cioè quello espresso,  con le acciughe fritte al momento, coperte da tutti gli ingredienti dello scapece/saor + un tocco modernista, il sorbetto di scapece per dare ancora più verve al piatto e divertirsi anche con il contrasto caldo freddo, oltre che agro-dolce e morbido-croccante.


Versione più o meno classica a strati, che era già buona:


Versione espressa con sorbetto ed emulsione di pinoli,  presentazione più coreografica
 


 

 

e questa propongo per il contest I MAGNIFICI 6, categoria SCAPECE
 
http://www.aifb.it/2014/07/i-magnifici-6-il-contest-dellanno.html
 


Ingredienti per 4 persone

Sorbetto scapece:
40 g zucchero bianco semolato
40 ml acqua
1 albume
2 cucchiai d'olio evo salentino, cultivar ogliarola, delicato e fruttato, di media aromaticità
2 cucchiai e 1/2 di aceto di mele

250 g pane di  semola di grano duro tipo pugliese
2  cucchiai d'acqua
3 + 2 cucchiai d'aceto di mele
1 cucchiaio d'olio evo c.s.
1 bustina da 0,1 g  di zafferano in polvere purissimo dell'Aquila
 20-25 g di uvetta sultanina bio

2 cipolle di Certaldo medie  (80-100 g cad.)
aceto di mele, olio evo c.s., sale, zucchero, alloro

15 g di pinoli di San Rossore (Pi)
30 ml latte fresco parzialmente scremato
60-80 ml olio evo c.s.

16 acciughe fresche medio-grandi
farina 00 bio
olio di semi d'arachidi qb*
sale qb

* rinuncio all'extravergine solo  per la frittura del pesce,  l'olio di arachidi ha un punto di fumo altrettanto elevato e non copre il sapore del pesce

Mettere l'acqua e lo zucchero in un pentolino, portare a 121° C, nel frattempo azionare le fruste per montare l'albume fino a consistenza media, al raggiungimento della temperatura, versare lo sciroppo a filo lungo le pareti della planetaria o del recipiente in cui si sta montando l'albume e continuare a montare fino a raffreddamento. Unire da ultimo l'aceto e l'olio montando  per pochi secondi, giusto il tempo di amalgamare gli ingredienti.  Mettere in freezer in un contenitore chiuso.

Affettare le cipolle  a rondelle non finissime, spadellare per pochi minuti con un filo d'olio, una foglia di alloro spezzata,  una spruzzata d'aceto, 1 cucchiaio  di zucchero e un cucchiaino scarso  di sale. 

Affettare il pane, togliere la crosta. Tritare grossolanamente sia il pane che la crosta. Tostare la granella ottenuta dalla crosta in padella antiaderente con un cucchiaio d'olio e due d'aceto dove avremo sciolto 1/3 della busta di zafferano, fino a che diventerà bella croccante.

Tostare il resto del pane in forno, poi bagnarlo con un'emulsione preparata con 2 cucchiai di acqua, 3 di aceto e il resto dello zafferano.

Tostare un poco i pinoli in una padella antiaderente e poi passarli al mixer riducendoli in polvere finissima. Mettere il latte a temperatura ambiente nel bicchiere di un frullatore ad immersione, aggiungere a filo l'olio e iniziare a montare come per una normale maionese. Aggiungere anche la polvere di pinoli e continuare a montare fino ad ottenere una salsa cremosa. Regolare di sale. Trasferire l'emulsione ottenuta in un biberon da cucina.

Far rinvenire l'uvetta in acqua calda e poi scolarla e asciugarla.

Togliere il sorbetto dal freezer, frullarlo con un frullatore ad immersione per ottenere una consistenza cremosa. Rimetterlo altri dieci minuti in freezer prima di impiattare.

Al momento di andare a tavola: infarinare le acciughe pulite, diliscate e aperte a libro, mantenendo la codina, poi friggerle in abbondante olio di semi di arachide, scolarle su carta assorbente, salarle e assemblare velocemente il piatto (per non perdere il contrasto caldo/freddo) : disporre quattro acciughe su ogni piatto , napparle con le cipolle, guarnire con foglie d'alloro, cospargere con uvetta, con il pane allo zafferano bagnato e quello croccante, dare delle strisciate con l'emulsione ai pinoli e da ultimo completare con due palline di sorbetto sopra le acciughe. E buon divertimento!








 

METTI UN CRITICO ENOGASTRONOMO A PRANZO UN TRANQUILLO MARTEDI' DI OTTOBRE

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 Il critico, la cuoca, l'architetto

Insomma, tranquillo mica tanto, per me almeno, un po' di ansia da prestazione ce l'avevo!! Invitare a pranzo un grande dell'enogastronomia come Giorgio Dracopulos, seppur amico e persona spiritosa, metterebbe in apprensione anche uno chef professionista! Come ho premesso nel mio precedente post, tutto era iniziato con una consultazione con l'amico enogastronomo a proposito del contest I MAGNIFICI 6 da cui poi era scaturito l'invito a pranzo.
 
Nel suddetto post, ho citato alcuni link di riferimento per presentare il personaggio: La tavolozza del gusto, Il Corriere del vino, Ognisette, Chef Magazine e importanti riviste cartacee per cui l'amico scrive, come OINOS, è inoltre un esperto di cucina spagnola e sud-americana, ospite da anni a Madrid Fusion e Los Mejores de la gastronomia, ha scritto libri, uno  proprio su Madrid, che mi ha omaggiato naturalmente con dedica e che conservo gelosamente nella mia personale biblioteca culinaria, dove appare fotografato con i migliori chef pluristellati della capitale iberica di cui descrive minuziosamente la cucina

Lo Chef Darío Barrio e Giorgio Dracopulos
Giorgio ritratto con il giovane chef spagnolo Dario Barrio,  appena scomparso
 
Di mamma pisana e, come rivela il cognome,  babbo greco, vanta una grande esperienza sia umana che culturale, è un vero pozzo di conoscenza enogastronomica, una ricca e preziosa fonte a cui attingere. Insomma, non è facile dipingere Giorgio in poche parole, è un grande personaggio, anche di fatto, dall'alto del suo 1,90 cm di statura! Lo leggeresti e ascolteresti per ore.  Inoltre è anche una bella persona, gentile, disponibile, garbato, arguto, spiritoso e un vero gentleman.
Generoso e versatile, passa con disinvoltura dagli stellati spagnoli o italiani che siano, alla collaborazione con enti  della cittadina dove abita per eventi quali La Festa del Vino di Rosignano Marittimo o i recenti Foodies e il "mio"Blu&Acciughe di Castiglioncello, dove ha tenuto banco per tutto un pomeriggio, presentando e moderando il convegno sull'anisakis, sostenendo poi il ruolo di presidente di giuria della gara indetta per l'occasione e, dulcis in fundo, ho avuto l'onore di averlo come presentatore del mio cooking show!
 

Fatta la doverosa premessa, eccoci al gran giorno. L'annunciata sperimentazione dello scapece mi offre dunque  l'occasione per invitarlo a pranzo insieme alla simpatica moglie Roberta. Lui accetta di buon grado, del resto è abituato ad assaggiare di tutto in giurie di concorsi di ogni livello e io mi sottopongo volentieri al suo giudizio, anzi ci tengo molto e mi impegno a dovere perché ovviamente non gli faccio assaggiare solo lo scapece! Opto per un paio di piatti preparati per alcuni contest che Roberta, che mi segue su Fb,  aveva visto in foto  (Giorgio non c'è sui social ma viene puntualmente informato dalla moglie) e poi un paio di piatti nuovi, uno ispirato e uno invece ripreso pari pari dall'Ora d'Aria di Firenze dove ho vissuto una bellissima esperienza nella loro cucina,  proprio la settimana scorsa .
 
 
Partiamo dall'aperitivo con gli unici, originali super collaudati baci di dama salati di Alessandra, allora Raravis, oggi Van Pelt, diffidare dalle imitazioni! Nella versione sua con il pesto genovese e varianti mie, alle acciughe naturalmente e con al pesto di pomodori secchi, accompagnati dallo  spumante brut première cuvée Particolare della Tenuta Buonamico di Montecarlo, Lu.
 
 
 
Il primo vero  piatto candidato all'esordio era questo: CARPACCIO DI PORCINI E PERE CON PESTO ALLA NEPITELLA, TAGLIATELLE DI CALAMARO E SEDANO CROCCANTE, preparato e proposto per la categoria PESTO de I MAGNIFICI 6, che mi crea qualche difficoltà perché di porcini nostrali neanche l'ombra! Metto in pista tutte le mie conoscenze, un amico di mio marito la mattina stessa sarebbe andato a cercare funghi e, nel caso, me ne avrebbe portati ma non posso rischiare (infatti non ne avrebbe poi trovati), mi accontento dunque di quelli di importazione che non sono profumatissimi ma integri, sani e sodi. Non voglio rinunciare a quel piatto, l'esperto saprà valutarlo immaginando la riuscita con quelli migliori no? Da non credere, i porcini tutto sommato non erano male ma l'amico ha capito subito a prima vista che non erano nostri, io lo stavo giusto spiegando alla moglie, mi ha fregato la pera!! Insignificante, mi ha sciupato il piatto e poi la presentazione, devo essere sincera, non era così d'effetto come la foto! Ma quella maledetta pera. Non mi era passato neanche per l'anticamera del cervello di assaggiarla, era l'ultima delle mie preoccupazioni, troppa fiducia in Occhi Belli, il verduraio del mercato, mio fornitore privilegiato. Grosso errore, assaggiare sempre tutto!! Mio marito a tavola mi fulmina con lo sguardo, so già cosa vuole dire: "ti perdi sempre sulle bischerate!!!". Mannaggia, l'inizio non è dei migliori. Anche lo spumante che abbiamo proposto non era la fine del mondo, quello però l'avevo assaggiato nella cantina dove l'ho preso, era la bottiglia probabilmente non spettacolare.
 
 
Gli invitati si sono presentati con due bottiglie di vino superlative che ci ammutoliscono: Ornellaia 1998, grandissimo vino bolgherese e grandissima annata*, e un Sauternes 2002  Les Remparts de Bastor, che non conosco ma non ho dubbi che sia una grande maison.
Esagerati ma graditi naturalmente. Inoltre Giorgio, visto il nostro apprezzamento e la nostra gioia, dichiara di voler dar fondo alla sua fornitissima cantina e condividere i suoi preziosi vini con chi li sa apprezzare e noi non ci tiriamo indietro:  "la prossima settimana che ci porti? noi ti si invita anche tutti i giorni!!"
 
*ORNELLAIA 1998 : il 1998 è un'annata particolarmente felice. Veronelli e Wine Spectator assegnano 96 punti , con il secondo che , nel 2001 , mette l'Ornellaia 1998 in testa alla sua top 100. I 3 Bicchieri del Gambero Rosso diventano ormai una consuetudine alla quale si aggiunge per la prima volta il riconoscimento dei 5 grappoli della Guida Duemilavini Ais
 
 
Scaraffiamo l'Ornellaia in attesa dello scapece, secondo Giorgio ci starà benissimo, io sono incredula ma se lo dice lui. (infatti avrà ragione!!). Parto col secondo piatto, invito l'esperto in cucina, gli spiego cosa voglio fare "secondo te ci sta bene ancora qualcosina? tipo una granella di pistacchi, che dici? " sì, direi di sì, mi piace" ed ecco qua il risultato, liberamente ispirato al piatto dell'Ora d'Aria : vellutata di topinambur, baccalà cotto a bassa temperatura, ostriche, scaglie di topinambur fritti.
La mia versione: vellutata di zucca, stracci di baccalà crudo, olio evo, limone, succo e scorze e timo al limone, rapa bianca grattugiata e granella di pistacchio di Bronte:
 
 
Ha funzionato! Piaciuto a tutti, soprattutto al critico che suggerisce magari di provare a grattugiare sopra la vellutata il baccalà ancora congelato per un maggiore contrasto caldo freddo.
 
E' la volta dello scapece, una fusione fra quello alla Gallipolina e il Saor Veneziano, preparato in due versioni, una più classica e una più creativa, quella che poi ho proposto per la categoria SCAPECE del solito contest I MAGNIFICI 6, ovvero SCAPECE ESPRESSO, TRA GALLIPOLINA E SAOR.
 
La versione più o meno tradizionale. Già buona, forse solo tolta dal frigorifero troppo tardi, non era proprio  fredda ma secondo Giorgio, avrebbe guadagnato pure tiepida.
 
 
La versione creativa che, permettemelo, mi piace assai e sono proprio orgogliosa del risultato, ci ho studiato tanto, è una bella soddisfazione quando realizzi concretamente quello che hai solo concepito mentalmente e funziona, anzi è meglio delle aspettative. Questo è stato approvato al 100%.  Mi sto ancora gongolando.....E l'Ornellaia ci andava a nozze!!
 
A questo punto, e sono quasi le h 15, ci rilassiamo, ci perdiamo in chiacchiere, ahimè stiamo per rovinarci il pranzo  con la politica. Chiamo infatti un time out: "io avrei anche degli gnocchetti, li butto o passiamo al dolce?""via un assaggino, pochini ma s'assaggiano". Vado, spadello e torno.
 
 
Gnocchetti di patate con vongoline (lupini) e tartufo. Squisito. Preso  pari pari dal piatto dell'Ora d'Aria ma le dosi non le conoscevo, sono andata a sentimento e mi sembra di essere riuscita ad ottenere quel meraviglioso, inimmaginabile equilibrio che avevo assaggiato dal grande  Marco Stabile. Approvato pure questo!
 
Dulcis in fundo, un goloso dessert che ho proposto per il contest MUKKI ma che non ho ancora pubblicato. Chi ha detto che non so fare i dolci? Non male, me lo dico da sola ma tutti hanno confermato.
 
Sfera di semifreddo alla ricotta con cremoso di cioccolato, salsa vaniglia e zafferano, olive confit coperte di cioccolato e streusel di mandorle e farina di riso. Il Sauternes con le sue note di cedro candito, miele e zafferano e il suo retrogusto lunghissimo non poteva che armonizzare degnamente con questo dessert.
 
Stanca ma felice, accompagno gli ospiti al cancello alle h 16.00! Eppure il tempo è volato, compagnia piacevole, vini straordinari, piatti forse non eccelsi ma gli ospiti mi sembravano sodisfatti. Non sarò stata promossa a pieni voti ma una stellina me la sono meritata e per me vale più della Michelin perché me l'ha regalata Giorgio!!
 
 
 
 E la sera, cenetta frugale ma con l'ultimo bicchiere rimasto di Ornellaia!!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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